Archive for the 'La Politica' Category

Riccardo Dello Sbarba

Venerdì, Aprile 11th, 2008

Riccardo Dello Sbarba, Presidente del Consiglio provinciale di Bolzano

Della discusssione nel Consiglio della provincia autonoma di Bolzano sul disegno di legge 147/07/XII Obiettivi formativi generali ed ordinamento della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione ci sono ottimi resoconti nelle news del Consiglio provinciale.

Efficace l’intervento di Riccardo Dello Sbarba, del gruppo Verde e Presidente del Consiglio stesso.
Ecco alcuni passaggi tratti dalle news.

“La Giunta dovrebbe rispettare l’autonomia delle scuole, ed invece in questo dlp si rimanda a decisioni dell’esecutivo provinciale per ben 39 volte! Bisogna riconoscere che la sovranità è di cittadini e cittadine, e che le istituzioni servono a regolare solo ciò che questi, o gli enti a loro più vicini, non riescono a regolare”. Anche la possibilità di provare nuovi metodi di insegnamento della lingua potrebbe essere determinata nel dettaglio dalla Giunta. Dello Sbarba ha rilevato l’apertura di Brugger a classi con insegnamento plurilingue, e quella di Durnwalder verso sezioni in lingua tedesca nelle scuole italiane: “Questi due alti esponenti SVP devono riconoscere che bisogna fare un passo in direzione del pluriliguismo, già attuato da Università e Claudiana oltreché da scuole pubbliche e private con le sperimentazioni: bisogna poter offrire a chi vuole, lasciando intatta la scuola in madrelingua, un’alternativa bi- o trilingue, dove tutto l’ambiente sia tale: le sperimentazioni attuali sono infatti inserite in un contesto monolingue, e sappiamo che il contesto generale è particolarmente importante”. [Riccardo Dello Sbarba è anche estensore materiale della presa di posizione riportata qui].
“La strategia linguistica dei due tempi, ovvero prima imparo la mia lingua e poi quella degli altri”, ha detto Dello Sbarba, “non ha nulla di scientifico: più piccoli sono i bambini, meno fatica fanno”. Ha aggiunto che molti politici che difendono la scuola nella madrelingua mandano poi i figli nella scuola dell’altra lingua: “Allora il monolinguismo vale per il popolo, mentre pochi eletti fanno fare ai loro figli la scelta che li renderà vincenti”. Ci sono, è vero, momenti in cui i bambini hanno crisi linguistica: “I linguisti confermano però che nella fase di apprendimento di una nuova lingua, c’è un momento in cui si va nel panico, si ha un blocco, ma poi si riparte”. Ha chiesto dunque di non sprecare un’occasione preziosa per una questione ideologica, costringendo le famiglie ad arrangiarsi (…) Ha detto di non concordare con chi, parlando solo italiano in famiglia, manda il figlio nella scuola tedesca: ci vuole precauzione, ma in ogni caso non si può vietare. Per evitare queste sperimentazioni fai da te, l’unica soluzione “non è vietare questa cosa, ma valorizzare il bisogno di bilinguismo offrendo una scuola che faccia del confronto interculturale ed interlinguistico la propria missione fondamentale.

Ho indicato in grassetto alcuni dei punti importanti del discorso di Dello Sbarba:

  • il riconoscimento di aperture che già ci sono (Brugger, Durnwalder)
  • la condivisione dell’idea di una scuola che possa avere come mission la madrelingua (per la minoranza)
  • l’importanza del contesto generale
  • l’importanza delle lingue parlate in famiglia nella scelta della scuola
  • l’idea che la mission fondamentale per tutte le scuole sia quella del confronto interlinguistico e interculturale.

Per la metà dei temi in grassetto io stesso sono completamente d’accordo, per il resto dissento, talora vedo qualche contraddizione, ma la presa di posizione di Riccardo dello Sbarba è senz’altro fra quelle piu’ attente e consapevoli delle dinamiche attuali.

E, notizia degli ultimi giorni, Riccardo ha aperto un blog personale, da visitare assolutamente. Penna eccellente dentro il sistema dei media formali, con il suo blog Riccardo di certo non manca all’appuntamento con la redazione diffusa.

Disegno di legge

Martedì, Aprile 8th, 2008

Il Consiglio provinciale di Bolzano, nei giorni scorsi, ha esaminato il Disegno di legge n. 147/07-XIII di iniziativa della Giunta provinciale Obiettivi formativi generali ed ordinamento della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione“.

