Lingue a colori

Novembre 23rd, 2007

L’insegnamento in più lingue a scuola è uno dei temi forti di Futurum 2007, la fiera della formazione dell’Alto Adige, quest’anno al suo esordio. Decisamente interessante l’approccio “a colori” delle scuole dell’infanzia ladine di Gardena e Badia.
Tutte le attivita’ in queste scuole sono marcate attraverso contrassegni colorati che indicano la lingua in cui il lavoro viene svolto.

lingue a colori

Se l’attività viene svolta in italiano il colore prescelto e’ il giallo, se la stessa (o un’altra) attivita’ è svolta in tedesco il colore di riferimento e’ il rosso, se la lingua è il ladino, il colore e’ il verde.

Questi colori accompagnano i bambini lungo tutto l’arco della scuola dell’infanzia, consentendo di usare piu’ lingue e avendo sempre ben chiaro quale lingua si stia parlando in un preciso momento.
Anche i pupazzi nelle drammatizzazioni indossano un abito linguistico (rosso, giallo o verde).

Lingue a colori

Nelle scuole dell’infanzia ladine e’ generalmente una stessa insegnante ad usare di volta in volta le diverse lingue.
I colori associati agli oggetti e ai luoghi sono la marcatura semantica, il “tag” usato nelle attivià’ di tutti i giorni.
Probabilmente e’ proprio questo approccio a consentire alle scuole ladine di prescindere dal principio “una persona una lingua“, di solito considerato attentamente nell’insegnamento precoce delle lingue. Nelle scuole ladine la marcatura della lingua continua ad essere molto forte, ma si sposta dalla persona dell’insegnante alla costruzione degli oggetti.

(post pubblicato anche sul blog di Scuola3d)

We have a Dream

Novembre 18th, 2007

I have a dream - Modell einer mehrsprachigen Schule , questo il titolo dell’ incontro in cui i Verdi dell’Alto Adige hanno presentato ieri, 17 novembre 2007 a Bolzano, le linee del modello di scuola plurlingue elaborato da Verena Debiasi e Christine Tonsern.

Si tratta di un’offerta aggiuntiva, quindi non di un sistema di istruzione alternativo al sistema attuale del Sudtirolo, basato su scuole rigorosamente divise per lingua di insegnamento. La distinzione fra scuole in lingua italiana e scuole in lingua tedesca, non dovrebbe cadere, ha spiegato Verena Debiasi, ma all’interno delle varie scuole dovrebbero svilupparsi progetti e classi plurilingui, con forti interrelazioni fra le scuole di diversa lingua di insegnamento.

Nelle classi plurilingue lavorerebbero alla pari isegnanti di madrelinga italiana e tedesca, coordinando e organizzando l’insegnamento delle materie ognuna nella propria lingua. Su questo versante risulta poi fondamentale una formazione specifica delli insegnanti che si troverebbero ad operare in tale contesto plurilingue.

Ogni circoscrizione del territorio provinciale dovrebbe avere una scuola primaria e una scuola media organizzata in questo modo. Le norme esistenti non prevedono l’iscrizione degli alunni alla scuola corrispondente alla lingua parlata in famiglia e in questo modo le famiglie stesse potrebbero sceglere una scuola plurilingue in base all’offerta sul territorio.

Punto fondamentale del modello di Verena Debiasi e Christine Tonsern è la centralità dell’incontro e dell’apprendimento interculturale, che si associa saldamente a una proposta di insegnamento veicolare delle lingue.
Questo mi sembra l’elemento di vera novità della proposta dei Verdi dell’Alto Adige.

Tento di schematizzare il mio pensiero:

La maggior parte delle proposte degli ultimi quindici anni in direzione di una una di scuola plurilingue in Alto Adige può essere classificata secondo due macrocategorie:

1) incontro —> lingua (proposte interculturali: enfasi sui gemellaggi, sugli scambi linguistici, sull’extrascuola)

2) lingua —> incontro (scuola ad immersione linguistica: enfasi sull’uso veicolare della lingua)

La nuova proposta elaborata da Verena Debiasi e Christine Tonsern salda i due approcci nel modo seguente:

3) incontro <---> lingua (intercultulturaltà + insegnamento veicolare delle lingue).

