Archive for the 'Le notizie' Category

Sezioni miste

Domenica, Maggio 18th, 2008

La proposta che Luisa Gnecchi, vicepresidente della Provincia di Bolzano e assessore competente per la scuola italiana, portera’ in Giunta provinciale domani, lunedi’ 19 maggio 2008, è anticipata brevemente in un’intervista al quotidiano Alto Adige.

Si tratta di prevedere per un certo numero di sezioni di scuola materna che l’insegnamento sia impartito nelle due lingue da due insegnanti, una di lingua italiana e una di lingua tedesca.

Ho provato a trasformare in mappa i contenuti di questa intervista, utilizzando la stessa struttura usata per l’intervista a Rita Franceschini e ne è venuto fuori questo:

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Ripropongo di seguito la mappa disegnata in relazione alla intervista rilasciata allo stesso giornale da Rita Franceschini e riportata qui:

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Il confronto puramente visivo fra le due mappe rende evidente che ci sono punti vuoti nella progettazione politica. Anche se qui si tratta del confronto fra due interviste interviste giornalistiche condotte separatamente, non di una analisi puntuale e definitiva.

Ecco il testo dell’intervista dell’Alto Adige a Luisa Gnecchi:

«C’è un solo modo per superare l’ossessione delle famiglie italiane per il tedesco: bisogna creare delle sezioni di scuola materna con una maestra italiana e una tedesca. Così si evita che, come sostiene il capogruppo della Svp Oswald Ellecosta, ci sia la corsa dei genitori italiani ad iscrivere i figli negli asili tedeschi con tutti i problemi che ciò può comportare. Ai bambini, innanzitutto». Luisa Gnecchi, vicepresidente della Provincia, vuol cogliere al volo l’occasione offertale dalla polemica scatenata dalla Svp sui nomi dei bimbi italiani iscritti agli asili tedeschi.


«Lunedì - assicura Gnecchi - affronteremo la questione in giunta. È inutile far finta che il problema non esista».
La sua proposta esattamente in cosa consiste?
«È presto detto: si tratta di estendere la sperimentazione che attualmente abbiamo solo in due sezioni di scuola materna, a Bolzano e Merano».
Come funziona?
«Semplice: c’è una maestra italiana e una tedesca che stanno con i bambini tutto il giorno. È la situazione ideale che riproduce la famiglia mista. E proprio per questo dà i risultati migliori».
Perché se questa è la soluzione ideale, non l’avete già estesa senza bisogno di attendere che il problema esplodesse?
«Primo, perché non abbiamo un numero di maestre di lingua tedesca sufficiente: sono 38 su un corpo insegnanti di 400. Secondo: non posso licenziare le maestre italiane, che sono due per sezione, per mettere quelle di lingua tedesca. Ciò, finora, ci ha imposto di accontentarci di soluzioni di compromesso, per cui negli asili abbiamo maestre tedesche che ruotano tra una sezione e l’altra».
Stando così le cose, come pensa di superare questi due ostacoli?
«La Svp sostiene che un 25%, se non addirittura di più, di bambini iscritti alle scuole tedesche sono di lingua italiana e ciò creerebbe problemi. La mia proposta è questa: ci prendiamo i bambini italiani assieme alle maestre tedesche e creiamo delle sezioni con un’insegnante italiana e una tedesca. Il vantaggio di questa soluzione è che non si perdono posti di lavoro né da una parte né dall’altra».
Le sezioni miste dove verrebbero aperte: nella scuola tedesca o italiana?
«L’offerta noi la facciamo alle famiglie italiane che iscrivono i figli alle scuole materne tedesche: e siamo certi che opteranno per la nostra soluzione. L’ubicazione delle nuove sezioni è invece un non-problema: già oggi abbiamo nello stesso edificio sezioni italiane e sezioni tedesche assieme».
I tempi: ormai se ne parlerebbe per l’anno 2009-2010.
«Assolutamente no. Si può partire già in autunno».
A livello politico c’è già l’accordo?
«Il capogruppo della Svp si è già espresso pubblicamente a favore delle sezioni con un’ insegnante italiana e una tedesca. D’accordo anche l’assessore comunale Rottensteiner».
Commentando lo studio Pisa lei ha detto che gli studenti tedeschi hanno ottenuto risultati migliori, soprattutto nelle materie scientifiche, perché gli italiani hanno troppe ore di tedesco.
«È un dato di fatto che nelle scuole italiane, dalla prima elementare all’ultimo anno di medie, si fanno sei ore alla settimana di tedesco; nelle scuole tedesche: solo un’ora in prima elementare e poi quattro di italiano. Le due ore in più di differenza sono a scapito rispettivamente delle materie scientifiche (un’ora) e di una materia a scelta delle scuole (l’altra)».
La soluzione?
«L’ossessione che i figli non imparino il tedesco, che tormenta le famiglie italiane, si supera soltanto creando delle sezioni di scuola materna, in cui i bambini dai 3 ai 5 anni - ovvero in un periodo determinante per l’apprendimento linguistico - sentano parlare indifferentemente le due lingue. Del resto negli asili nido è già così: bambini italiani e tedeschi sono assieme a maestre italiane e tedesche».