Per quanto riguarda il sostegno al bilinguismo, in questo disegno di legge (testo approvato dalla prima commissione legislativa il 29/2/2008) è rilevante il comma 5 dell’articolo 14:

5. Data la particolare situazione linguistica provincia di Bolzano, il primo ciclo di istruzione assicura lo studio della madrelingua tedesca o italiana, della seconda lingua nonché l’apprendimento di nozioni fondamentali della lingua inglese. Al fine di migliorare le conoscenze plurilingui delle alunne e degli alunni, le scuole possono avviare progetti innovativi di insegnamento delle lingue nel rispetto dell’articolo 19 dello Statuto di autonomia e con le indicazioni della Giunta provinciale. Nelle scuole delle località ladine vengono rafforzate e approfondite, nel quadro delle disposizioni dell’ordinamento paritetico, le competenze nelle lingue ladino, tedesco, italiano e le nozioni fondamentali nella lingua inglese.

Un disegno di legge che, se approvato, prevede esplicitamente la possibilità per le scuole di attivare progetti innovativi finalizzati a migliorare le conoscenze plurilingui, specificando in ogni caso due condizioni:

Gli interventi in Consiglio provinciale sono stati puntuali, cosi’ come sono sinteticamente riportati nelle News del Consiglio del 2 e del 3 aprile 2008.

C’e’ chi sottolinea un eccesso di dirigismo della Provincia sulla scuola e anche chi vede come un pericolo la semplice enunciazione del concetto di educazione plurilingue. In ogni caso il dibattito è stato aggiornato al mese di maggio 2008. Gli emendamenti sono stati previsti fino a tutta la giornata odierna.

C’e’ dunque tempo per parlarne con calma.

Istantanea del Consiglio Provinciale di Bolzano

Si’ all’immersione nelle scuole italiane

Venerdì, Marzo 28th, 2008

Siegfried Brugger
Siegfried Brugger - foto tratta dall’archivio SVP

In un’intervista al quotidiano Alto Adige, consultabile integralmente qui, l’onorevole Siegfried Brugger della SVP ha affermato di considerare possibile per la scuola italiana della provincia di Bolzano una qualche forma di sperimentazione di scuola bilingue, di tipo immersivo.

I punti centrali del suo ragionamento sono i seguenti:

1) La scuola in lingua tedesca e’ una scuola per la minoranza linguistica che ha come compito principale l’insegnamento della madrelingua e non va modificata.

2) Troppi studenti di lingua madre diversa nelle scuole tedesche (per esempio un terzo di italiani e un terzo di stranieri) snaturerebbero la scuola tedesca stessa rispetto al suo compito di insegnare la madrelingua alla minoranza.

3) Quindi è auspicabile che il problema dell’apprendimento del tedesco venga risolto dalla scuola italiana consentendole libertà di azione sperimentale.

4) Politicamente questo toglierebbe l’alibi che il mancato apprendimento del tedesco da parte degli italiani di Bolzano sia causato da una chiusura dell’SVP.

5) Una buona scuola italiana, sperimentalmente plurilingue, sarebbe inoltre uno stimolo “di mercato” all’innalzamento della qualita’ della stessa scuola tedesca.

Cinque punti in sequenza, quelli di Brugger, che hanno alla base una semplice considerazione: il sistema delle scuole separate per gruppo linguistico sta implodendo perchè le iscrizioni degli italiani nelle scuole tedesche sono fuori controllo (l’allarme era gia’ stato lanciato da Ellecosta nelle scorse settimane).
Il solo modo per difendere il sistema delle scuole separate da un collasso interno è concedere l’immersione linguistica alle scuole italiane.
Non farlo oggi significa mettere in difficolta’ la scuola tedesca nella sua funzione di scuola di madrelingua per la minoranza sudtirolese.
Farlo significa stimolare la scuola tedesca a specializzarsi sempre di piu’ come scuola di madrelingua.

L’intervista a Brugger sul quotidiano Alto Adige integra alcune dichiarazioni rilasciate al quotidiano Dolomiten di ieri (27/3/2008) da Brugger stesso, e da altri esponeti SVP, fra i quali l’oppositore Zeller, che continua a proporre una interpretazione letterale dell’articolo 19 dello Statuto di autonomia secondo la quale ogni forma di insegnamento veicolare delle lingue sarebbe espressamente vietato (per approfondire la posizione di Zeller, si veda una sua intervista del quotidiano Alto Adige del 22/9/2007).

Tra le prime reazioni politiche, quelle dei partiti del Centro destra, visibili qui.
Un commento al modo in cui l’informazione e’ stata data dal quotidiano Dolomiten si trova qui.

