Archive for the 'La scuola' Category

Test di lingua nelle scuole dell’infanzia

Giovedì, Maggio 8th, 2008

A due mesi di distanza dalla prima uscita di Ellecosta, il comitato cittadino della SVP di Bolzano ha rilanciato la proposta dei test linguistici per l’accesso alle scuole dell’infanzia. Secondo la SVP cittadina i troppi bambini italiani nelle scuole materne tedesche rappresentano un disturbo. Il partito fa addirittura riferimento al testo di una norma di attuazione che recita: “allorché l’avvenuta iscrizione di alunni possa compromettere l’efficienza della scuola, in quanto non possiedono una adeguata conoscenza della lingua d’insegnamento prevista per la scuola di frequenza, tale da consentire loro di seguire utilmente l’insegnamento, la questione viene sottoposta, tra il 20º e il 25º giorno dall’inizio dell’anno, dall’insegnante al comitato della scuola materna, che deve sentire i genitori”. Il riferimento naturalmente è improprio perché la norma non introduce alcuna forma di test linguistico, piuttosto regola i casi eccezionali di mancata integrazione linguistica. Inoltre - cosa che la SVP non dice- quella stessa norma prevede soprattutto la possibilità di ricorso giurisdizionale da parte dei genitori contro il diniego di iscrizione.

Tuttavia il problema evidenziato dalla SVP è reale perché in Alto Adige le scuole sono ancora organizzate in funzione della lingua, tanto che sembra naturale pensare che uno studente non possa avere successo (per esempio sul piano scientifico) se prima non ha una buona competenza nella lingua in cui la materia (scientifica) viene insegnata. Impostazione oggi pedagogicamente superata, ma ancora all’ordine del giorno sul piano politico ed educativo a Bolzano. Ma se è chiaro che lo sviluppo delle competenze poco dovrebbe dipendere dalla lingua in cui l’istruzione è impartita, resta il problema della tutela della cultura della minoranza. In questo senso il sistema delle scuole separate per gruppo linguistico dovrebbe essere inteso come un sistema di scuole diversamente specializzate: la scuola tedesca specializzata nella madrelingua, la scuola italiana specializzata in qualcosa d’altro (la mia proposta è che si specializzi nel bilinguismo), senza che gli obiettivi formativi e linguistici generali siano differenziati e con forti interrelazioni reciproche.

La fuga verso le scuole tedesche per iniziativa delle famiglie italiane dipende dal fatto che le loro scuole non sono ancora in grado di dare competenze accettabili nel tedesco. Se vogliamo lavorare per un sistema di scuole diversamente specializzate, ognuna anche risorsa per l’altra, allora è urgente che la scuola italiana si metta a progettare reali percorsi di educazione bilingue che le famiglie giudichino credibili. Non è infatti sufficiente soltanto auspicare maggiori risorse, cioè un maggior numero di insegnanti di lingua tedesca, bisogna piuttosto definire un progetto accurato di intervento pedagogico e di impiego proprio delle risorse richieste. Altrimenti si resterà sul piano delle pure dichiarazioni di principio e le famiglie italiane continueranno a rivolgersi alla scuola tedesca, con la SVP sempre in agguato a chiedere test linguistici o ad inventare nuove forme di dissuasione. Se non si affermerà una cultura di progetto nel mondo italiano, non sarà possibile rispondere adeguatamente alle questioni poste da Ellecosta e dal comitato cittadino della SVP di Bolzano. Contro la tentazione degli sbarramenti a difesa della scuola tedesca serve dunque un piano di intervento credibile della scuola italiana sul versante del bilinguismo: questo dovrebbe essere l’impegno e la priorità di oggi.

Disegno di legge

Martedì, Aprile 8th, 2008

Il Consiglio provinciale di Bolzano, nei giorni scorsi, ha esaminato il Disegno di legge n. 147/07-XIII di iniziativa della Giunta provinciale Obiettivi formativi generali ed ordinamento della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione“.