Test di lingua nelle scuole dell’infanzia

Giovedì, Maggio 8th, 2008

A due mesi di distanza dalla prima uscita di Ellecosta, il comitato cittadino della SVP di Bolzano ha rilanciato la proposta dei test linguistici per l’accesso alle scuole dell’infanzia. Secondo la SVP cittadina i troppi bambini italiani nelle scuole materne tedesche rappresentano un disturbo. Il partito fa addirittura riferimento al testo di una norma di attuazione che recita: “allorché l’avvenuta iscrizione di alunni possa compromettere l’efficienza della scuola, in quanto non possiedono una adeguata conoscenza della lingua d’insegnamento prevista per la scuola di frequenza, tale da consentire loro di seguire utilmente l’insegnamento, la questione viene sottoposta, tra il 20º e il 25º giorno dall’inizio dell’anno, dall’insegnante al comitato della scuola materna, che deve sentire i genitori”. Il riferimento naturalmente è improprio perché la norma non introduce alcuna forma di test linguistico, piuttosto regola i casi eccezionali di mancata integrazione linguistica. Inoltre - cosa che la SVP non dice- quella stessa norma prevede soprattutto la possibilità di ricorso giurisdizionale da parte dei genitori contro il diniego di iscrizione.

Tuttavia il problema evidenziato dalla SVP è reale perché in Alto Adige le scuole sono ancora organizzate in funzione della lingua, tanto che sembra naturale pensare che uno studente non possa avere successo (per esempio sul piano scientifico) se prima non ha una buona competenza nella lingua in cui la materia (scientifica) viene insegnata. Impostazione oggi pedagogicamente superata, ma ancora all’ordine del giorno sul piano politico ed educativo a Bolzano. Ma se è chiaro che lo sviluppo delle competenze poco dovrebbe dipendere dalla lingua in cui l’istruzione è impartita, resta il problema della tutela della cultura della minoranza. In questo senso il sistema delle scuole separate per gruppo linguistico dovrebbe essere inteso come un sistema di scuole diversamente specializzate: la scuola tedesca specializzata nella madrelingua, la scuola italiana specializzata in qualcosa d’altro (la mia proposta è che si specializzi nel bilinguismo), senza che gli obiettivi formativi e linguistici generali siano differenziati e con forti interrelazioni reciproche.

La fuga verso le scuole tedesche per iniziativa delle famiglie italiane dipende dal fatto che le loro scuole non sono ancora in grado di dare competenze accettabili nel tedesco. Se vogliamo lavorare per un sistema di scuole diversamente specializzate, ognuna anche risorsa per l’altra, allora è urgente che la scuola italiana si metta a progettare reali percorsi di educazione bilingue che le famiglie giudichino credibili. Non è infatti sufficiente soltanto auspicare maggiori risorse, cioè un maggior numero di insegnanti di lingua tedesca, bisogna piuttosto definire un progetto accurato di intervento pedagogico e di impiego proprio delle risorse richieste. Altrimenti si resterà sul piano delle pure dichiarazioni di principio e le famiglie italiane continueranno a rivolgersi alla scuola tedesca, con la SVP sempre in agguato a chiedere test linguistici o ad inventare nuove forme di dissuasione. Se non si affermerà una cultura di progetto nel mondo italiano, non sarà possibile rispondere adeguatamente alle questioni poste da Ellecosta e dal comitato cittadino della SVP di Bolzano. Contro la tentazione degli sbarramenti a difesa della scuola tedesca serve dunque un piano di intervento credibile della scuola italiana sul versante del bilinguismo: questo dovrebbe essere l’impegno e la priorità di oggi.