L’Universita’ di Bolzano cambia Rettore

Martedì, Marzo 25th, 2008

Rita Franceschini

Rita Franceschini, attuale Rettore della Libera Universita’ di Bolzano non e’ stata riconfermata nell’incarico. Cosi’ a settembre 2008, dopo una selezione internazionale, a Bolzano si insediera’ un nuovo rettore.

Il quotidiano Alto Adige, che in passato aveva usato toni anche aspri nei suoi confronti, nel dare la notizia commenta in questo modo:
“Svizzera, linguista, perfetta conoscitrice dell’italiano e del tedesco. Rita Franceschini sembrava la persona ideale per affrontare il tema del bilinguismo in Alto Adige. Le è stata affidata anche la direzione del Centro lingue dell’ateneo. Ma alla fine troppo spesso si è sottratta al dibattito pubblico: per molti un’occasione persa.”

Ma davvero Rita Franceschini si è tanto sottratta al dibattito pubblico sul tema del plurilinguismo?

A ma non sembra, almeno stando a una intervista a tutto tondo da lei concessa allo stesso quotidiano Alto Adige il 2 ottobre 2007.
Eccone alcuni punti salienti:

Il veto Svp a percorsi differenziati nell’apprendimento della seconda lingua per la scuola italiana e per quella tedesca, nasce da valutazioni tecniche, non politiche. La prima: se si rende troppo appetibile la scuola italiana c’è il rischio di mettere fuorigioco quella tedesca. La seconda: apprendimento precoce della seconda lingua, immersione, uso veicolare della seconda lingua, minano le competenze linguistiche nella propria madrelingua e, di riflesso, l’identità dei gruppi etnici. Vero o falso? Partiamo dall’ultimo.
Rita Franceschini«La risposta è semplice. Non è vero. Non lo è dal punto di vista tecnico-linguistico e non lo è, più in generale dal punto di vista identitario. Non c’è alcuna compromissione dell’acquisizione di competenze nella propria madrelingua. Goethe diceva che più si sa di un’altra lingua, più si sa della propria. Il plurilinguismo è un’opportunità straordinaria, come ha capito già da tempo il mondo dell’economia».

E per quanto riguarda l’adozione di un unico modello per le scuole italiane e tedesche, in modo da evitare il rischio di maggiore o minore attrattività dell’offerta della scuola di un gruppo rispetto all’altro?
Rita Franceschini«Ritengo sia sbagliato. Sono favorevole alla diversificazione dei modelli. La tendenza, anche in campo europeo, è quella ad ampliare le proposte formative, a moltiplicare l’offerta. E non ci vedo nulla di scandaloso. Posto che non esiste un modello valido per tutti, e che per questo i modelli devono essere dunque diversi e diversificati, l’unica cosa certa è che l’omologazione non è più possibile. Questo è quello che posso dire io dal punto di vista tecnico-conoscitivo, chiaro poi che sta ad altri attori individuare e proporre i modelli».

Il nuovo disegno di legge prevede anche lo stop all’uso veicolare della seconda lingua. Se si fanno lezioni di storia in tedesco, il voto deve essere di tedesco e non di storia. Cosa ne pensa?
Rita Franceschini«Il modello di insegnamento diversificato adottato dalla nostra università credo abbia dimostrato di funzionare. E anche bene. Se ha dato buoni risultati con i nostri studenti, perchè mai dovrebbe nuocere nelle classi precedenti? Se fosse anticipato anche solo di un anno noi come Lub saremmo contenti, ci troveremmo infatti a lavorare con studenti più preparati. (…) Una società come quella altoatesina, cioè un contesto plurilinguistico, ha ovviamente un potenziale enorme, questo è fuori discussione. Per esprimerlo bisogna adottare però scelte coerenti che vadano verso un miglior radicamento plurilinguistico. Valorizzarlo significa questo».

Oggi la situazione è che ci sono quartieri di Bolzano dove si può passare una vita intera senza parlare una parola di tedesco, mentre nei piccolo centri della valli accade il contrario.
Rita Franceschini«Quella altoatesina è una società che ha solo frange di multilinguismo, di questo bisogna prendere atto. Ma non sarà l’onorevole Zeller a determinare cosa accadrà nei prossimi anni e l’eventuale modifica dello status quo. Saranno i genitori l’elemento trainante, la forza che, se mai, spingerà verso una maggiore apertura e verso il cambiamento».

L’anomalia è che la politica non riesce a rispondere ad una richiesta nuova, e che parte dal basso, di maggiore multilinguismo. Del resto, lo Statuto è stato concepito per costruire due società parallele con pochi punti di contatto.
Rita Franceschini«Io non ho la pillola contro la paura».

