Archive for the 'La scuola' Category

Delegazione francese e germanica in visita alle scuole materne ladine

Giovedì, Aprile 2nd, 2009

Una delegazione composta da una trentina di esperti pedagogisti provenienti dall’intera Germania, oltre che dalla regione francese dell’Alsazia, sono stati ospitati oggi (2 aprile) dalla scuola materna “Surëdl” di Selva di Val Gardena. Scopo della visita, quello di studiare il modello scolastico plurilingue delle vallate ladine.

La delegazione accompagnata dalla direttrice Edith Ploner
La delegazione accompagnata dalla direttrice Edith Ploner

Il modello di apprendimento linguistico delle scuole materne delle vallate ladine, dove è previsto l’utilizzo di ladino, italiano e tedesco, è da diversi anni al centro di studi e indagini a livello europeo. Questa volta, per cercare di approfondire la conoscenza di questo innovativo sistema didattico, sono giunti alla scuola materna “Surëdl” di Selva di Val Gardena una trentina di esperti pedagogisti provenienti dall’intera Germania, oltre che dalla regione francese dell’Alsazia.

A catturare la loro attenzione è stato innanzitutto la soluzione scelta per non far perdere ai bambini “l’orientamento linguistico”. “Ogni lingua viene contraddistinta da un colore - spiega la direttrice delle scuole materne ladine Edith Ploner - il giallo per l’italiano, il verde per il ladino e il rosso per il tedesco. Grazie a questo sistema completamente innovativo, le nostre collaboratrici hanno potuto elaborare e sviluppare dei nuovi materiali didattici.

Un aspetto molto importante del nostro approccio linguistico è la flessibilità: “”Uns geht es nicht darum, Kinder mit fremden Kulturen zu konfrontieren, sondern ihnen die bereits vorhandenen drei Kulturen und Sprachen näherzubringen und diese zu ordnen”, chiarisce la direttrice.

La delegazione franco-germanica in visita alla scuola materna di Selva di Val Gardena è rimasta impressionata da come il sistema non funzioni solo in linea teorica, ma anche, e soprattutto, nella pratica. Ancora una volta, dunque, il sistema didattico e scolastico delle vallate ladine si presenta come un modello di riferimento per quei territori caratterizzati da una forte multiculturalità.

Sul tema “lingue a colori” vedi anche questo intervento sul blog.

Vedi anche il testo del comunicato stampa della provincia di Bolzano sull’incontro.

Dichiarazioni programmatiche a confronto

Sabato, Gennaio 10th, 2009

E’ comparso finalmente in rete il programma di coalizione per la XIV legislatura della nuova Giunta provinciale di Bolzano.

Tento subito un primo sommario confronto con il precedente programma per quanto riguarda le politiche linguistiche, evidenziando in rosso i copia/incolla e in verde i concetti simili espressi in forma leggermente diversa.

Il documento di raffronto si trova in questo file pdf.

In estrema sintesi il mio primo giudizio è questo: uso prevalente del copia incolla (=continuiamo con l’andazzo di prima); molti omissis; alcune precisazioni restrittive; due elementi nuovi: le politiche degli spazi scolastici e il riferimento a modelli innovativi.
Con l’occasione ho aperto  su Facebook  il gruppo Discutiamo le politiche linguistiche della provincia di Bolzano

Il Rauzi-pensiero

Mercoledì, Gennaio 7th, 2009

Bruna Rauzi, ex Sovrintendente Scolastica di Bolzano, in pensione da oggi, non ha mancato di esternare il proprio pensiero in una intervista al quotidiano Alto Adige. Ecco i punti salienti del Rauzi-pensiero, per quanto riguarda la scuola bilingue:

