Immersione linguistica e la forza delle parole
Non mi è mai capitato di trovare né in Alto Adige, né altrove, obiezioni all’idea che conoscere piu’ lingue è un valore, una risorsa e un’occasione formativa centrale per i giovani. E nemmeno ho incontrato qualcuno che negasse che le occasioni di incontro fra ragazzi di lingua diversa sono un modo privilegiato per l’apprendimento delle lingue.
A Bolzano comunque i “distinguo” emergono quando si comincia a passare dalle dichiarazioni di principio alle proposte operative e scolastiche. A quel punto ci si divide subito fra chi chi ritiene che debba essere la scuola ad avere il ruolo principale nell’educazione bilingue e chi , invece, credendo poco alla scuola, ritiene determinate solo l’impegno individuale dei ragazzi, l’esempio delle famiglie e soprattutto, sul piano sociale, la rimozione degli ostacoli ai contatti fra ragazzi di lingua diversa.
Se poi, tornando alla scuola, consideriamo l’idea, peraltro largamente affermata in Europa, che l’apprendimento delle lingue non puo’ piu’ realizzarsi continuando ad insegnare le lingue alla vecchia maniera come materie a se stanti, ma che è necessario cominciare ad insegnare le lingue attraverso le discipline non linguistiche, allora in il clima si guasta e questo a Bolzano succede ogni volta che qualcuno usa la parola “immersione”: l’avversione a Bolzano è principalmente verso quella parola.
Come succede ad altre parole “immersione linguistica” ha però un significato tecnico ben preciso e vuol dire veicolare lingua attraverso le materie (la matematica, la geografia, l’informatica, la fisica, …), un modo per apprendere le lingue senza aumentare il peso superfluo delle ore di insegnamento di lingua, semplicemente sciogliendo insieme lingue e materie e avendo in mente un preciso progetto che porti lingua a chi studia contenuti. Il clima non si guasta di certo per questo preciso significato, sono piuttosto cattive interferenze della politica, di una politica che non vuole aprire gli occhi preferendo restare ancorata al vecchio, ad avvelenare il clima.
Per esempio, vediamo la posizione della SVP da vent’anni a questa parte sul tema dell’immersione linguistica: questo partito ha costantemente giocato sulla confusione fra la didattica ad immersione e la scuola unica, che la SVP chiama, con dispregio, scuola mista. I progetti di immersione linguistica, però, non sono certo la proposta di una scuola alternativa a quelle previste dallo Statuto di Autonomia ma piuttosto coesistono con l’attuale ordinamento scolastico dell’Alto Adige, quindi con una chiara distinzione tra scuole italiane, scuole tedesche e con le scuole paritetiche nelle valli ladine: si garantisce in ogni caso a tutti la scelta individuale di una scuola nella propria lingua. Solo che molti cittadini vorrebbero poter avere dentro la scuola italiana o dentro la scuola tedesca anche delle sezioni ad immersione, sezioni classificabili come bilingui ma che non sono una scuola unica obbligatoria per tutti.
Se la SVP gioca con la paura dell’assimilazione attraverso lo spettro della scuola unica, idea a cui l’immersione linguistica è comunque estranea, i partiti italiani a tutt’oggi suoi alleati non hanno esitato a fornire alla stessa SVP argomenti a supporto. Per esempio nel luglio del 2009 Tommasini, presentando una propria iniziativa di potenziamento linguistico ha dichiarato alla stampa: “l’immersione è un concetto superato”. E a sinistra anche i Verdi, non alleati ma oppositori della SVP, hanno scritto: “L’immersione linguistica propone un bilinguismo solo strumentale” e quindi, dal loro punto di vista, deteriore e da non sostenere.
Il fatto che le principali resistenze ad una scuola ad immersione linguistica vengano dalla sinistra, sia essa alleata o in opposizione alla SVP, sembra mostrare una certa distanza della sinistra dell’Alto Adige dalle famiglie su questo tema. I cittadini, nonostante i molti intellettualismi delle argomentazioni della sinistra, continuano a pronunciare la parola “immersione” e a riconoscersi in una sua certa forza liberatoria: immersione vuol dire piena cittadinanza, pieno accesso al lavoro, piena parità, costruzione dell’identità. Non è cosa da sacrificare ai bizantinismi, ma rivendicazione sociale e personale.
Se il futuro a Bolzano è il bilinguismo; libertà è anche poter scegliere un modello scolastico adeguato al futuro. La mia idea è che tutta la politica deve cominciare a farsi carico di questa esigenza, dovrebbe dichiarare che il bilinguismo è un valore e che la scuola lo deve perseguire con priorità. La politica deve farsi carico dei progetti, deve garantirne la continuità e assicurare le risorse; altrimenti non è politica ma amministrazione piatta dell’esistente.