Certificazioni linguistiche

Venerdì, Aprile 25th, 2008

Di oggi la notizia che la Comissione dei Sei ha licenziato la norma di attuazione in materia di equiparazione delle certificazioni europee ai vari gradi di patentino. Si tratta di un risultato importante, soprattutto perché a Bolzano si introducono criteri efficaci nell’ accertamento linguistico.

Corrispondenza patentino - certificazioni europee
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Il patentino in uso a Bolzano è meno attendibile come certificazione linguistica rispetto agli esami condotti secondo il quadro europeo delle lingue.

Tentando un un sommario confronto tra i due tipi di esame vediamo che il patentino di Bolzano prevede due prove scritte e una prova orale. Nelle prove scritte i candidati devono rispondere in italiano a sei domande formulate in tedesco e relative a un testo in lingua tedesca, e in tedesco a sei domande formulate in italiano e relative a un testo in lingua italiana. Nella prova orale i candidati devono dimostrare la propria capacità comunicativa in conversazioni di tipo quotidiano e professionale. Il tutto diversificato a seconda delle varie carriere (A,B,C,D).
Molto piu’ elevato invece il livello di un esame condotto secondo le direttive europee. Per esempio l’esame corrispondente al patentino A (l’europeo C1) si articola cosi’: il candidato deve comprendere un’ampia gamma di testi complessi e lunghi sapendone riconoscere il significato implicito; deve esprimersi con scioltezza e naturalezza; deve usare la lingua in modo flessibile ed efficace per scopi sociali, professionali e accademici; deve riuscire a produrre testi chiari, ben costruiti, dettagliati su argomenti complessi, mostrando un sicuro controllo della struttura testuale, dei connettori e degli elementi di coesione.
Si vede anche solo da questo breve confronto che negli esami europei vengono testate tutte le abilità linguistiche, quelle ricettive, di ascolto e lettura, e quelle produttive, orali e scritte. Si tratta dunque di esami completi ed efficaci dal punto di vista della certificazione. Nel patentino in uso a Bolzano questo non accade. Piuttosto il candidato deve dimostrare una sola abilità fondamentale, quella di comprendere un testo in una lingua e renderne conto in un’altra.
Alla base del patentino a Bolzano sta l’idea che il bilinguismo sia capacità di tradurre, alla base delle certificazioni europee stanno invece tutte le abilità in una lingua.

Questa sarebbe di per sé una considerazione sufficiente a mandare tranquillamente in pensione il vecchio patentino, che si dimostra obsoleto. Invece il vecchio sistema resta ad affiancare il nuovo.

Difficilissimo da superare, estremamente selettivo, vero scoglio (talora incubo) per i cittadini dell’Alto Adige da decenni, il patentino di Bolzano mostra, se confrontato con il sistema europeo di prossima adozione in provincia, di essere inidoneo ad accertare le reali competenze linguistiche. Nel contempo si rivela causa dell’effetto opposto, cioè del demotivare le persone attraverso continue e ripetute bocciature, vere e proprie dichiarazioni di inadeguatezza. L’idea di un bilinguismo irraggiungibile si è diffusa a Bolzano anche come effetto di un patentino dal carattere punitivo e irreale.

In ogni caso sul piano politico c’e’ chi lamenta che la norma di attuazione della Commissione dei sei avrebbe omesso il vero punto della questione e cioè l’assolvimento del patentino attraverso l’esame di maturità.