“Sovrintendente Rauzi, com’è cambiata la scuola altoatesina in questi anni?
Ci sono stati almeno due momenti storici. Il primo è quello del 1996, con il passaggio delle competenze sulla scuola alla Provincia. Oltre a portare qui le competenze, abbiamo creato una scuola autonoma, precorrendo i tempi sul federalismo. Poi c’è stato il 2000, con la legge sull’autonomia della scuola e dei singoli istituti.
Un’autonomia che secondo alcuni permetterebbe alle singole scuole di partire con l’immersione…
L’apprendimento della seconda lingua è sempre stato il nostro grande problema. Abbiamo continuato a lavorarci. Nel 1994 abbiamo rivisto i programmi di insegnamento che risalivano ancora al 1978. Nel 1996 abbiamo approvato la norma di attuazione. Poi c’è stato l’intermezzo della scuola trilingue. Oggi sono convinta che le ore di seconda lingua nelle scuole elementari e nelle medie sono più che sufficienti. Quello su cui dobbiamo davvero puntare è il bilinguismo precoce. Lo studio sui dieci anni di sperimentazione del bilinguismo precoce negli asili italiani è stato pubblicato proprio in queste settimane e certifica che il metodo funziona. E allora perché non estenderlo a tutte le scuole dell’infanzia?
E l’immersione o, come si dice oggi, l’uso veicolare della seconda lingua?
Le lingue si imparano attraverso le emozioni e le esperienze di vita, non attraverso le materie. Per questo dico che è fondamentale puntare sul bilinguismo precoce, è l’infanzia il periodo chiave per l’apprendimento. Però la scuola non può fare tutto da sola: devono muoversi anche i genitori.”

Sconcertante, in questa intervista, l’idea - tutta di Bruna Rauzi - che sia inessenziale puntare sull’ insegnamento veicolare delle lingue attraverso le materie (CLIL), come oggi si accinge a fare tutta l’Europa, ma che la vera innovazione consista nel lavorare in maniera innovativa soltanto nelle sole scuole dell’infanzia. Se questo è stato il filo conduttore dell’azione di Bruna Rauzi nei sedici anni in cui è stata a capo della scuola italina della provincia di Bolzano, allora si comprende perchè a tutt’oggi non esista ancora a Bolzano una vera scuola bilingue. I divieti della politica sono probabilmente un alibi, in realtà è il mondo della scuola di Bolzano che non ha voluto l’innovazione linguistica.

Il programma della Giunta uscente

Domenica, Dicembre 7th, 2008

Per qanto riguarda le lingue, il programma di coalazione per la XIII legislatura (presentato dalla Giunta provinciale al Consiglio provinciale dell’Alto Adige il 12.12.2003), prevedeva questo:

La Giunta provinciale di Bolzano - XIII legislatura

“Il bilinguismo ed il trilinguismo reale nella nostra provincia costituiscono un grande vantaggio. E’ chiaro a tutti che la conoscenza delle nostre lingue e naturalmente anche di altre lingue rappresenta una ricchezza ed una grande chance nella vita sociale e culturale. In particolare, nei servizi di interesse pubblico, tale principio deve essere considerato preminente. La provincia proseguirà nel favorire la migliore conoscenza delle lingue potenziando le offerte di attività extrascolastiche nelle due lingue e migliorando ulteriormente la qualità didattica nelle scuole. È volontà del governo provinciale che ogni ragazzo e ragazza rafforzi la propria madrelingua e al contempo la scelta di frequentare la scuola nell’altra lingua non deve essere vista come l’unica opportunità per diventare cittadino e cittadina bilingue. In particolare la scuola di lingua italiana continuerà ad impegnarsi per garantire ai propri studenti e studentesse un buon apprendimento della seconda lingua e verrà sostenuta dal governo provinciale in questo progetto.

Per favorire la convivenza e la piena uguaglianza tra cittadini e tra gruppi linguistici è importante conoscere le lingue. A tale proposito verranno intensificati gli sforzi negli anni futuri, in particolar modo per quanto riguarda la conoscenza della lingua tedesca e di quella italiana. Verranno accolte, nuove possibilità e metodologie per il miglioramento delle conoscenze linguistiche anche con percorsi didattici differenziati per le scuole dei singoli gruppi, sempre nel rispetto delle diverse identità. Bisogna però prendere atto che in una terra dove si parlano due lingue non si può demandare ad una sola istituzione il compito di formare cittadini e cittadine bilingui e trilingui, vanno assunte iniziative anche oltre la scuola, rendendone consapevoli le famiglie e le parti sociali, vanno trovate formule ancora più incisive.

Chiederemo inoltre che nei concorsi pubblici, qualora un candidato scelga di sostenere l’esame in lingua diversa da quella del gruppo a cui ha dichiarato di riferirsi, almeno una prova scritta venga sostenuta nella lingua del gruppo di riferimento, in tal modo rafforzando il diritto all’uso della madre lingua nel settore pubblico. Sarà nostra premura attuare la sentenza della Corte europea di giustizia riguardante le commissioni per gli esami di bi- e trilinguismo, adeguando, in tale ambito, ove necessario, i criteri di difficoltà.”

Un punto scritto molto bene e molto calibrato. La nuova coalizione di Giunta per la prossima legislatura potrebbe riproporlo identico, parola per parola, a questo punto. Che cosa ne dite?

