We have a Dream
I have a dream - Modell einer mehrsprachigen Schule , questo il titolo dell’ incontro in cui i Verdi dell’Alto Adige hanno presentato ieri, 17 novembre 2007 a Bolzano, le linee del modello di scuola plurlingue elaborato da Verena Debiasi e Christine Tonsern.
Si tratta di un’offerta aggiuntiva, quindi non di un sistema di istruzione alternativo al sistema attuale del Sudtirolo, basato su scuole rigorosamente divise per lingua di insegnamento. La distinzione fra scuole in lingua italiana e scuole in lingua tedesca, non dovrebbe cadere, ha spiegato Verena Debiasi, ma all’interno delle varie scuole dovrebbero svilupparsi progetti e classi plurilingui, con forti interrelazioni fra le scuole di diversa lingua di insegnamento.
Nelle classi plurilingue lavorerebbero alla pari isegnanti di madrelinga italiana e tedesca, coordinando e organizzando l’insegnamento delle materie ognuna nella propria lingua. Su questo versante risulta poi fondamentale una formazione specifica delli insegnanti che si troverebbero ad operare in tale contesto plurilingue.
Ogni circoscrizione del territorio provinciale dovrebbe avere una scuola primaria e una scuola media organizzata in questo modo. Le norme esistenti non prevedono l’iscrizione degli alunni alla scuola corrispondente alla lingua parlata in famiglia e in questo modo le famiglie stesse potrebbero sceglere una scuola plurilingue in base all’offerta sul territorio.
Punto fondamentale del modello di Verena Debiasi e Christine Tonsern è la centralità dell’incontro e dell’apprendimento interculturale, che si associa saldamente a una proposta di insegnamento veicolare delle lingue.
Questo mi sembra l’elemento di vera novità della proposta dei Verdi dell’Alto Adige.
Tento di schematizzare il mio pensiero:
La maggior parte delle proposte degli ultimi quindici anni in direzione di una una di scuola plurilingue in Alto Adige può essere classificata secondo due macrocategorie:
1) incontro —> lingua (proposte interculturali: enfasi sui gemellaggi, sugli scambi linguistici, sull’extrascuola)
2) lingua —> incontro (scuola ad immersione linguistica: enfasi sull’uso veicolare della lingua)
La nuova proposta elaborata da Verena Debiasi e Christine Tonsern salda i due approcci nel modo seguente:
3) incontro <---> lingua (intercultulturaltà + insegnamento veicolare delle lingue).
Alla presentazione ha partecipato una cinquantina di persone, ognuna delle quali poi nella discussione ai tavolini del WordCafe, ha potuto dire la sua, contribuendo cosi’ al processo di elaborazione del modello.
Una proposta che nasce all’insegna della condivisione e del confronto, anche questo un elemento caratterizzante in positivo.
Non per niente all’inizio dei lavori era partita dalla sala la proposta, subito accolta, di sostituire nel titolo della presentazione: I have a dream con We have a dream.
Novembre 20th, 2007 at 5:20 pm
In verità l’idea di fare una sezione che colleghi una scuola in lingua italiana ed una in lingua tedesca, facendo così collaborare le/gli insegnanti delle due istituzioni, che sia a libera scelta di genitori e alunne/i, sembrerebbe un’idea strepitosa!
Un’adeguata formazione delle/degl insegnanti ed una certa volontà politica, e si potrebbe partire… Ma le scuole ci staranno…?!?!
Novembre 20th, 2007 at 8:21 pm
Carissimi, non credo che l’art.19 si aggiri mettendo 2 insegnanti in compresenza! Pensate a quanti insegnanti ci vorrebbero…dapperttutto ci si orienta al risparmio:si riducono le ore di sostegno, ci si inventa la FB (quest’ultima necessita solo di individualizzazione e non di sostegno!!) si contano i minuti agli insegnanti, si recupera la Bereitschaft , le ore perse, se la classe è via. Insomma per l’immaginario collettivo politico l’insegnante lavora ancora troppo poco! (1)
Novembre 21st, 2007 at 9:59 pm
Mi domando se nel gruppo di lavoro che ha formulato la proposta di “scuola bilingue” ci fosse almeno un insegnante di seconda lingua della scuola tedesca, dal momento che c’è da aspettarsi che le maggiori reticenze all’introduzione di questo nuovo modello potrebbero provenire dalla scuola tedesca. Noi, operatori sul campo, giorno dopo giorno, viviamo (soprattutto in periferia!!) un autentico e crescente disagio linguistico e culturale. (2)
Novembre 21st, 2007 at 10:00 pm
hai ragione sull’immaginario collettivo - o politico?! SIGH!!