Su questo sono in totale disaccordo, soprattutto perché l’insegnamento delle lingue a scuola oggi non dà alcuna garanzia di una adeguata conoscenza delle lingue stesse dal punto di vista della futura professione. Si potrebbe ipotizzare una corrispondenza del genere solo al termine di una scuola bilingue, oggi forse solo dopo aver frequentato le scuole delle località ladine e, un domani, dopo aver frequentato una vera scuola ad “immersione”.

Tuttavia le scuole possono dare egualmente un contributo concreto anche da subito.

Una scuola, in rete con altre scuole, potrebbe ad esempio diventare sede di certificazione internazionale, offrendo agli studenti ed anche agli adulti la possibilità di sostenere tutte le prove di certificazione linguistica europea, valutate da commissioni esterne. A supporto, la scuola potrebbe offrire percorsi extrascolastici e opzionali di preparazione all’esame aperti anche agli adulti, operando in questo senso nel campo dell’educazione permanente.
L’idea che l’apprendimento linguistico sia soprattutto una questione di apprendimento lungo tutto l’arco della vita è stata finora del tutto trascurata Bolzano. Il vecchio patentino è stato costruito avendo in mente una sorta di “bilinguismo puntuale”, secondo il quale a un certo punto della propria vita il cittadino, superando un esame difficile, diventerebbe bilingue e lo resterebbe per sempre. Questo è pura utopia. Quasi nulla, di conseguenza, è stato fatto negli ambienti di lavoro per mantenere o incrementare il bilinguismo interno, non si sono quasi mai incentivate ditte o amministrazioni o realtà produttive in tal senso e si è considerata la questione del bilinguismo questione da definirsi, appunto, solo in termini di patentino “una tantum”. A questo punto il sistema delle certificazioni flessibili introdotto dalla Comissione dei sei potrà avere ricadute importanti anche su iniziative di bilinguismo diffuso e pensato lungo tutto l’arco della vita, iniziative tutte da progettare e che rappresentano la vera svolta e la sfida implicite nella norma di attuazione. In definitiva togliere alla provincia il monopolio della certificazione linguistica, puo’ portare a una migliore politica linguistica.

Brugger in visita a Supertoll

Giovedì, Aprile 10th, 2008

Direttivo e collaboratori della cooperativa Supertoll incontrano Siegfried Brgger e Ingeborg Bauer Polo

L’onorevole Siegfried Brugger e la prof.ssa Ingeborg Bauer Polo hanno incontrato oggi il direttivo e i collaboratori della Cooperativa Supertoll. All’incontro, su invito nella sede di via Fiume a Bolzano, era presente, assieme alla Presidente Claudia Masera, anche Elena Artioli, socia fondatrice e fervente animatrice di tutte le attività della cooperativa. Fondata lo scorso anno, la cooperativa Supertoll ha già raccolto circa 900 adesioni e iscrizioni al sito online.

Nel corso dell’incontro nella sede di via Fiume sono state illustrate in primo luogo le motivazioni che hanno portato alla costituzione della cooperativa, nata per dare un contributo concreto alla conoscenza delle lingue in Alto Adige attraverso iniziative di incontro e contatto fra persone di lingua diversa, sia giovani che adulti. Alcuni dei servizi offerti da Supertoll sono infatti:

  • lo scambio linguistico fra le famiglie;
  • lo scambio linguistico fra giovani e adulti;
  • le esercitazioni per il patentino;
  • il sostegno linguistico e il servizio traduzioni.

L’idea di fondo, alla base di tutte queste iniziative, è che per la conoscenza delle lingue si possa fare molto proprio al di fuori della scuola, soprattutto coinvolgendo gli adulti e facendo incontrare i ragazzi.

Il lavoro nelle scuole resta fondamentale in ogni caso, hanno detto Claudia Masera e Elena Artioli, soprattutto se le scuole punteranno ad essere sempre più specializzate.
A questo proposito Brugger ha sottolineato la necessità che la scuola tedesca continui ad attribuire la massima importanza all’apprendimento della madrelingua e che la scuola italiana, allo stesso tempo, si specializzi sempre meglio nella didattica della seconda lingua, progettando e realizzando anche sperimentazioni nuove. Tutto questo può essere realizzato senza necessità di modifiche legislative.
Ingeborg Bauer Polo ha sottolineato il valore della conoscenza delle lingue per ogni tipo di scuola.

