Rita Franceschini, attuale Rettore della Libera Universita’ di Bolzano non e’ stata riconfermata nell’incarico. Cosi’ a settembre 2008, dopo una selezione internazionale, a Bolzano si insediera’ un nuovo rettore.
Il quotidiano Alto Adige, che in passato aveva usato toni anche aspri nei suoi confronti, nel dare la notizia commenta in questo modo:
“Svizzera, linguista, perfetta conoscitrice dell’italiano e del tedesco. Rita Franceschini sembrava la persona ideale per affrontare il tema del bilinguismo in Alto Adige. Le è stata affidata anche la direzione del Centro lingue dell’ateneo. Ma alla fine troppo spesso si è sottratta al dibattito pubblico: per molti un’occasione persa.”
Ma davvero Rita Franceschini si è tanto sottratta al dibattito pubblico sul tema del plurilinguismo?
A ma non sembra, almeno stando a una intervista a tutto tondo da lei concessa allo stesso quotidiano Alto Adige il 2 ottobre 2007.
Eccone alcuni punti salienti:
Il veto Svp a percorsi differenziati nell’apprendimento della seconda lingua per la scuola italiana e per quella tedesca, nasce da valutazioni tecniche, non politiche. La prima: se si rende troppo appetibile la scuola italiana c’è il rischio di mettere fuorigioco quella tedesca. La seconda: apprendimento precoce della seconda lingua, immersione, uso veicolare della seconda lingua, minano le competenze linguistiche nella propria madrelingua e, di riflesso, l’identità dei gruppi etnici. Vero o falso? Partiamo dall’ultimo.
«La risposta è semplice. Non è vero. Non lo è dal punto di vista tecnico-linguistico e non lo è, più in generale dal punto di vista identitario. Non c’è alcuna compromissione dell’acquisizione di competenze nella propria madrelingua. Goethe diceva che più si sa di un’altra lingua, più si sa della propria. Il plurilinguismo è un’opportunità straordinaria, come ha capito già da tempo il mondo dell’economia».
E per quanto riguarda l’adozione di un unico modello per le scuole italiane e tedesche, in modo da evitare il rischio di maggiore o minore attrattività dell’offerta della scuola di un gruppo rispetto all’altro?
«Ritengo sia sbagliato. Sono favorevole alla diversificazione dei modelli. La tendenza, anche in campo europeo, è quella ad ampliare le proposte formative, a moltiplicare l’offerta. E non ci vedo nulla di scandaloso. Posto che non esiste un modello valido per tutti, e che per questo i modelli devono essere dunque diversi e diversificati, l’unica cosa certa è che l’omologazione non è più possibile. Questo è quello che posso dire io dal punto di vista tecnico-conoscitivo, chiaro poi che sta ad altri attori individuare e proporre i modelli».
Il nuovo disegno di legge prevede anche lo stop all’uso veicolare della seconda lingua. Se si fanno lezioni di storia in tedesco, il voto deve essere di tedesco e non di storia. Cosa ne pensa?
«Il modello di insegnamento diversificato adottato dalla nostra università credo abbia dimostrato di funzionare. E anche bene. Se ha dato buoni risultati con i nostri studenti, perchè mai dovrebbe nuocere nelle classi precedenti? Se fosse anticipato anche solo di un anno noi come Lub saremmo contenti, ci troveremmo infatti a lavorare con studenti più preparati. (…) Una società come quella altoatesina, cioè un contesto plurilinguistico, ha ovviamente un potenziale enorme, questo è fuori discussione. Per esprimerlo bisogna adottare però scelte coerenti che vadano verso un miglior radicamento plurilinguistico. Valorizzarlo significa questo».
Oggi la situazione è che ci sono quartieri di Bolzano dove si può passare una vita intera senza parlare una parola di tedesco, mentre nei piccolo centri della valli accade il contrario.
«Quella altoatesina è una società che ha solo frange di multilinguismo, di questo bisogna prendere atto. Ma non sarà l’onorevole Zeller a determinare cosa accadrà nei prossimi anni e l’eventuale modifica dello status quo. Saranno i genitori l’elemento trainante, la forza che, se mai, spingerà verso una maggiore apertura e verso il cambiamento».
L’anomalia è che la politica non riesce a rispondere ad una richiesta nuova, e che parte dal basso, di maggiore multilinguismo. Del resto, lo Statuto è stato concepito per costruire due società parallele con pochi punti di contatto.
«Io non ho la pillola contro la paura».
Bastano queste poche righe per mostrare che Rita Franceschini alla fine di cose ne ha dette e in maniera tanto chiara che il dibattito sl bilinguismo Alto Adige non potrà in futuro non tenerne conto.
Argomenti di ben diversa consistenza rispetto a quelli usati dalla stessa Rita Franceschini nel 2003, alla sua prima intervista a Bolzano al quotidiano Alto Adige, che allora le aveva chiesto un parere sull’insegnamento precoce dell’italiano nelle scuole tedesche: «Si fa in tutta Europa ma non si sa quanto sia efficace». E poi, di seguito: «Non è vero che tanto prima, tanto meglio: anche da adulti si possono imparare bene le lingue straniere». «Il sistema scolastico è delicato come una piantina, per questo nei prossimi due o tre anni ascolterò con attenzione ma non dirò nulla sull’argomento».
Dal 2003 di anni ne sono passati cinque, Rita Franceschini ha rotto il silenzio e questo solo pochi mesi prima di lasciare il suo incarico.
Il testo completo dell’intervista di Rita Franceschini al quotidiano Alto Adige del 2 ottobre 2007 e’ ricopiato a questo link.
Il testo completo dell’intervista di Rita Franceschini al quotidiano Alto Adige del 3 dicembre 2003 e’ ricopiato a quest’altro link.
Rita Franceschini e’ membro del Gruppo di alto livello per il multilinguismo della Commissione europea, che nel 2007 ha prodotto questo importante rapporto finale.