vorrei precisare che le compresenze non sarebbero il metodo privilegiato, anzi!! a parte una prima fase, in cui ci potrebbero essere (POTREBBERO, ma se ne dovrebbe discutere - e la proposta lo fa), le ulteriori lezioni si svolgerebbero in UNA o l’altra lingua con sostanzialmente UN’insegnante (a parte assistenti o ins. di sostegno).
la cosa interessante è che si tratterebbe di una collaborazione tra due scuole che metterebbero a disposizione le/gli insegnanti!
per quanto riguarda la Bereitschaft : non è recuperabile! - informati da uno dei sindacati e fate valere la vostra voce nei collegi docenti!!
Novembre 22nd, 2007 at 4:12 pm
ciao io sono un’insegnante di italiano L2 e madre di due ragazzi bilingui…sono interessssatisssima alla questione, sono d’accordo con tutti quelli che sono favorevoli a un possibile alternativa e spero solo che per i verdi non sia solo un acampagna elettorale….
Giugno 12th, 2008 at 4:33 pm
[…] Non voglio addentrarmi troppo nella discussione sui contenuti della proposta, che io trovo in linea si massima condivisibile (rimando a una più approfondita lettura del testo Debiasi-Tonsern: 1, 2, 3), mi limiterei piuttosto a esprimere alcune mie perplessità. Questo progetto ha il difetto principale di rivolgersi quasi solo alle famiglie bilingui, anziché raggiungere chi per ignoranza o pigrizia casca nella trappola della “lingua locomotiva” (Saurer); il problema principale in Alto Adige non è rappresentato dai genitori che considerano utile per i propri figli la conoscenza di più lingue — pur in un sistema che nega loro il diritto di realizzarla compiutamente — bensì da coloro i quali faticano ad accettare l’esigenza del bi/trilinguismo e trasmettono così tale insicurezza ai figli. Peccando così di eccessivo elitarismo, una cerchia di persone propense al cambiamento ne limitano gli effetti, trascurando soluzioni alla vera emergenza in Sudtirolo: l’affermarsi di un’intera generazione di monolingui. L’impressione è che regni un po’ di pressapochismo, dovuto forse al timore di fare un passo più lungo della gamba. D’altro canto è meglio così… passi concreti, decisioni dal basso, nessuna imposizione dall’alto. Insomma: poche pretese e un reale salto di qualità. […]
Giugno 12th, 2008 at 9:09 pm
[…] Non voglio addentrarmi troppo nella discussione sui contenuti della proposta, che trovo in linea di massima condivisibile (rimando a una più approfondita lettura del testo Debiasi-Tonsern: 1, 2, 3), mi limiterei piuttosto a esprimere alcune [poche] perplessità. Questo progetto ha il difetto principale di rivolgersi quasi solo alle famiglie bilingui, anziché raggiungere chi per ignoranza o pigrizia casca nella trappola della “lingua locomotiva” (Saurer); il problema principale in Alto Adige non è rappresentato dai genitori che considerano utile per i propri figli la conoscenza di più lingue — pur in un sistema che nega loro il diritto di realizzarla compiutamente — bensì da coloro i quali faticano ad accettare l’esigenza del bi/trilinguismo e trasmettono così tale insicurezza ai figli. Peccando così di eccessivo elitarismo, una cerchia di persone propense al cambiamento ne limitano gli effetti, trascurando soluzioni alla vera emergenza in Sudtirolo: l’affermarsi di un’intera generazione di monolingui. L’impressione è che regni un po’ di pressapochismo, dovuto forse al timore di fare un passo più lungo della gamba. D’altro canto è meglio così… passi concreti, decisioni dal basso, nessuna imposizione dall’alto. Insomma: poche pretese e ricerca di un reale “salto di qualità”. […]
Settembre 4th, 2008 at 2:34 pm
Tutte quisquiglie …! Finchè ci saranno “italiani” e cittadini stranieri che,per opportunismo o per opportunità, falsamente si dichiarano di gruppo linguistico tedesco, sottraendo posti di lavoro e risorse finanziaria agli “onesti italiani” non si rimedierà mai nulla, anzi … L’uomo che rinnega la propria origine, la propria cultura, i proprei usi e costumi non avrà più una definita personalità, cioè si condanna da solo. Le lingue sono una cosa, la personalità un’altra cosa.Sarebbe ora di sperperare meno danaro e di fare “propaganda politica” su argomenti più seri.
Aspettiamo tempi migliori…e seguite sempre la “giusta” coscienza..sarete giovani più tranquilli e sereni. Dichiaratevi ciò che veramente siete.