Disallineamenti

Sabato, Agosto 16th, 2008

Confronto fra dati del censimento 2001 e iscrizioni alle scuole elementari

Il grafico ad anelli confronta la composizione per gruppo linguistico della popolazione dell’Alto Adige (anello esterno) con i dati sulle iscrizioni alle scuole elementari dei diversi gruppi linguistici (anello interno). Come si vede la situazione non è allineata, nel senso che le iscrizioni alle scuole italiane sono molto meno di quanto ci si aspetterebbe fossero.

Fatti due conti in termini percentuali, la differenza fra 26 e 20 equivale all’incirca alla differenza fra 100 e 77. Cio’ significa che circa il 23 per cento degli studenti di famiglia italiana non frequenta le scuole elementari italiane dell’Alto Adige.

Il confronto naturalmente non puo’ essere rigoroso, perchè compara la suddivisione per gruppo linguistico di tutta la popolazione dell’Alto Adige del 2001 (prescindendo dai dati per fascia di età non disponibili) con gli iscritti alle elementari del 2006/2007. In ogni caso i link per prendere visione dei dati completi e non arrotondati sono questi:

http://www.provinz.bz.it/astat/download/JB07_K5-pdf.pdf
http://www.provincia.bz.it/astat/download/mit17_02.pdf

Il fatto che probabilmente il 23 per cento, quasi un quarto del target di riferimento, scelga un’ altra scuola è segno che qualcosa non funziona. Forse anche la scarsa efficacia sul piano del bilinguismo è una delle ragioni che inducono i genitori italiani a scegliere direttamente una scuola diversa.

Progetti innovativi di insegnamento delle lingue

Sabato, Giugno 14th, 2008

Il Consiglio provinciale di Bolzano ha approvato ieri, in sede di esame del disegno di legge provinciale n 147, Obiettivi formativi generali ed ordinamento della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione un articolo (l’articolo 14) centrale dal punto di vista dell’innovazione didattica nel campo dell’insegnamento delle lingue:

Il quinto comma dell’articolo approvato, infatti , recita:

5. Data la particolare situazione linguistica in provincia di Bolzano, il primo ciclo di istruzione assicura lo studio della madrelingua tedesca o italiana, della seconda lingua nonché l’apprendimento di nozioni fondamentali della lingua inglese. Al fine di migliorare le conoscenze plurilingui delle alunne e degli alunni, le scuole possono avviare progetti innovativi di insegnamento delle lingue nel rispetto dell’articolo 19 dello Statuto di autonomia e con le indicazioni della Giunta provinciale. Nelle scuole delle località ladine vengono rafforzate e approfondite, nel quadro delle disposizioni dell’ordinamento paritetico, le competenze nelle lingue ladino, tedesco, italiano e le nozioni fondamentali nella lingua inglese.

Un report sulla discussione in aula di questo articolo si trova nelle news del Consiglio provinciale.

La discussione del disegno di legge in realtà è cominciata già mercoledi’ 11 giugno, con l’esame preliminare di alcuni ordini del giorno. Significativo, per il dibattito che ha innescato, l’ODG proposto dal gruppo Verde in Consiglio provinciale (VEDI) che intendeva impegnare la Giunta provinciale :

1. a riconoscere ampia autonomia di sperimentazione linguistica a tutte le scuole della provincia, consentendo e sostenendo i metodi di apprendimento linguistico liberamente scelti da istituti e genitori, compreso l’uso veicolare delle lingue e l’apprendimento precoce in forma ludica della seconda lingua;
2. a rendersi disponibile all’istituzione di sezioni plurilingue sul modello ladino anche al di fuori delle valli ladine ove ne sia fatta libera richiesta da parte dei genitori;
3. a creare tutti i presupposti operativi, in stretta collaborazione con le tre intendenze scolastiche e con l’università, affinché le sperimentazioni di cui ai punti 1 e 2 siano coronate da successo e vengano accompagnate da un costante sostegno operativo e scientifico.

Respinto a maggioranza, l’ordine del giorno ha visto i Verdi da soli solo sul punto 2, quello che prevedeva la possibilità di istituzione di sezioni plurilingue orientate al modello ladino in tutte le scuole della provincia. Un resoconto del dibattito e delle diverse posizione sull’odg puo’ essere visto qua.

