Bruna Rauzi, ex Sovrintendente Scolastica di Bolzano, in pensione da oggi, non ha mancato di esternare il proprio pensiero in una intervista al quotidiano Alto Adige. Ecco i punti salienti del Rauzi-pensiero, per quanto riguarda la scuola bilingue:
“Sovrintendente Rauzi, com’è cambiata la scuola altoatesina in questi anni?
Ci sono stati almeno due momenti storici. Il primo è quello del 1996, con il passaggio delle competenze sulla scuola alla Provincia. Oltre a portare qui le competenze, abbiamo creato una scuola autonoma, precorrendo i tempi sul federalismo. Poi c’è stato il 2000, con la legge sull’autonomia della scuola e dei singoli istituti.
Un’autonomia che secondo alcuni permetterebbe alle singole scuole di partire con l’immersione…
L’apprendimento della seconda lingua è sempre stato il nostro grande problema. Abbiamo continuato a lavorarci. Nel 1994 abbiamo rivisto i programmi di insegnamento che risalivano ancora al 1978. Nel 1996 abbiamo approvato la norma di attuazione. Poi c’è stato l’intermezzo della scuola trilingue. Oggi sono convinta che le ore di seconda lingua nelle scuole elementari e nelle medie sono più che sufficienti. Quello su cui dobbiamo davvero puntare è il bilinguismo precoce. Lo studio sui dieci anni di sperimentazione del bilinguismo precoce negli asili italiani è stato pubblicato proprio in queste settimane e certifica che il metodo funziona. E allora perché non estenderlo a tutte le scuole dell’infanzia?
E l’immersione o, come si dice oggi, l’uso veicolare della seconda lingua?
Le lingue si imparano attraverso le emozioni e le esperienze di vita, non attraverso le materie. Per questo dico che è fondamentale puntare sul bilinguismo precoce, è l’infanzia il periodo chiave per l’apprendimento. Però la scuola non può fare tutto da sola: devono muoversi anche i genitori.”
Sconcertante, in questa intervista, l’idea - tutta di Bruna Rauzi - che sia inessenziale puntare sull’ insegnamento veicolare delle lingue attraverso le materie (CLIL), come oggi si accinge a fare tutta l’Europa, ma che la vera innovazione consista nel lavorare in maniera innovativa soltanto nelle sole scuole dell’infanzia. Se questo è stato il filo conduttore dell’azione di Bruna Rauzi nei sedici anni in cui è stata a capo della scuola italina della provincia di Bolzano, allora si comprende perchè a tutt’oggi non esista ancora a Bolzano una vera scuola bilingue. I divieti della politica sono probabilmente un alibi, in realtà è il mondo della scuola di Bolzano che non ha voluto l’innovazione linguistica.