Per quanto riguarda il sostegno al bilinguismo, in questo disegno di legge (testo approvato dalla prima commissione legislativa il 29/2/2008) è rilevante il comma 5 dell’articolo 14:

5. Data la particolare situazione linguistica provincia di Bolzano, il primo ciclo di istruzione assicura lo studio della madrelingua tedesca o italiana, della seconda lingua nonché l’apprendimento di nozioni fondamentali della lingua inglese. Al fine di migliorare le conoscenze plurilingui delle alunne e degli alunni, le scuole possono avviare progetti innovativi di insegnamento delle lingue nel rispetto dell’articolo 19 dello Statuto di autonomia e con le indicazioni della Giunta provinciale. Nelle scuole delle località ladine vengono rafforzate e approfondite, nel quadro delle disposizioni dell’ordinamento paritetico, le competenze nelle lingue ladino, tedesco, italiano e le nozioni fondamentali nella lingua inglese.

Un disegno di legge che, se approvato, prevede esplicitamente la possibilità per le scuole di attivare progetti innovativi finalizzati a migliorare le conoscenze plurilingui, specificando in ogni caso due condizioni:

Gli interventi in Consiglio provinciale sono stati puntuali, cosi’ come sono sinteticamente riportati nelle News del Consiglio del 2 e del 3 aprile 2008.

C’e’ chi sottolinea un eccesso di dirigismo della Provincia sulla scuola e anche chi vede come un pericolo la semplice enunciazione del concetto di educazione plurilingue. In ogni caso il dibattito è stato aggiornato al mese di maggio 2008. Gli emendamenti sono stati previsti fino a tutta la giornata odierna.

C’e’ dunque tempo per parlarne con calma.

Istantanea del Consiglio Provinciale di Bolzano

L’Universita’ di Bolzano cambia Rettore

Martedì, Marzo 25th, 2008

Rita Franceschini

Rita Franceschini, attuale Rettore della Libera Universita’ di Bolzano non e’ stata riconfermata nell’incarico. Cosi’ a settembre 2008, dopo una selezione internazionale, a Bolzano si insediera’ un nuovo rettore.

Il quotidiano Alto Adige, che in passato aveva usato toni anche aspri nei suoi confronti, nel dare la notizia commenta in questo modo:
“Svizzera, linguista, perfetta conoscitrice dell’italiano e del tedesco. Rita Franceschini sembrava la persona ideale per affrontare il tema del bilinguismo in Alto Adige. Le è stata affidata anche la direzione del Centro lingue dell’ateneo. Ma alla fine troppo spesso si è sottratta al dibattito pubblico: per molti un’occasione persa.”

Ma davvero Rita Franceschini si è tanto sottratta al dibattito pubblico sul tema del plurilinguismo?

A ma non sembra, almeno stando a una intervista a tutto tondo da lei concessa allo stesso quotidiano Alto Adige il 2 ottobre 2007.
Eccone alcuni punti salienti:

Il veto Svp a percorsi differenziati nell’apprendimento della seconda lingua per la scuola italiana e per quella tedesca, nasce da valutazioni tecniche, non politiche. La prima: se si rende troppo appetibile la scuola italiana c’è il rischio di mettere fuorigioco quella tedesca. La seconda: apprendimento precoce della seconda lingua, immersione, uso veicolare della seconda lingua, minano le competenze linguistiche nella propria madrelingua e, di riflesso, l’identità dei gruppi etnici. Vero o falso? Partiamo dall’ultimo.
Rita Franceschini«La risposta è semplice. Non è vero. Non lo è dal punto di vista tecnico-linguistico e non lo è, più in generale dal punto di vista identitario. Non c’è alcuna compromissione dell’acquisizione di competenze nella propria madrelingua. Goethe diceva che più si sa di un’altra lingua, più si sa della propria. Il plurilinguismo è un’opportunità straordinaria, come ha capito già da tempo il mondo dell’economia».