Letto assieme al comma 5 dell’articolo 14 del DLP 147 (sopra riportato e approvato a maggioranza), quanto avvenuto probabilmente significa che le innovazioni, per le quali è previsto l’intervento della Giunta provinciale, non assomiglieranno a un sorta di estensione del modello ladino, con sezioni plurilingue per ragazzi indistintamente anche di diversa madrelingua. L’idea condivisa da tutti (con la solitaria eccezione dei Verdi) è che l’innovazione sarà un forte potenziamento dell’insegnamento delle lingue, comunque svolto all’interno delle diverse scuole monolingui.

Diverrà centrale dunque a Bolzano lo sviluppo di una fitta rete di relazioni tra le diverse scuole. La progettazione di un modello di scuola plurilingue per l’Alto Adige dovrà probabilmente evitare il ricorso a termini, come “interetnico” o “interetnicità”, ridefinendone piuttosto il significato attraverso una progettazione capace di prefigurare forti interconnessioni fra le scuole esistenti.

Scienze della formazione

Sabato, Giugno 7th, 2008

Franz Comploi, professore ordinario della Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano, sara’ il nuovo preside di facolta’ a Bressanone a partire dal mese di ottobre 2008. Ladino della Val Badia, vene indicato come persona particolarmente vocata a stimolare il dialogo interno fra la sezione italiana e la sezione tedesca.

Unica fra le facolta’ dell’Ateneo di Bolzano a proporre insegnamenti rigorosamente separati per lingua nel corso di laurea in scienze della formazione, fino ad oggi del tutto disattenta alla didattica della seconda lingua (si veda qua ) molto potrebbe cambiare, a giudicare da una prima intervista dello stesso Comploi al quotidiano Alto Adige in edicola oggi.

“Presterò attenzione alla cura dei rapporti nella facoltà, in particolare tra la sezione italiana e quella tedesca. Il nostro profilo multilingue è prezioso e va curato” ha dichiarato Comploi al quotidiano; in agenda, prosegue, comparirà sicuramente “lo sviluppo della ricerca, con i programmi per i master”. Ricerca anche linguistica.

L’ordinamento della scuola rispecchia il modello di società sotteso. Allo stesso modo l’organizzazione di una facoltà per la formazione degli insegnanti rispecchia un’idea di “scuola” sottesa. Scienze della formazione è stata organizzata cosi’ come la vediamo oggi perchè doveva sottolineare e rispecchiare l’idea di scuole rigorosamente ditinte per lingua di insegnamento, senza mescolanze.
Tuttavia l’idea di mantenere ad ogni costo la scuola monolingue come scuola separata sembra ormai stare nella testa solo di un gruppo ristretto di politici e intellettuali. Almeno stando a quanto è venuto fuori da un sondaggio pubblicato dal settimanale FF (di cui ho parlato sul blog Mehrsprachigkeit in questo post qua ) dove la maggioranza dei cittadini intervistati ritiene ormai giunto il momento di superare il tabu della scuola bilingue.

Sono convinto che la via verso la scuola plurilingue passera’ necessariamente attraverso una stretta collaborazione fra le scuole monolingue esistenti. Fondamentale è quindi che questa sia anche la direzione dell’Universita’, direzione che il nuovo Preside sembra aver individuato pienamente, mettendo subito in agenda la valorizzazione dei rapporti fra le sezioni italiane e tedesche della facolta’ di scienze della formazione.

Cultura plurilingue

Venerdì, Maggio 23rd, 2008

All’appello alle famiglie del commissario Jan Figel ha risposto immediatamente un gruppo di genitori che oggi, al caffe Plural di Bolzano, ha presentato alla stampa la neocostituita Associazione Mix-ling Eltern für una cultura plurilingue.

“Wir sind eine Gruppe von Eltern, die eine mehrsprachige Bildung für ihre Kinder vorantreiben möchten, damit sie im Kontakt mit den verschiedenen Kulturen dieses Landes afwachsen. Um dieses Ziel zu verfolgen haben wir einen Verein gegründet: Mix -ling: Eltern für eine mehrsprachige Kultur”, così si sono presentati al pubblico.

Colpisce subito il rinvio Mix-ling/Mischling e il gioco diparole è immediato anche nell’alternanza delle lingue nel nome dell’ associazione: “Eltern für una cultura plurilingue”.
Anche il termine “cultura plurilingue” è inusuale: in Sudtirolo si parla di educazione plurilingue, contesto plurilingue, formazione plurilingue, mehrsprachige Bildung ma il termine cultura plurilingue, quella che nasce im Kontakt mit den verschiedenen Kulturen dieses Landes, è nuovo.