Bastano queste poche righe per mostrare che Rita Franceschini alla fine di cose ne ha dette e in maniera tanto chiara che il dibattito sl bilinguismo Alto Adige non potrà in futuro non tenerne conto.
Argomenti di ben diversa consistenza rispetto a quelli usati dalla stessa Rita Franceschini nel 2003, alla sua prima intervista a Bolzano al quotidiano Alto Adige, che allora le aveva chiesto un parere sull’insegnamento precoce dell’italiano nelle scuole tedesche: «Si fa in tutta Europa ma non si sa quanto sia efficace». E poi, di seguito: «Non è vero che tanto prima, tanto meglio: anche da adulti si possono imparare bene le lingue straniere». «Il sistema scolastico è delicato come una piantina, per questo nei prossimi due o tre anni ascolterò con attenzione ma non dirò nulla sull’argomento».
Dal 2003 di anni ne sono passati cinque, Rita Franceschini ha rotto il silenzio e questo solo pochi mesi prima di lasciare il suo incarico.

Il testo completo dell’intervista di Rita Franceschini al quotidiano Alto Adige del 2 ottobre 2007 e’ ricopiato a questo link.
Il testo completo dell’intervista di Rita Franceschini al quotidiano Alto Adige del 3 dicembre 2003 e’ ricopiato a quest’altro link.

Rita Franceschini e’ membro del Gruppo di alto livello per il multilinguismo della Commissione europea, che nel 2007 ha prodotto questo importante rapporto finale.

Bambini italiani nelle scuole tedesche di Bolzano

Venerdì, Marzo 14th, 2008

Sui quotidiani di ieri, 13 marzo 2008, è stato dato ampio spazio alla notizia che la SVP di Bolzano sta completando una indagine sulle conoscenze linguistiche dei bambini iscritti nelle scuole dell’infanzia tedesche. Stando a quanto dichiara il promotore dell’iniziativa, Oswald Ellecosta, è necessario verificare se i bambini italiani causino o meno disagi alla normale attività didattica delle scuole tedesche, come lamenterebbero molti genitori, e poi agire di conseguenza, limitando in qualche modo le iscrizioni..

Una iniziativa questa criticata un po’ da tutti in provincia di Bolzano e, dal mio punto di vista, addirittura immotivata. Infatti l’ipotesi di alunni che, non possedendo adeguata conoscenza della lingua di insegnamento della scuola, ne compromettano il funzionamento è già prevista e regolamentata, dal 1988, da una norma di attuazione dello Statuto di autonomia, il DPR 15 luglio 1988, n.301, che prevede in tale contesto una valutazione preliminare da parte del Comitato di scuola materna, su proposta dell’insegnante e sentiti i genitori. Per brutta e poco condivisibile che sia, questa è una norma che esiste e rimanda la decisione a un preciso organismo, prevedendo nel contempo anche la possibilità di ricorso giurisdizionale a garanzia dei genitori.

Ellecosta quindi non ha motivo di raccogliere lamentele di genitori nei confronti di bambini italiani: dovrebbe invitare invece tutti a rivolgersi ai rispettivi insegnanti, ai quali soltanto spetta di richiedere l’intervento del Comitato e questo nella sola ipotesi di compromessa efficienza della scuola.
Il punto centrale, infatti , è questo: le norme di attuazione riconoscono esplicitamente il diritto dei genitori di scegliere liberamente la scuola di iscrizione dei loro figli ma limitano tale diritto al caso (del tutto eccezionale e da verificare di volta in volta) che ciò impedisca alla scuola di funzionare. Il focus è sul funzionamento, non su altri caratteri. Per questo, ribaltando la prospettiva, mi sento di affermare che una scuola può funzionare in modo estremamente efficace anche indipendentemente dalla madrelingua degli alunni. La partita di come funziona una scuola, insomma, si gioca sul piano della didattica, laddove puo’ essere del tutto superfluo decidere se una scuola sia quella giusta per un bambino solo a partire dalle sue conoscenze linguistiche iniziali.

Io uso chiamare “scuola ad immersione” l’approccio didattico che accetta chi non parla a casa la lingua della scuola e gliela insegna proprio a scuola, attraverso la normale attivitá didattica. Una scuola ad immersione è la sola risposta condivisa che la politica può dare al cittadino che pone la questione di un futuro plurilingue.