E per quanto riguarda l’adozione di un unico modello per le scuole italiane e tedesche, in modo da evitare il rischio di maggiore o minore attrattività dell’offerta della scuola di un gruppo rispetto all’altro?
Rita Franceschini«Ritengo sia sbagliato. Sono favorevole alla diversificazione dei modelli. La tendenza, anche in campo europeo, è quella ad ampliare le proposte formative, a moltiplicare l’offerta. E non ci vedo nulla di scandaloso. Posto che non esiste un modello valido per tutti, e che per questo i modelli devono essere dunque diversi e diversificati, l’unica cosa certa è che l’omologazione non è più possibile. Questo è quello che posso dire io dal punto di vista tecnico-conoscitivo, chiaro poi che sta ad altri attori individuare e proporre i modelli».

Il nuovo disegno di legge prevede anche lo stop all’uso veicolare della seconda lingua. Se si fanno lezioni di storia in tedesco, il voto deve essere di tedesco e non di storia. Cosa ne pensa?
Rita Franceschini«Il modello di insegnamento diversificato adottato dalla nostra università credo abbia dimostrato di funzionare. E anche bene. Se ha dato buoni risultati con i nostri studenti, perchè mai dovrebbe nuocere nelle classi precedenti? Se fosse anticipato anche solo di un anno noi come Lub saremmo contenti, ci troveremmo infatti a lavorare con studenti più preparati. (…) Una società come quella altoatesina, cioè un contesto plurilinguistico, ha ovviamente un potenziale enorme, questo è fuori discussione. Per esprimerlo bisogna adottare però scelte coerenti che vadano verso un miglior radicamento plurilinguistico. Valorizzarlo significa questo».

Oggi la situazione è che ci sono quartieri di Bolzano dove si può passare una vita intera senza parlare una parola di tedesco, mentre nei piccolo centri della valli accade il contrario.
Rita Franceschini«Quella altoatesina è una società che ha solo frange di multilinguismo, di questo bisogna prendere atto. Ma non sarà l’onorevole Zeller a determinare cosa accadrà nei prossimi anni e l’eventuale modifica dello status quo. Saranno i genitori l’elemento trainante, la forza che, se mai, spingerà verso una maggiore apertura e verso il cambiamento».

L’anomalia è che la politica non riesce a rispondere ad una richiesta nuova, e che parte dal basso, di maggiore multilinguismo. Del resto, lo Statuto è stato concepito per costruire due società parallele con pochi punti di contatto.
Rita Franceschini«Io non ho la pillola contro la paura».

Bastano queste poche righe per mostrare che Rita Franceschini alla fine di cose ne ha dette e in maniera tanto chiara che il dibattito sl bilinguismo Alto Adige non potrà in futuro non tenerne conto.
Argomenti di ben diversa consistenza rispetto a quelli usati dalla stessa Rita Franceschini nel 2003, alla sua prima intervista a Bolzano al quotidiano Alto Adige, che allora le aveva chiesto un parere sull’insegnamento precoce dell’italiano nelle scuole tedesche: «Si fa in tutta Europa ma non si sa quanto sia efficace». E poi, di seguito: «Non è vero che tanto prima, tanto meglio: anche da adulti si possono imparare bene le lingue straniere». «Il sistema scolastico è delicato come una piantina, per questo nei prossimi due o tre anni ascolterò con attenzione ma non dirò nulla sull’argomento».
Dal 2003 di anni ne sono passati cinque, Rita Franceschini ha rotto il silenzio e questo solo pochi mesi prima di lasciare il suo incarico.

Il testo completo dell’intervista di Rita Franceschini al quotidiano Alto Adige del 2 ottobre 2007 e’ ricopiato a questo link.
Il testo completo dell’intervista di Rita Franceschini al quotidiano Alto Adige del 3 dicembre 2003 e’ ricopiato a quest’altro link.

Rita Franceschini e’ membro del Gruppo di alto livello per il multilinguismo della Commissione europea, che nel 2007 ha prodotto questo importante rapporto finale.