Alcuni dei presentatori dell'associazione Mix-ling

Genitori cosi’, che lavorano per ratio difficilis, hanno comunque prodotto proposte concrete e innovative proprio nel loro documento programmatico in cui sottolineano:

  • l’importanza della progettazione spaziale della scuola: la proposta sono Schulzentren con strutture di servizio comuni per alunni di diversa lingua, per esempio biblioteche, mense, palestre e cortili comuni da rivalutarsi soprattutto come punti di incontro;
  • la necessità di iniziative non piu’ divise fra scuole italiane e tedesche, come un comune festival studentesco;
  • l’importanza sul piano didattico di ritenere l’alunno mistilingue non banalmente già bravo nella seconda lingua, ma uno studente da apprezzare soprattutto per il valore aggiunto che puo’ dare alla scuola e ai compagni.

La proposta forte sul piano dell’ordinamento scolastico di Mix-ling è comunque riportata al primo punto del catalogo:

“Wir Eltern fordern, dass in Südtirol ein zwei-bzw. dreisprachige Schule errichtet wird, die von beiden Schulaemtern gemeinsam geführt und als Zugangsangebot zu den bereits bestehenden einsprachigen Schulen verstanden wird.”

L’iscrizione a un tale tipo di scuole deve essere naturalmente una scelta libera delle famiglie.

Il catalogo completo delle richieste dell’Associazione è consultabile qui.

Il ruolo dei genitori

Mercoledì, Maggio 21st, 2008

Ján Figel, Commissario europeo
Ján Figel Commissario Europeo (vedi foto nel contesto originale)

Dopo la chiusura del Presidente Durwalder rispetto alle proposte di Luisa Gnecchi di attivare nelle scuole materne italiane sezioni con due insegnanti, una di lingua tedesca e uan di lingua italiana, esce oggi sul quotidiano Alto Adige un’importante intervista a Ján Figel, commissario europeo all’istruzione, formazione, cultura e gioventù. Presente a Bolzano  lunedì 19 maggio 2008 come relatore principale al convegno internazionale Il ruolo delle università nell’Europa del domani, organizzato dalla Libera Università di Bolzano, Il Commissario ha sottolineato l’importanza di un apprendimento delle lingue fino dalla primissima età e il ruolo che la Commisssione europea assegna alle famiglie, che si devono attivare per l’apprendimento delle lingue dei propri figli. Secondo Figel, i genitori devono fare una riflessione seria, facendo anche pressione sulle istituzioni per ottenere quello che vogliono. La richiesta deve partire dal basso.

Ecco una parte dell’intervista condotta da Roberto Rinaldi:

In questi giorni c’è un aspro dibattito a livello politico per l’apprendimento delle lingue già dalla prima infanzia e sull’opportunità di creare negli asili sezioni miste tra italiani e tedeschi. Che giudizio ha in merito?
 «La competenza per quanto riguarda la scelta dei metodi e dei contenuti per l’apprendimento linguistico resta prerogativa nazionale o locale e non è materia della Commissione. A questo proposito, però, il nuovo trattato europeo fa riferimento al ruolo dei genitori che si devono attivare per l’apprendimento delle lingue dei propri figli. Io sono convinto che prima s’inizia a prendere contatto con l’altra lingua e meglio si apprende. La scuola materna non deve essere considerata solo come una realtà d’assistenza sociale, ma una forma di educazione dei bambini. La mia personale opinione è che è giusto far apprendere le lingue anche alle materne. Sarebbe un beneficio per tutti: italiani e tedeschi. I genitori devono fare una riflessione seria e fare pressione sulle istituzioni per ottenere quello che vogliono. La richiesta deve partire dal basso. E poi vorrei mandare un messaggio alla vostra provincia».
Dica pure…
«La gente ha paura legittime, e i politici spesso giocano con questi timori prospettando lo spettro dell’assimiliazione! Per noi, come Europa, è importante l’integrazione, la partecipazione. Serve molto impegno per creare dei talenti, anche in campo linguistico.
Integrazione non significa annullare le caratteristiche d’ogni comunità che, va da sé, devono restare specifiche. Esistono delle maggioranze e vanno rispettate le minoranze, ma queste devono cooperare insieme.
Per le comunità locali è importante educare e fornire istruzione, è un equilizzatore e integratore indispensabile della vita!».