Durnwalder scrive a due ministri

Lunedì, Marzo 3rd, 2008

Il Ministro Linda Lanzillotta
Linda Lanzillotta

L’Ufficio stampa della Provincia di Bolzano, con un breve comunicato, ha dato notizia oggi di una lettera del Presidente della Provincia Durnwalder ai ministri Linda Lanzillotta e Giuseppe Fioroni su un episodio di presunta discriminazione avvenuto lo scorso anno presso la scuola media elementare in lingua tedesca di Villandro.

La presa di posizione di Durnwalder fa seguito a una risposta scritta di Linda Lanzillotta a una interrogazione dell’onorevole di opposizione Michaela Biancofiore: “In quella risposta ci sono affermazioni che la Provincia non condivide”, scrive Durnwalder, in particolare il riferimento alla scuola plurilingue e all’immersione, all’assenza delle quali sarebbe da ricondurre una delle cause dell’episodio. “Il ministro Lanzillotta afferma che la scuola plurilingue non è gradita al partito di maggioranza, ma in realtà - precisa Durnwalder - la scuola plurilingue non è prevista dallo statuto di autonomia, che sancisce invece il principio dell’insegnamento nella madrelingua degli alunni.”

Il testo completo dei due documenti (l’interrogazione di Michaela Biancofiore e la risposta scritta di Linda Lanzillotta) è visibile qui.

Vediamo cosa scrive Michaela Biancofiore:

“In Alto Adige certi episodi possono accadere perché è ancora vietata la così detta «immersione linguistica» ovvero la possibilità di creare scuole miste italiane-tedesche come viceversa è concesso alla minoranza ladina

E Linda Lanzillotta risponde nel modo seguente:

(1) Per quanto concerne, poi, l’ordinamento della scuola nella Provincia di Bolzano si ritiene opportuno evidenziare che l’articolo 19 dello Statuto della Provincia di Bolzano, decreto del Presidente della Repubblica n. 670 del 2002 prevede che l’insegnamento nelle scuole materne, elementari e secondarie, sia impartito nella lingua materna italiana o tedesca degli alunni da docenti per i quali tale lingua sia ugualmente quella materna.
(2.1) In Alto Adige, quindi, da decenni esistono tre distinti tipi di scuole: quelle in lingua italiana, in lingua tedesca e le scuole paritetiche delle località ladine. La creazione di un nuovo tipo di scuola plurilingue richiederebbe la modifica dello Statuto di Autonomia , (2.2) anche se da qualche anno si discute della possibilità di istituire un modello di immersione linguistica (in sostanza una scuola ove vi sia la possibilità di insegnare sia in italiano che in tedesco, a seconda delle materie) per promuovere l’integrazione degli alunni dei tre gruppi linguistici, ipotesi non gradita alla Suedtiroler Volskpartei (SVP), il partito tedesco di maggioranza assoluta.

Dunque il Ministro (a differenza di Michaela Biancofiore, che confonde immersione linguistica con scuole miste italiane/tedesche) mostra di conoscere benissimo quanto lo Statuto di autonomia prevede e quanto vieta. Sottolinea infatti che l’eventuale creazione di una scuola mista, alternativa all’attuale modello delle scuole separate per gruppo linguistico, non è attuabile senza una modifica dello Statuto (punto 2.1) e nel contempo afferma che l’immersione linguistica è una “possibilità” (da qualche anno allo studio in Alto Adige) (punto 2.2).

E’ l’immersione linguistica ad essere giudicata possibile ancorchè “non gradita alla SVP” (comunque non vietata dallo Statuto), non l’idea della scuola mista, che il Ministro stesso giudica non conforme alle norme (ma altro rispetto all’immersione).

Ognuno assuma la proprie responsabilitá, sembra potersi leggere tra le righe del testo licenziato dal Ministro: chi non gradisce l’immersione linguistica dica semplicemente che non la gradisce, non dica che è cosa vietata, visto che lo Statuto di autonomia vieta altro.

Un’ ottima risposta e giuridicamente ineccepibile quella di Linda Lanzillotta, indipendentemente dal fatto che Durnwalder condivida o non condivida.

Da parte sua Durnwalder non puo’, pero’, continuare a confondere i termini della questione, che in breve sintetizzo: la richiesta di una scuola ad immersione è diversa dalla richiesta della scuola mista, nasce dalla gente e si colloca dentro l’attuale sistema scolastico.

Nessuno puo’ ancora fingere di non avere chiaro questo, quando parla di scuola in Alto Adige.