Risoluzione del parlamento europeo: Efficaci programmi di immersione linguistica

Domenica, Marzo 30th, 2008

Nella risoluzione del Parlamento Europeo A6-0074/2006 sulla promozione del multilinguismo e dell’apprendimento delle lingue nell’Unione europea, che si occupa in particolare dell’indicatore europeo di competenza linguistica, risoluzione approvata in Commissione per la cultura e l’istruzione il 21.3.2006 e in Parlamento il 27 aprile 2006, si legge:

Il Parlamento Europeo

(…)

7. invita gli Stati membri a partecipare attivamente al processo attuativo e di elaborazione dell’indicatore e a dare nuovo impulso all’insegnamento delle lingue, anche mediante efficaci programmi di immersione linguistica;

(…)

Relatore in Commisisone : Manolis Mavrommatis

Manolis Mavrommatis
Manolis Mavrommatis

Il riferimento ai programmi di immersione linguistica e’ netto e chiaro.
Il documento completo nella sua redazione definitiva puo’ essere scaricato qui: P6_TA(2006)0184.

Si’ all’immersione nelle scuole italiane

Venerdì, Marzo 28th, 2008

Siegfried Brugger
Siegfried Brugger - foto tratta dall’archivio SVP

In un’intervista al quotidiano Alto Adige, consultabile integralmente qui, l’onorevole Siegfried Brugger della SVP ha affermato di considerare possibile per la scuola italiana della provincia di Bolzano una qualche forma di sperimentazione di scuola bilingue, di tipo immersivo.

I punti centrali del suo ragionamento sono i seguenti:

1) La scuola in lingua tedesca e’ una scuola per la minoranza linguistica che ha come compito principale l’insegnamento della madrelingua e non va modificata.

2) Troppi studenti di lingua madre diversa nelle scuole tedesche (per esempio un terzo di italiani e un terzo di stranieri) snaturerebbero la scuola tedesca stessa rispetto al suo compito di insegnare la madrelingua alla minoranza.

3) Quindi è auspicabile che il problema dell’apprendimento del tedesco venga risolto dalla scuola italiana consentendole libertà di azione sperimentale.

4) Politicamente questo toglierebbe l’alibi che il mancato apprendimento del tedesco da parte degli italiani di Bolzano sia causato da una chiusura dell’SVP.

5) Una buona scuola italiana, sperimentalmente plurilingue, sarebbe inoltre uno stimolo “di mercato” all’innalzamento della qualita’ della stessa scuola tedesca.

Cinque punti in sequenza, quelli di Brugger, che hanno alla base una semplice considerazione: il sistema delle scuole separate per gruppo linguistico sta implodendo perchè le iscrizioni degli italiani nelle scuole tedesche sono fuori controllo (l’allarme era gia’ stato lanciato da Ellecosta nelle scorse settimane).
Il solo modo per difendere il sistema delle scuole separate da un collasso interno è concedere l’immersione linguistica alle scuole italiane.
Non farlo oggi significa mettere in difficolta’ la scuola tedesca nella sua funzione di scuola di madrelingua per la minoranza sudtirolese.
Farlo significa stimolare la scuola tedesca a specializzarsi sempre di piu’ come scuola di madrelingua.

L’intervista a Brugger sul quotidiano Alto Adige integra alcune dichiarazioni rilasciate al quotidiano Dolomiten di ieri (27/3/2008) da Brugger stesso, e da altri esponeti SVP, fra i quali l’oppositore Zeller, che continua a proporre una interpretazione letterale dell’articolo 19 dello Statuto di autonomia secondo la quale ogni forma di insegnamento veicolare delle lingue sarebbe espressamente vietato (per approfondire la posizione di Zeller, si veda una sua intervista del quotidiano Alto Adige del 22/9/2007).

Tra le prime reazioni politiche, quelle dei partiti del Centro destra, visibili qui.
Un commento al modo in cui l’informazione e’ stata data dal quotidiano Dolomiten si trova qui.