Ipocrisie linguistiche

Giovedì, Maggio 15th, 2008

Trascrivo, con autorizzazione dell’autore, un ottimo intervento di Romano Viola, apparso sul quotidiano Alto Adige di oggi.

Romano Viola, giovane professore di filosofia negli anni 70
Foto tratta dal sito Merano70

«Assurdo», «una follia», «pericoloso», «discriminatorio»: questi i giudizi espressi da molti politici italiani sulla proposta della Svp di Bolzano di verificare le conoscenze di tedesco dei bambini italiani che si iscrivono in massa nelle scuole materne tedesche. Sono giudizi che non condivido. La proposta della Svp può essere discutibile da un punto di vista pedagogico. Ma risponde ad un problema assolutamente reale. Sono anni che nelle scuole materne tedesche di Bolzano aumenta il numero dei bambini italiani. Oggi in alcune sezioni sono addirittura in maggioranza. E’ davvero così sorprendente che questo possa determinare delle difficoltà?
Non è la prima volta, del resto, che la Svp solleva il problema. Lo ha già fatto pubblicamente l’assessora provinciale Kasslatter Mur nel 2002. Riporto alcune delle sue affermazioni di allora. Secondo l’assessora, nelle 16 scuole materne in lingua tedesca di Bolzano i bambini di famiglia italiana o mistilingue sarebbero stati ormai intorno al 40% (in alcune sezioni addirittura all’80%!) del totale. Questo avrebbe creato, a suo avviso, dei seri inconvenienti. Per i bambini di lingua tedesca di Bolzano, che in casa parlano per lo più in dialetto e per strada sentono parlare per lo più in italiano, la scuola materna rappresenta una tappa fondamentale per apprendere il tedesco standard. Ma questo viene reso più difficile, affermava la Kasslatter Mur, se nelle sezioni ci sono troppi bambini di lingua italiana che non capiscono il tedesco, costringendo così le insegnanti a parlare spesso in italiano.
E’ semplice onestà intellettuale riconoscere che l’assessora ha posto un problema reale. Tanto più che oggi, rispetto al 2002, il fenomeno è aumentato e in futuro potrebbe aumentare ancora. Cosa accadrebbe se un domani la percentuale dei bambini italiani nelle scuole materne tedesche salisse, poniamo, al 60 per cento? Si potrebbe ancora parlare di scuola materna in lingua tedesca?
Minimizzare o ignorare questo problema, come stanno facendo tanti politici italiani, non mi sembra corretto. Così come non mi sembra corretto liquidare come «assurda» la richiesta della Svp di Bolzano di verificare - come previsto da un precisa norma di attuazione - se l’iscrizione di un numero elevato di bambini italiani nelle scuole materne tedesche ne possa (cito testualmente dalla norma) «compromettere l’efficienza».
Occorre invece ricercare una soluzione condivisa. Oggi le condizioni per trovarla sono molto migliori che in passato. Per cominciare, la stessa Svp di Bolzano ha dichiarato il 6 maggio scorso che «non ha niente da obiettare se nelle scuole materne italiane si rende necessario percorrere nuove strade, perché vi si possa apprendere meglio la lingua tedesca». E cinque giorni dopo, il Presidente Durnwalder ha lanciato, in un’intervista sulla «Tageszeitung», la proposta di istituire sezioni sperimentali con insegnamento tutto in lingua tedesca nelle scuole materne italiane che lo richiedono. Un’altra proposta, che riguarda le scuole materne tedesche (istituire sezioni sperimentali con insegnamento bilingue dove sono presenti molti bambini italiani), è stata avanzata dall’assessora Gnecchi. Non vanno poi dimenticate le numerose sperimentazioni già presenti nelle scuole materne italiane, che possono essere ulteriormente potenziate ed estese.
La situazione, come si vede, è in movimento. L’unica strada, va ripetuto, è quella di ricercare un accordo condiviso, che parta da un riconoscimento altrettanto condiviso dell’effettiva realtà dei fatti: senza ideologismi, ipocrisie e calcoli elettorali. Penso ad un accordo fra la Svp e il Pd, naturalmente. Ma anche ad un accordo fra il Pd e il Pdl. Dopo tutto, se c’è un tema tipicamente «bipartisan», questo è proprio quello della scuola. Non sarebbe allora il caso che i politici di questi due partiti cominciassero finalmente a discutere, prima fra di loro e poi con la Svp, su come costruire una soluzione concordata che tenga conto delle diverse, specifiche esigenze che sono tipiche della scuola materna in lingua tedesca e di quella in lingua italiana?

Romano Viola