Bambini italiani nelle scuole tedesche di Bolzano

Venerdì, Marzo 14th, 2008

Sui quotidiani di ieri, 13 marzo 2008, è stato dato ampio spazio alla notizia che la SVP di Bolzano sta completando una indagine sulle conoscenze linguistiche dei bambini iscritti nelle scuole dell’infanzia tedesche. Stando a quanto dichiara il promotore dell’iniziativa, Oswald Ellecosta, è necessario verificare se i bambini italiani causino o meno disagi alla normale attività didattica delle scuole tedesche, come lamenterebbero molti genitori, e poi agire di conseguenza, limitando in qualche modo le iscrizioni..

Una iniziativa questa criticata un po’ da tutti in provincia di Bolzano e, dal mio punto di vista, addirittura immotivata. Infatti l’ipotesi di alunni che, non possedendo adeguata conoscenza della lingua di insegnamento della scuola, ne compromettano il funzionamento è già prevista e regolamentata, dal 1988, da una norma di attuazione dello Statuto di autonomia, il DPR 15 luglio 1988, n.301, che prevede in tale contesto una valutazione preliminare da parte del Comitato di scuola materna, su proposta dell’insegnante e sentiti i genitori. Per brutta e poco condivisibile che sia, questa è una norma che esiste e rimanda la decisione a un preciso organismo, prevedendo nel contempo anche la possibilità di ricorso giurisdizionale a garanzia dei genitori.

Ellecosta quindi non ha motivo di raccogliere lamentele di genitori nei confronti di bambini italiani: dovrebbe invitare invece tutti a rivolgersi ai rispettivi insegnanti, ai quali soltanto spetta di richiedere l’intervento del Comitato e questo nella sola ipotesi di compromessa efficienza della scuola.
Il punto centrale, infatti , è questo: le norme di attuazione riconoscono esplicitamente il diritto dei genitori di scegliere liberamente la scuola di iscrizione dei loro figli ma limitano tale diritto al caso (del tutto eccezionale e da verificare di volta in volta) che ciò impedisca alla scuola di funzionare. Il focus è sul funzionamento, non su altri caratteri. Per questo, ribaltando la prospettiva, mi sento di affermare che una scuola può funzionare in modo estremamente efficace anche indipendentemente dalla madrelingua degli alunni. La partita di come funziona una scuola, insomma, si gioca sul piano della didattica, laddove puo’ essere del tutto superfluo decidere se una scuola sia quella giusta per un bambino solo a partire dalle sue conoscenze linguistiche iniziali.

Io uso chiamare “scuola ad immersione” l’approccio didattico che accetta chi non parla a casa la lingua della scuola e gliela insegna proprio a scuola, attraverso la normale attivitá didattica. Una scuola ad immersione è la sola risposta condivisa che la politica può dare al cittadino che pone la questione di un futuro plurilingue.