Alla presentazione ha partecipato una cinquantina di persone, ognuna delle quali poi nella discussione ai tavolini del WordCafe, ha potuto dire la sua, contribuendo cosi’ al processo di elaborazione del modello.

La presentazione dei lavori del WordCafe

Una proposta che nasce all’insegna della condivisione e del confronto, anche questo un elemento caratterizzante in positivo.
Non per niente all’inizio dei lavori era partita dalla sala la proposta, subito accolta, di sostituire nel titolo della presentazione: I have a dream con We have a dream.

Un modello di scuola plurilingue

Novembre 14th, 2007

Verena Debiasi e Christine Tonsern

Verena Debiasi e Christine Tonsern hanno elaborato un modello di scuola plurilingue che definiscono “realizzabile” dentro l’Autonomia provinciale di Bolzano.
Ne da’ notizia in un suo comunicato il portavoce provinciale dei Verdi dell’Alto Adige.

La presentazione del modello e la successiva discussione in vista delle definizione di un modello definitivo, avra luogo sabato 17 novembre 2007 a Bolzano, presso la casa Altmann, sala B, in piazza Gries, 18.

Ecco il comunicato, con le prime indicazioni sulla proposta di Verena Debiasi e Christine Tonsern:

“I tempi sembrano maturi. Negli ultimi mesi la scuola è stata al centro del dibattito pubblico. Mai come in questo periodo l’apprendimento lingui­stico è stato discusso così apertamente ed in maniera tanto controversa. La ormai troppo stretta corazza protettiva dell’articolo19 inizia a creparsi sotto la spinta dei nuovi bisogni che si sviluppano nella nostra società.

Verena Debiasi e Christine Tonsern, due competenti insegnanti di lingua e di seconda lingua, con il loro modello di scuola plurilingue vogliono dare una risposta alla domanda emergente delle nuove generazioni alto­atesine.
La loro è una proposta di scuola aggiuntiva, che vuole unire ciò che va unito. Il loro modello prevede una parte di lezioni in tedesco ed un’altra in italiano. Nessuno mette in discussione il diritto all’insegnamento nella madrelingua, ma bisogna saper guardare oltre. Per far ciò non serve ri­scoprire l’acqua calda, in Europa e nel mondo esistono già modelli col­laudati. E anche l’Alto Adige ha già diverse esperienze da mettere in mo­stra, anche se sono state sviluppate e attuate quasi sempre al di là della politica ufficiale.
Le autrici presenteranno il loro modello di scuola plurilingue. Seguirà poi un World Cafè, durante il quale le persone partecipanti discuteranno con chi vorranno degli aspetti che sembreranno loro importanti. Gli e le invitate, genitori, alunne ed alunni, insegnanti, esperte ed interessati potranno così far confluire le loro idee nel modello definitivo.”

Patentino

Novembre 11th, 2007

A Roma, in queste settimane la Commissione dei Sei sta lavorando ad una norma di attuazione dello Statuto speciale di autonomia per il Trentino Alto Adige con la quale individuare le certificazioni linguistiche equivalenti al patentino di bilinguismo, previsto a Bolzano per l’accesso al pubblico impiego ai vari livelli. Questo perché le regole comunitarie sulla libera circolazione impongono che le certificazioni linguistiche internazionali vengano prese in considerazione in ogni parte d’Europa in modo da non discriminare i cittadini, limitando l’accesso al lavoro.

La mia impressione pero’ e’ che in tutta la vicenda riaffiorino vecchi sospetti e riserve mentali sul bilinguismo.

Nella pratica politica dell’Alto Adige, da quando lo Statuto di autonomia esiste, il bilinguismo non è quasi mai stato considerato un valore, piuttosto è stato inteso, in negativo, come tributo del cittadino all’assetto autonomistico, una sorta di impropria tassa individuale (e anticipata) sul lavoro a carico del singolo.
Dico questo, perché la Provincia di Bolzano non ha mai messo in atto politiche convincenti a favore del bilinguismo, anzi ha costantemente frenato e ostacolato le iniziative piu’ avanzate in questo campo.

Vediamo alcuni esempi:

Nelle scuole dell’Alto Adige la seconda lingua viene ancora insegnata come materia a se stante e non attraverso le materie, come sarebbe normale, con risultati deludenti e di crescente disaffezione degli studenti.