Gruppi linguistici (convenzionali) vs. madrelingua

Domenica, Gennaio 27th, 2008

Alexander Langer

Lo Statuto di autonomia per il Trentino Alto Adige è costruito sul principio della distribuzione proporzionale delle risorse tra i gruppi linguistici, un principio che presuppone in ogni caso il conteggio nominativo delle persone in relazione ai gruppi linguistici.
Tutto cio’ non impedisce che i “gruppi linguistici” definiti dallo Statuto di autonomia, presentino caratteri di convenzionalità. Infatti, la ricognizione degli appartenenti ai diversi gruppi non è definitiva, ma viene aggiornata ogni dieci anni, indipendentemente dalle dichiarazioni precedenti.
E stato inoltre introdotto il concetto di “aggregazione” per consentire ai plurilingue e la tutte le persone di lingua diversa da quelle ufficialmente codificate, di aderire “convenzionalmente” ad un gruppo linguistico.
Infine, la norma che la SVp ha annunciato di avere allo studio allo scopo di prevedere una dichiarazione ad hoc per le candidature alle elezioni (norma elettorale) marca il carattere “convenzionale” dei gruppi linguistici.

Il convenzionalismo introdotto, paradossalmente cerca di salvare l’idea che l’appartenenza linguistica sia un dato oggettivo piuttosto che una questione personale e soggettiva. E’ comunque orientato a mantenere il sistema della distribuzione proporzionale delle risorse in Alto Adige.

Un passo importante nella direzione opposta - e cioè verso la personalizzazione del concetto di appartenenza linguistica - è stato compiuto negli anni ‘80 da Alexander Langer anche attraverso un ricorso in Consiglio di Stato.

Langer era stato escluso dall’insegnamento in provincia di Bolzano proprio perchè non non aveva dichiarato l’appartenenza linguistica al censimento 1981.
Al tempo per insegnare o per trasferirsi a Bolzano da scuole di altra provincia era richiesta proprio la dichiarazione di appartenenza linguistica resa al censimento, che doveva essere corrispondente alla lingua di insegnamento della scuola prescelta. Langer pero’ si accorse che l’articolo 19 dello Satuto di autonomia, diceva diversamente e precisamente:

“Nella provincia di Bolzano l’insegnamento nelle scuole materne, elementari e secondarie è impartito nella lingua materna italiana o tedesca degli alunni da docenti per i quali tale lingua sia ugualmente quella materna.”

Pertanto, argomento’, il concetto di riferimento nella scuola non è il gruppo linguistico, cosi’ come dichiarato al censimento (elemento oggettivo/convenzionale), ma la lingua materna dell’insegnante (elemento personale e soggettivo).

La sentenza a suo favore ha cambiato dagli anni 80 l’intera procedura di assunzione degli insegnanti di Bolzano: oggi essi dichiarano semplicemente con proprio atto notorio la propria “madrelingua”, avendo come metro solamente se stessi e questo indipendentemente dalle loro precedenti decisioni in sede di censimento.
Il passaggio dal concetto di “gruppo linguistico” a quello di “madrelingua”, scovato nelle pieghe dello Statuto di autonomia, è stato un contributo importante nella direzione della personalizzazione della appartenenza linguistica, per Langer avrebbe dovuto essere soprattutto un contributo allo smantellamento di quelle lui chiamava “gabbie etniche”, cioè dell’idea di gruppo linguistico come dato oggettivo (oggi sempre piu’ convenzionalmente assunto come dato oggettivo).

Gruppi linguistici

Venerdì, Gennaio 25th, 2008

Elena Artioli

Qualche settimana fa Elena Artioli, consigliere comunale di Bolzano eletta nelle liste della SVP, ha appreso dal suo partito di non potersi candidare alle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale, perchè in occasione del censimento si era dichiarata italiana. E soltanto un candidato appartenente al gruppo tedesco puo’ trovare posto nelle liste elettorali provinciali SVP, anche per motivi legati al calcolo della proporzionale nell’ impiego pubblico. Elena Artioli ha prontamente replicato di essere “mistilingue” e quindi di sentirsi tanto italiana (come è suo padre) quanto tedesca (come è sua madre). Quindi per lei non sarebbe stato un problema modificare la dichiarazione di appartenenza linguistica da italiana a tedesca, se questo era richiesto. Il partito prontamente ha messo allo studio una proposta di modifica della legge elettorale per consentire il cambio di dichiarazione.

Ne è nato un dibattito, tuttora in corso, tra favorevoli e contrari. Rilevante un faccia a faccia televisivo che ha contrapposto Elena Artioli a Franz Pahl, anche lui esponente della SVP. Da questo “Pro und Contra” possono essere tratti spunti di riflessione, per esempio si comprende con chiarezza quanto il sistema Alto Adige ha bisogno dei suoi “gruppi linguistici” per definirsi, a costo di tenerli in piedi convenzionalmente.