L’Universita’ di Bolzano cambia Rettore

Martedì, Marzo 25th, 2008

Rita Franceschini

Rita Franceschini, attuale Rettore della Libera Universita’ di Bolzano non e’ stata riconfermata nell’incarico. Cosi’ a settembre 2008, dopo una selezione internazionale, a Bolzano si insediera’ un nuovo rettore.

Il quotidiano Alto Adige, che in passato aveva usato toni anche aspri nei suoi confronti, nel dare la notizia commenta in questo modo:
“Svizzera, linguista, perfetta conoscitrice dell’italiano e del tedesco. Rita Franceschini sembrava la persona ideale per affrontare il tema del bilinguismo in Alto Adige. Le è stata affidata anche la direzione del Centro lingue dell’ateneo. Ma alla fine troppo spesso si è sottratta al dibattito pubblico: per molti un’occasione persa.”

Ma davvero Rita Franceschini si è tanto sottratta al dibattito pubblico sul tema del plurilinguismo?

A ma non sembra, almeno stando a una intervista a tutto tondo da lei concessa allo stesso quotidiano Alto Adige il 2 ottobre 2007.
Eccone alcuni punti salienti:

Il veto Svp a percorsi differenziati nell’apprendimento della seconda lingua per la scuola italiana e per quella tedesca, nasce da valutazioni tecniche, non politiche. La prima: se si rende troppo appetibile la scuola italiana c’è il rischio di mettere fuorigioco quella tedesca. La seconda: apprendimento precoce della seconda lingua, immersione, uso veicolare della seconda lingua, minano le competenze linguistiche nella propria madrelingua e, di riflesso, l’identità dei gruppi etnici. Vero o falso? Partiamo dall’ultimo.
Rita Franceschini«La risposta è semplice. Non è vero. Non lo è dal punto di vista tecnico-linguistico e non lo è, più in generale dal punto di vista identitario. Non c’è alcuna compromissione dell’acquisizione di competenze nella propria madrelingua. Goethe diceva che più si sa di un’altra lingua, più si sa della propria. Il plurilinguismo è un’opportunità straordinaria, come ha capito già da tempo il mondo dell’economia».

E per quanto riguarda l’adozione di un unico modello per le scuole italiane e tedesche, in modo da evitare il rischio di maggiore o minore attrattività dell’offerta della scuola di un gruppo rispetto all’altro?
Rita Franceschini«Ritengo sia sbagliato. Sono favorevole alla diversificazione dei modelli. La tendenza, anche in campo europeo, è quella ad ampliare le proposte formative, a moltiplicare l’offerta. E non ci vedo nulla di scandaloso. Posto che non esiste un modello valido per tutti, e che per questo i modelli devono essere dunque diversi e diversificati, l’unica cosa certa è che l’omologazione non è più possibile. Questo è quello che posso dire io dal punto di vista tecnico-conoscitivo, chiaro poi che sta ad altri attori individuare e proporre i modelli».

Il nuovo disegno di legge prevede anche lo stop all’uso veicolare della seconda lingua. Se si fanno lezioni di storia in tedesco, il voto deve essere di tedesco e non di storia. Cosa ne pensa?
Rita Franceschini«Il modello di insegnamento diversificato adottato dalla nostra università credo abbia dimostrato di funzionare. E anche bene. Se ha dato buoni risultati con i nostri studenti, perchè mai dovrebbe nuocere nelle classi precedenti? Se fosse anticipato anche solo di un anno noi come Lub saremmo contenti, ci troveremmo infatti a lavorare con studenti più preparati. (…) Una società come quella altoatesina, cioè un contesto plurilinguistico, ha ovviamente un potenziale enorme, questo è fuori discussione. Per esprimerlo bisogna adottare però scelte coerenti che vadano verso un miglior radicamento plurilinguistico. Valorizzarlo significa questo».

Oggi la situazione è che ci sono quartieri di Bolzano dove si può passare una vita intera senza parlare una parola di tedesco, mentre nei piccolo centri della valli accade il contrario.
Rita Franceschini«Quella altoatesina è una società che ha solo frange di multilinguismo, di questo bisogna prendere atto. Ma non sarà l’onorevole Zeller a determinare cosa accadrà nei prossimi anni e l’eventuale modifica dello status quo. Saranno i genitori l’elemento trainante, la forza che, se mai, spingerà verso una maggiore apertura e verso il cambiamento».