CLIL in un seminario all’Universita’ della Calabria

Venerdì, Febbraio 29th, 2008

Clil in Europa
Vedi l’immagine grande

Sui portali scolastici in rete ho trovato oggi l’annuncio di un interessantissimo seminario, organizzato dall’AND (Associazione nazionale Docenti) sul CLIL (Content and Language Integrated Learning), vale a dire su un aspetto compiutamente definito di cio’ che a Bolzano viene solitamente chiamato insegnamento veicolare delle lingue.
Il seminario si svolgera’ presso l’Università della Calabria il 12 marzo 2008, per tutta la giornata.
Il programma dell’incontro prevede anche dei workshops che illustreranno esperienze prevalentemente realizzate nelle scuole della Calabria o presso la stessa Università della Calabria. Cito, ad esempio il workshop: “CLIL e competenze digitali” di Salvatore Napoli, supervisore di scienze della formazione e il workshop “CLIL: scientific concepts and comunicative competence” di Y.L. Teresa Ting della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università della Calabria.
Tra le esperienze scolastich, Volcanoes – via concept rather than facts”, illustrata da Teresa America Oliva della Scuola Media di San Lucido e Maria Rosaria Sorrentino della Scuola Media Statale di Montalto Scalo.L’iniziativa mi ha fatto riflettere sul fatto che cose del genere a Bolzano non vengono realizzate: non ricordo sia stato mai organizzato un incontro specificamente centrato sul CLIL. Non è nemmeno mai stato indagato il rapporto fra Università e scuola in tema di apprendimento veicolare delle lingue e questo nonostante in provincia di Bolzano il CLIL stia alla base di molte esperienze nella didattica della seconda lingua.
Dulcis in fundo, ho scoperto anche che il corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria della Libera Università di Bolzano, non prevede a tutt’oggi nemmeno un corso o un laboratorio sulla didattica della seconda lingua (italiano o tedesco che sia).
In rete ho trovato il piano degli esami previsto nel quadriennio nella sezione in lingua italiana del corso di laurea in scienze della formazione: ci sono esami di didattica delle lingue straniere (qual è l’inglese per esempio, anche se meglio sarebbe chiamarlo “lingua comunitaria”), il programma di esame del relativo laboratorio, perfino un esame di didattica della lingua madre, ma neanche l’ombra almeno di un laboratorio sulla didattica di L2, cioè della seconda lingua di un territorio in cui due lingue sono di uso corrente e non una straniera all’altra.Gli insegnanti che si laureano in Scienze della formazione a Bolzano/Bressanone sono pienamente abilitati ad insegnare sia in prima che in seconda lingua, ma nella loro formazione iniziale la didattica della seconda lingua non viene considerata, non vale neanche un credito.

Tutta un’altra cosa all’Universita’ della Calabria, dove l’insegnamento di contenuti in lingua veicolare interessa direttamente le diverse facoltà scientifiche.

Gruppi linguistici (convenzionali) vs. madrelingua

Domenica, Gennaio 27th, 2008

Alexander Langer

Lo Statuto di autonomia per il Trentino Alto Adige è costruito sul principio della distribuzione proporzionale delle risorse tra i gruppi linguistici, un principio che presuppone in ogni caso il conteggio nominativo delle persone in relazione ai gruppi linguistici.
Tutto cio’ non impedisce che i “gruppi linguistici” definiti dallo Statuto di autonomia, presentino caratteri di convenzionalità. Infatti, la ricognizione degli appartenenti ai diversi gruppi non è definitiva, ma viene aggiornata ogni dieci anni, indipendentemente dalle dichiarazioni precedenti.
E stato inoltre introdotto il concetto di “aggregazione” per consentire ai plurilingue e la tutte le persone di lingua diversa da quelle ufficialmente codificate, di aderire “convenzionalmente” ad un gruppo linguistico.
Infine, la norma che la SVp ha annunciato di avere allo studio allo scopo di prevedere una dichiarazione ad hoc per le candidature alle elezioni (norma elettorale) marca il carattere “convenzionale” dei gruppi linguistici.

Il convenzionalismo introdotto, paradossalmente cerca di salvare l’idea che l’appartenenza linguistica sia un dato oggettivo piuttosto che una questione personale e soggettiva. E’ comunque orientato a mantenere il sistema della distribuzione proporzionale delle risorse in Alto Adige.

Un passo importante nella direzione opposta - e cioè verso la personalizzazione del concetto di appartenenza linguistica - è stato compiuto negli anni ‘80 da Alexander Langer anche attraverso un ricorso in Consiglio di Stato.

Langer era stato escluso dall’insegnamento in provincia di Bolzano proprio perchè non non aveva dichiarato l’appartenenza linguistica al censimento 1981.
Al tempo per insegnare o per trasferirsi a Bolzano da scuole di altra provincia era richiesta proprio la dichiarazione di appartenenza linguistica resa al censimento, che doveva essere corrispondente alla lingua di insegnamento della scuola prescelta. Langer pero’ si accorse che l’articolo 19 dello Satuto di autonomia, diceva diversamente e precisamente:

“Nella provincia di Bolzano l’insegnamento nelle scuole materne, elementari e secondarie è impartito nella lingua materna italiana o tedesca degli alunni da docenti per i quali tale lingua sia ugualmente quella materna.”

Pertanto, argomento’, il concetto di riferimento nella scuola non è il gruppo linguistico, cosi’ come dichiarato al censimento (elemento oggettivo/convenzionale), ma la lingua materna dell’insegnante (elemento personale e soggettivo).