Il modello autonomistico dell’ Alto Adige, infatti, è stato costruito prevedendo la distribuzione delle risorse proprio in relazione alla consistenza dei gruppi linguistici. Cosi’ l’accesso al pubblico impiego ha quote riservate ai singoli gruppi e lo stesso vale per le agevolazioni in materia di edilizia abitativa, per i contributi finanziari dell’ente pubblico e via dicendo. Il concetto di “gruppo linguistico” gioca quindi un ruolo centrale. Senza una chiara determinazione di quali sono i gruppi linguistici sul territorio e di quante e quali sono le persone appartenenti ai singoli gruppi il modello autonomistico di Bolzano non sembra funzionare.

L’idea che l’intera realtà sociale debba essere letta sempre secondo il metro dei gruppi linguistici si e’ di conseguenza radicata in Alto Adige tanto da aver reso i gruppi linguistici una sorta di realtà oggettiva, un oggetto sociale considerato naturalmente dato e in qualche modo fisicamente connotato.
Anche gli oppositori storci del modello sottolineavano in passsato questa fisicità usanto il termine negativo “gabbie etniche”, parola che in piu’ aggiunge l’idea di arbitrarietà e di costrizione.

Il problema evidenziato dagli oppositori e’ che soltanto i gruppi linguistici esplicitamente previsti e descritti nello Statuto dell’ Alto Adige hanno rilevanza mentre le posizioni intermedie, come quella rappresentata da Elena Artioli al di fuori o al di sopra dei gruppi linguistici, sono negate. Il gruppo dei mistilingue (e anche questo si desume dal Pro und Contra Artioli/Pahl) non ha status a Bolzano, almeno non nel senso proprio dei gruppi italiano, tedesco e ladino.

In ogni caso, il salto da un gruppo all’altro ipotizzato per la ”mistilingue” Artioli dal suo partito è una strategia che cerca di salvare il modello Alto Adige ma lo fa al prezzo di rendere piu’ “convenzionali” e meno “reali” i gruppi linguistici. Una finzione giuridica per salvare una classificazione del mondo che probabilemente ha sempre meno a che fare con la realtà.

Elena Artioli, al di là del suo impegno in politica ha comunque aperto un club online per l’Alto Adige plurilingue che ha chiamato Supertoll. Sul sito è possibile visionare la registrazione del suo “Pro und Contra” con Franz Pahl.

Altri interventi rilevanti nei su Elena Artioli:

segnavia.wordpress.com
www.claudiodegasperi.net
www.stol.it
www.altoadige.it

Integration of the Majority Population

Martedì, Gennaio 8th, 2008

Il Presidente della FUEV, Hans Heinrich Hansen, accompagnato dalla vicepresidente Martha Stocker, ha incontrato a Bolzano il 7 gennaio 2008 il presidente della Provincia Luis Durnwalder e si è informato della situazione locale della minoranza tedesca e di quella ladina, in maniera particolare per ciò che riguarda la tutela dell’uso della propria madrelingua (Vedi comunicato stampa della Provincia).

L'incontro fra Hansen e Durnwalder (foto Ufficio Stampa provinci adi Bolzano)
L’incontro fra Hansen e Durnwalder

La Fuev (in Ingese Fuen: Federal Union of European Nationalities) è una organizzazione che così descrive i propri obiettivi nel proprio Statuto :

The object of the FUEN is to preserve national and regional characteristics, languages, cultures and the rights of ethnic groups as a whole and their members in particular, and also to create an internationally recognised code of rights of these ethnic groups.

Nonostante in passato si siano registrate critiche anche feroci nei confronti di questa organizzazione ( si veda per esempio: Zendron e la Interrogazione 5764/97 in Consiglio Provinciale a Bolzano, la Regione Trentino Alto Adige sostiene anche finanziariamente la Fuev con una quota di 30.000 Euro all’anno (vedi la relativa delibera del 2006).

Sfogliando la documentazione in rete, ho comunque trovato un testo decisamente interessante dal titolo: The Right to Education for the Autochthonous, National Minorities in Europe. Si tratta di una serie di punti discussi e poi approvati al termine del 52esimo congresso annuale Fuen, che si è tenuto a Tallin, in Estonia, dal 16 al 20 maggio 2007. Riporto il paragrafo secondo me più rilevante:

INTEGRATION OF THE MAJORITY POPULATION

To comply with one of the education objectives from the legal documents – stimulating tolerance, dialogue and understanding – it is necessary in the education systems not only to teach knowledge about the culture, language, history, religion and traditions
amongst the minority, but also amongst the majority population. The application of the right to education thus includes both the minority as well as the majority population.