L’anomalia è che la politica non riesce a rispondere ad una richiesta nuova, e che parte dal basso, di maggiore multilinguismo. Del resto, lo Statuto è stato concepito per costruire due società parallele con pochi punti di contatto.
Rita Franceschini«Io non ho la pillola contro la paura».

Bastano queste poche righe per mostrare che Rita Franceschini alla fine di cose ne ha dette e in maniera tanto chiara che il dibattito sl bilinguismo Alto Adige non potrà in futuro non tenerne conto.
Argomenti di ben diversa consistenza rispetto a quelli usati dalla stessa Rita Franceschini nel 2003, alla sua prima intervista a Bolzano al quotidiano Alto Adige, che allora le aveva chiesto un parere sull’insegnamento precoce dell’italiano nelle scuole tedesche: «Si fa in tutta Europa ma non si sa quanto sia efficace». E poi, di seguito: «Non è vero che tanto prima, tanto meglio: anche da adulti si possono imparare bene le lingue straniere». «Il sistema scolastico è delicato come una piantina, per questo nei prossimi due o tre anni ascolterò con attenzione ma non dirò nulla sull’argomento».
Dal 2003 di anni ne sono passati cinque, Rita Franceschini ha rotto il silenzio e questo solo pochi mesi prima di lasciare il suo incarico.

Il testo completo dell’intervista di Rita Franceschini al quotidiano Alto Adige del 2 ottobre 2007 e’ ricopiato a questo link.
Il testo completo dell’intervista di Rita Franceschini al quotidiano Alto Adige del 3 dicembre 2003 e’ ricopiato a quest’altro link.

Rita Franceschini e’ membro del Gruppo di alto livello per il multilinguismo della Commissione europea, che nel 2007 ha prodotto questo importante rapporto finale.

Bambini italiani nelle scuole tedesche di Bolzano

Venerdì, Marzo 14th, 2008

Sui quotidiani di ieri, 13 marzo 2008, è stato dato ampio spazio alla notizia che la SVP di Bolzano sta completando una indagine sulle conoscenze linguistiche dei bambini iscritti nelle scuole dell’infanzia tedesche. Stando a quanto dichiara il promotore dell’iniziativa, Oswald Ellecosta, è necessario verificare se i bambini italiani causino o meno disagi alla normale attività didattica delle scuole tedesche, come lamenterebbero molti genitori, e poi agire di conseguenza, limitando in qualche modo le iscrizioni..

Una iniziativa questa criticata un po’ da tutti in provincia di Bolzano e, dal mio punto di vista, addirittura immotivata. Infatti l’ipotesi di alunni che, non possedendo adeguata conoscenza della lingua di insegnamento della scuola, ne compromettano il funzionamento è già prevista e regolamentata, dal 1988, da una norma di attuazione dello Statuto di autonomia, il DPR 15 luglio 1988, n.301, che prevede in tale contesto una valutazione preliminare da parte del Comitato di scuola materna, su proposta dell’insegnante e sentiti i genitori. Per brutta e poco condivisibile che sia, questa è una norma che esiste e rimanda la decisione a un preciso organismo, prevedendo nel contempo anche la possibilità di ricorso giurisdizionale a garanzia dei genitori.

Ellecosta quindi non ha motivo di raccogliere lamentele di genitori nei confronti di bambini italiani: dovrebbe invitare invece tutti a rivolgersi ai rispettivi insegnanti, ai quali soltanto spetta di richiedere l’intervento del Comitato e questo nella sola ipotesi di compromessa efficienza della scuola.
Il punto centrale, infatti , è questo: le norme di attuazione riconoscono esplicitamente il diritto dei genitori di scegliere liberamente la scuola di iscrizione dei loro figli ma limitano tale diritto al caso (del tutto eccezionale e da verificare di volta in volta) che ciò impedisca alla scuola di funzionare. Il focus è sul funzionamento, non su altri caratteri. Per questo, ribaltando la prospettiva, mi sento di affermare che una scuola può funzionare in modo estremamente efficace anche indipendentemente dalla madrelingua degli alunni. La partita di come funziona una scuola, insomma, si gioca sul piano della didattica, laddove puo’ essere del tutto superfluo decidere se una scuola sia quella giusta per un bambino solo a partire dalle sue conoscenze linguistiche iniziali.