La sentenza a suo favore ha cambiato dagli anni 80 l’intera procedura di assunzione degli insegnanti di Bolzano: oggi essi dichiarano semplicemente con proprio atto notorio la propria “madrelingua”, avendo come metro solamente se stessi e questo indipendentemente dalle loro precedenti decisioni in sede di censimento.
Il passaggio dal concetto di “gruppo linguistico” a quello di “madrelingua”, scovato nelle pieghe dello Statuto di autonomia, è stato un contributo importante nella direzione della personalizzazione della appartenenza linguistica, per Langer avrebbe dovuto essere soprattutto un contributo allo smantellamento di quelle lui chiamava “gabbie etniche”, cioè dell’idea di gruppo linguistico come dato oggettivo (oggi sempre piu’ convenzionalmente assunto come dato oggettivo).

Lezioni in italiano, tedesco e ladino

Giovedì, Gennaio 17th, 2008

L’ufficio Stampa della Provinci autonoma di Bolzano ha pubblicato un breve resoconto dei lavori dell’assemblea della Consulta provinciale degli studenti di lingua tedesca, tenutasi nei giorni scorsi presso il Liceo Scientifico di lingua tedesca di Bolzano e alla quale ha preso parte una quarantina di delegati.
Il comunicato stampa è consultabile qui.

Uno spazio di approfondimento i ragazzi lo hanno voluto dedicare al modello dell’immersione linguistica, presentato con una relazione
dell’ispettore dell’Intendenza scolastica italiana, Walter Cristofoletti.

L'ispettore per il tedesco seconda lingua Walter Cristofoletti
Walter Cristofoletti

A tale proposito la Consulta degli studenti si è espressa a favore dell’intensificazione delle lezioni nelle due principali lingue provinciali ed ha criticato il fatto che nelle scuole di lingua italiana e tedesca non vengano tenute lezioni di lingua ladina, proponendo senz’altro l’istituzione di ore di lezione facoltative di lingua ladina da tenersi nelle ore pomeridiane.

Integration of the Majority Population

Martedì, Gennaio 8th, 2008

Il Presidente della FUEV, Hans Heinrich Hansen, accompagnato dalla vicepresidente Martha Stocker, ha incontrato a Bolzano il 7 gennaio 2008 il presidente della Provincia Luis Durnwalder e si è informato della situazione locale della minoranza tedesca e di quella ladina, in maniera particolare per ciò che riguarda la tutela dell’uso della propria madrelingua (Vedi comunicato stampa della Provincia).

L'incontro fra Hansen e Durnwalder (foto Ufficio Stampa provinci adi Bolzano)
L’incontro fra Hansen e Durnwalder

La Fuev (in Ingese Fuen: Federal Union of European Nationalities) è una organizzazione che così descrive i propri obiettivi nel proprio Statuto :

The object of the FUEN is to preserve national and regional characteristics, languages, cultures and the rights of ethnic groups as a whole and their members in particular, and also to create an internationally recognised code of rights of these ethnic groups.

Nonostante in passato si siano registrate critiche anche feroci nei confronti di questa organizzazione ( si veda per esempio: Zendron e la Interrogazione 5764/97 in Consiglio Provinciale a Bolzano, la Regione Trentino Alto Adige sostiene anche finanziariamente la Fuev con una quota di 30.000 Euro all’anno (vedi la relativa delibera del 2006).

Sfogliando la documentazione in rete, ho comunque trovato un testo decisamente interessante dal titolo: The Right to Education for the Autochthonous, National Minorities in Europe. Si tratta di una serie di punti discussi e poi approvati al termine del 52esimo congresso annuale Fuen, che si è tenuto a Tallin, in Estonia, dal 16 al 20 maggio 2007. Riporto il paragrafo secondo me più rilevante:

INTEGRATION OF THE MAJORITY POPULATION

To comply with one of the education objectives from the legal documents – stimulating tolerance, dialogue and understanding – it is necessary in the education systems not only to teach knowledge about the culture, language, history, religion and traditions
amongst the minority, but also amongst the majority population. The application of the right to education thus includes both the minority as well as the majority population.