1. The education system of a state must teach knowledge about the minorities that live in this state also to the majority population, in particular through the subjects of history, economics/politics, art, music and literature.

2. E Education systems must comply with the requirements of the society of today. The intercultural perspective in the curricula is required to create interaction between persons belonging to minority and majority and to stimulate the development of the own identity and to ensure understanding for other identities.

3. The learning of the minority language by the majority population living in the area of settlement of a minority must be aimed at, so that the majority also can use the advantages of early bi- and multilingualism.

4. A condition for this is an appropriate language policy, which encourages to learn the minority language.

In definitiva, ci dice la Fuen, la tutela delle minoranze in Europa passa anche attraverso azioni di integrazione linguistica delle maggioranze, attraverso l’adozione di una prospettiva multiculturale, lo sviluppo del bi-multilinguismo precoce e la messa a punto di adeguate politiche linguistiche.

Tutte cose che in Sudtirolo sembrano essere tiepidamente considerate, se non a volte addirittura ostacolate. Peraltro a Bolzano manca del tutto l’idea che il multilinguismo possa essere sostenuto attraverso l’adozione di strategie linguistiche consapevoli, definite sul piano della progettazione politica. Molto, dice spesso lo stesso Durnwalder, dipende dalla buona volontà dei cittadini, mostrando così un chiaro atteggiamento prepolitico su tale argomento.

Bilinguismo utilitaristico

Domenica, Gennaio 6th, 2008

Ivo Carli - Immagine tratta dal sito Ufficiale dei Verdi dell'Alto Adige
Ivo Carli

Trovo sul sito dei Verdi dell’Alto Adige una presa di posizione ormai “storica” della Cooperativa AlphaBeta, di Merano, su Bilinguismo e Immersione linguistica.
“Storica” perchè il documento risale al 1999, precisamente al 21 di dicembre, solstizio di inverno (incidentalmente, il giorno dove il sole è piu’ basso all’orizzonte).

Al tempo in molti mi avevano detto che i maggiori paletti, le piu’ significative azioni di ostacolo alla creazione delle scuole ad immersione in Europa provenivano proprio dalle agenzie di educazione linguistica e argomentavano partendo dal semplice assunto che se fosse la scuola a garantire la conoscenza delle lingue, allora le agenzie avrebbero ben poco margine di intervento. Non so se oggi le cose stiano ancora cosi’ ma il documento di AlphaBeta del dicembre 1999 è emblematico e sembra dare ragione a questi critici delle agenzie.
Poi, come mai un documento di AlphaBeta stia sul sito dei Verdi di Bolzano, non è spiegato. Una ipotesi è nella persona di Ivo Carli, presidente della cooperativa Alpha Beta e al tempo collaboratore del gruppo consiliare Verde a Bolzano.

Ecco alcuni punti salienti del documento, peraltro consultabile integralmente cliccando qui.

3. Il bilinguismo che si è affermato in Sudtirolo negli ultimi anni corrisponde ad un modello strumentale ed utilitaristico, funzionale ad un mondo che resta separato in due società che vivono l’una accanto all’altra, che curano innanzi tutto ciascuna la propria identità e che entrano in relazione (linguistica) con l’altro soprattutto a fini pratici, economici, utilitaristici, strumentali.4. E’ un modello di Società-Bancomat in due sensi: da una parte, scelta la propria lingua, si può andare avanti ignorando completamente gli altri; dall’altra, quello che interessa ottenere alla fine del processo è il risultato economico, l’appropriazione di qualche sussidio-privilegio-vantaggio come unico fine dell’eventuale relazione. Si usa dunque, quando si usa, una seconda lingua standard, depurata di rapporti amichevoli e di curiosità culturali, un italiano buono per leggere i listini del Sole 24ore, un tedesco buono per frugare tra le occasioni offerte dalla Wirtschaftszeitung.

7. L’insegnamento ad immersione linguistica rappresenta il lato migliore, ma anche quello più compiutamente coerente, di questo tipo di bilinguismo strumentale: un apprendimento dove la presenza dell’altro è solo simulata in una situazione comunicativa standard, dove viene sottolineata l’esigenza di apprendere al meglio la lingua alta, depurata il più possibile da influssi dialettali. Nell’immersione, insomma, si apprende il tedesco senza il sudtirolese – e senza i sudtirolesi. L’idea di creare sezioni tedesche nella scuola italiana o viceversa, mentre prende atto del problema, rappresenta l’ultimo tentativo di risolvere costruendo un altro ghetto e evitando il contatto e la contaminazione.