Io uso chiamare “scuola ad immersione” l’approccio didattico che accetta chi non parla a casa la lingua della scuola e gliela insegna proprio a scuola, attraverso la normale attivitá didattica. Una scuola ad immersione è la sola risposta condivisa che la politica può dare al cittadino che pone la questione di un futuro plurilingue.

I segreti del corpo

Domenica, Febbraio 17th, 2008

La mostra “I segreti del corpo” è stata inaugurata al Centro Trevi di Bolzano, alla presenza di autorità e di esperti. La mostra è stata progettata in stretta collaborazione fra gli Istituti pedagogici italiano, tedesco e ladino della provincia di Bolzano. Questo dato di “collaborazione” fra mondo scolastico italiano, tedesco e ladino è stato stigmatizzato e elogiato dal presidente della Provincia Durnwalder nel suo discurso inaugurale.
La mostra ha anche una sua sezione espositiva in 3D, un ambiente virtuale tridimensionale di cui bene sarebbe indagare le potenzialità proprio dal punto di vista della didattica delle lingue.
L’inaugurazione su Scuola 3d è fissata per lunedì 18 febbraio 2008 alle ore 21.

teatro anatomico
Un installatore del browser appositamente costruito per le visite alla mostra 3d si trova a questo link:

http://download.scuola3d.it/Leonardos3d.exe

La home page della mostra, invece qui:

http://www.leonardoeilcorpo.it/

L’invito è per lunedi’ 18 febbraio alle 21 su scuola3D.

Una cattedra di multilinguismo

Sabato, Dicembre 1st, 2007

Leonard Orban inaugura a Barcelona la prima cattedra di multilinguismo

Leonard Orban, rumeno e commissario europeo per il multilinguismo ha partecipato ieri alla cerimonia di inaugurazione della prima cattedra di multilinguismo in Catalogna, tenendo parte del suo discorso in catalano. Trovo la notizia sul notiziario on line in catalano e-noticias.
La traccia del discorso introduttivo di Orban, redatta in inglese, può essere letta qui:

Inaugurazione cattedra di Multilinguiso a Barcelona - traccia discorso introduttivo di Leonard Orban The Added value of Multilingualism.

La cattedra di multilinguismo non è un semplice posto di insegnamento, ma un vero e proprio Istituto, con tanto di Presidente e Consiglio direttivo. A Barcelona la cattedra è stata costituita da due enti: l’istituzione governativa Linguamón - Casa delle Lingue e la Universitat Oberta de Catalunya (l’università virtuale catalana).

La Cattedra Linguamón–UOC di Multilinguismo promuove attività di ricerca, formazione, informazione e documentazione sul multilinguismo come mezzo di sviluppo sociale ed economico e per raggiungere questi obiettivi si presenta come spazio di riflessione ed analisi interdisciplinare sul ruolo delle lingue e del multilinguismo nel processo di mondializzazione della società.
Al tempo stesso, aspira ad essere un’istituzione in grado di generare e diffondere la conoscenza e di fornire strumenti che amplifichino i vantaggi del multilinguismo; uno strumento per stimolare la collaborazione tra ricercatori di alto livello e prestigio internazionale, docenti universitari e rappresentanti di altri organismi.

La creazione della cattedra segue il nuovo quadro strategico per il multilinguismo proposto dalla Commissione Europea [COM (2005) 596 finale], documento che richiede ai governi statali, regionali e locali di prendere misure a favore del multilinguismo e tra gli altri interventi propone la creazione di studi sul multilinguismo secondo un modello di cattedre sulla diversità linguistica.

Un invito della Commissione che ci si augura possa in futuro vedere attiva anche la Libera Università e il Governo della Provincia autonoma di Bolzano.