1. The education system of a state must teach knowledge about the minorities that live in this state also to the majority population, in particular through the subjects of history, economics/politics, art, music and literature.

2. E Education systems must comply with the requirements of the society of today. The intercultural perspective in the curricula is required to create interaction between persons belonging to minority and majority and to stimulate the development of the own identity and to ensure understanding for other identities.

3. The learning of the minority language by the majority population living in the area of settlement of a minority must be aimed at, so that the majority also can use the advantages of early bi- and multilingualism.

4. A condition for this is an appropriate language policy, which encourages to learn the minority language.

In definitiva, ci dice la Fuen, la tutela delle minoranze in Europa passa anche attraverso azioni di integrazione linguistica delle maggioranze, attraverso l’adozione di una prospettiva multiculturale, lo sviluppo del bi-multilinguismo precoce e la messa a punto di adeguate politiche linguistiche.

Tutte cose che in Sudtirolo sembrano essere tiepidamente considerate, se non a volte addirittura ostacolate. Peraltro a Bolzano manca del tutto l’idea che il multilinguismo possa essere sostenuto attraverso l’adozione di strategie linguistiche consapevoli, definite sul piano della progettazione politica. Molto, dice spesso lo stesso Durnwalder, dipende dalla buona volontà dei cittadini, mostrando così un chiaro atteggiamento prepolitico su tale argomento.

Il sistema catalano

Sabato, Dicembre 22nd, 2007

Lo Statuto di autonomia della Catalogna pone una distinzione che in Alto Adige/ST non esiste e cioè fra lingue ufficiali da una parte e lingua propria della regione dall’altra.

ARTICLE 6. CATALONIA’S OWN LANGUAGE AND OFFICIAL LANGUAGES1. Catalonia’s own language is Catalan. As such, Catalan is the language of normal and preferential use in Public Administration bodies and in the public media of Catalonia, and is also the language of normal use for teaching and learning in the education system.
2. Catalan is the official language of Catalonia, together with Castilian, the official language of the Spanish State. All persons have the right to use the two official languages and citizens of Catalonia have the right and the duty to know them. The public authorities of Catalonia shall establish the necessary measures to enable the exercise of these rights and the fulfilment of this duty. In keeping with the provisions of Article 32, there shall be no discrimination on the basis of use of either of the two languages.

Non so se in altre parti d’Europa sia stato posto il medesimo problema di individuare la lingua propria di un territorio. In Alto Adige/ST le cose non stanno certo cosi’, nessuno ha mai detto che c’e una lingua propria della provincia e poi ci sono tre lingue ufficiali (italiano tedesco e ladino), almeno cosi’ non è scritto nel nostro Statuto di autonomia. Bolzano continua a considerare la lingua come propria di ogni singola persona, non come propria di un territorio (sempre che la questione toponomastica attuale della restituzione dei nomi dei luoghi alla lingua originale, non nasconda una tendenza “catalana” latente anche in Alto Adige).

Una volta individuata la lingua propria della Catalogna, lo statuto di autonomia conseguentemente dice che il catalano è anche the language of normal use for teaching and learning in the education system.

Dunque, mentre a Bolzano c’e’ una scuola per ogni lingua ufficiale, a Barcellona c’e’ una scuola sola, quella che usa il catalano, la lingua propria della Catalogna, e questa scuola si chiama scuola catalana.

I bambini che parlano solo castigliano in famiglia entrano in questo sistema scolastico (non ci sono scuole castigliane) e vengono inseriti in un programmma di immersione linguistica in cui non viene pero’ trascurato il fatto che essi non dovranno perdere le competenze nel castigliano. Questo si realizza, prevedendo l’uso anche del castigliano a scuola, uso sempre piu’ massiccio nei gradi piu’ elevati di istruzione.

Sezioni tedesche nelle scuole italiane

Domenica, Novembre 25th, 2007

«Sono stanco che si dia la colpa all’Svp della mancata conoscenza delle lingue. Rilancio la mia vecchia proposta, respinta: sezione tedesca per i bambini italiani nelle scuole italiane». Con queste due scarne righe apparse sul quotidiano Alto Adige il 22 novembre 2007 il Presidente della Provincia Luis Durnwalder ripropone con forza come nel 1996 di istituire sezioni tedesche all’interno delle scuole italiane .

La proposta del 1996 non era definita sul piano didattico ma formulata solo sul piano ordinamentale. Si trattava di realizzare nelle scuole italiane corsi di studio specifici in cui la totalità delle materie doveva essere svolta in tedesco, ad eccezione dell’italiano, naturalmente.
Allora non erano ancora state approvate dalla Giunta Provinciale di Bolzano le linee guida/Richtlinien che ancora oggi rappresentano uno schema di riferimento per le scuole che intendono potenziare l’insegnamento della seconda lingua e si era quasi allo scontro sulla questione dell’immersione linguistica. Così la proposta di Durwalder sembrava rappresentare un’ottima mediazione, anche sul piano della fattibilità.

Il Presidente della Provincia Luis Durwalder
Luis Durwalder - foto tratta dall’archivio SVP

Con grande sorpresa, probabilmente anche dello stesso Durnwalder, la proposta fu criticata in modo feroce quasi da tutti: la si accusava di introdurre nuovi ghetti linguistici, di essere funzionale solo al trasferimento alla scuola italiana dei bambini italiani che frequentavano la scuola tedesca, di essere insomma una proposta che rafforzava il sistema delle scuole separate, invece che superarlo. Altri, come Franco Frattini, allora a Bolzano con Forza Italia, avevano estremizzato chiedendo che il modello fosse esteso subito alle scuole tedesche.
Nel mondo tedesco, l’opposizione fu capeggiata dall’allora assessore alla scuola e cultura Bruno Hosp, che, temeva che l’insegnamento per sezioni di lingua diversa si estendesse rapidamente alla scuola tedesca. Proprio in polemica con Frattini, egli ebbe a dichiarare: “Se Frattini radicalizza subito la proposta di compromesso del Landeshauptmann Durnwalder di istituire delle sezioni tedesche nelle scuole italiane, e pretende che tutte le materie nelle scuole elementari siano insegnate al 100% in lingua tedesca, allora diventa subito chiaro dove sta il vero punto d’attacco delle sue fatiche: la graduale infiltrazione delle scuole tedesche” (Traggo questa citazione da Dossier: Art.19 Plurilingui o Mistilingui?).

Ricordo bene queste vicende perche’ al tempo ero tra i pochissimi sostenitori della proposta di Durnwalder, assieme a Rosetta, Fronza, storica dirigente della Scuola media Archimede di Bolzano, Luigi Cigolla, allora assessore alla scuola italiana e per qualche tempo Bruna Rauzi, ancora oggi Sovrintendente scolastica di Bolzano. Addirittura si inizio’ informalmente a studiarla per vedere la fattibilità del modello sul piano didattico e dal punto di vista del potenziamento nelle sezioni tedesche anche delle attività in madrelingua italiana.

Travolta da pregiudiziali ideologiche o di principio, l’idea delle sezioni tedesche nelle scuole italiane resto’ nel cassetto, dove pare si sia conservata intatta, tanto da essere oggi riproposta.

Io credo che la proposta Durwalder di istituire sezioni tedesche nelle scuole italiane possa ancora oggi costituire un valido strumento organizzativo per insegnare in lingua veicolare in maniera consistente e idonea a raggiungere l’obiettivo dell’apprendimento di due e piu’ lingue.
L’istituzione di sezioni in lingua diversa però non deve sminuire l’importanza, sempre centrale, di un lavoro comune fra scuole italiane e tedesche e la necessità dell’incontro e del dialogo interculturale. Cosi’ come le iniziative di contatto fuori dalla scuola, che dovrebbero essere costantemente valorizzate, sostenute e rilanciate.

Enrico Hell