Le sperimentazioni di scuola bilingue a Bolzano vengono bollate come incompatibili con lo Statuto di autonomia, precisamente con l’articolo 19, articolo invecchiato, scritto ai tempi in cui di Europa neanche si parlava.

L’Università di Bolzano offre corsi di laurea trilingue in tutti i campi, con la significativa eccezione della facoltà di Scienze della formazione, quella che forma i nostri insegnanti, rigorosamente divisa per lingua. In tale facoltà, oltre alla insufficiente attenzione per la didattica della seconda lingua, non c’è alcun corso di didattica delle materie in altra lingua.

L’ultimo contratto provinciale ha tolto agli insegnanti l’indennità di bilinguismo per la carriera inferiore, che consentiva di incentivare un percorso graduale verso il bilinguismo e nessun altro incentivo o rimborso spese per corsi di lingua viene concesso.

L’idea del bilinguismo come “tassa sul cittadino” e non come risorsa da incentivare è anche alla base del rifiuto della Provincia di equiparare l’esame di maturità, che comprende la seconda lingua come materia di esame, al patentino di bilinguismo. La cosa potrebbe essere anche comprensibile, considerando lo stato disastroso dei risultati in termini di conoscenza della seconda lingua al termine delle scuole superiori, ma qualche istituto scolastico ha già in mente di attivarsi, offrendo in autonomia agli studenti la possibilità aggiuntiva di conseguire una certificazione linguistica internazionale nell’altra lingua, proprio quel tipo di certificazione che in questi giorni la Commissione dei Sei intende equiparare al patentino.

Dunque è del tutto evidente l’importanza di una equiparazione corretta, perché una norma di attuazione con standard impossibili non consentirebbe alle scuole di fare nulla per i nostri ragazzi. Forse accontenterebbe Bruxelles sul piano formale, ma a Bolzano lascerebbe le cose esattamente some sono.

Del problema dell’equivalenza delle certificazioni internazionali si è occupata un paio di anni fa l’Accademia Europea di Bolzano, con uno studio che sembra rimasto chiuso nei cassetti del committente, la stessa Provincia Autonoma di Bolzano.
Probabilmente questo dipende dal fatto che secondo gli esperti dell’Accademia il patentino più alto previsto a Bolzano (patentino A) (scritto e orale) non corrisponde affatto al più alto certificato di livello europeo (denominato C2) ma equivale a stento a un certificato di due livelli inferiore (certificato B2). Vuol dire, al di là dei tecnicismi, che ha Bolzano la Provincia non si è mai post al’obiettivo di un bilinguismo perfetto, nonostante la estrema selettività dell’esame di patentino.
In altri termini, il tasso di non superamento dell’esame di bilinguismo a Bolzano e’ molto alto, ma, nonostante la fatica di questo esame il suo livello resta basso.

Naturalmente se la Commissione dei Sei vorrà lavorare consapevolmente, non potrà prescindere dagli studi specialistici.
Il patentino accerta simultaneamente un certo livello di conoscenza di due lingue passando dall’una all’altra nel corso dell’esame stesso e un tale tipo di test cross-linguistico non è previsto da alcuna certificazione internazionale. Non esistono quindi tabelle di equivalenza oggettive a cui riferirsi: è necessaria una comparazione puntuale delle caratteristiche dei vari tipi di esame, esattamente il lavoro che l’Accademia Europea ha già svolto.

Se i politici decideranno di continuare ad intendere il bilinguismo come “tassa sul cittadino”, evidentemente cercheranno di farla pagare alta, ma se intenderanno il bilinguismo come “risorsa”, allora dovranno dare il giusto peso agli studi scientifici. In questo senso anche una norma di attuazione (apparentemente) tecnica come quella in discussione in questa settimane può segnare una svolta nella direzione di un bilinguismo realizzabile.

Codardia civile

Settembre 28th, 2007

Rita Franceschini, rettrice della Libera Università di Bolzano

“Codardia civile” non é termine usato di frequente. Si tratta dell’opposto di “coraggio civile”. Ritrovo l’espressione sul quotidiano Alto Adige in un commento su Rita Franceschini, magnifica rettrice della Libera Università di Bolzano.

Il fatto: il 17 settembre Rita Franceschini ha parlato al congresso internazionale Multilingualism in Early Childhood, (Saarbruecken 17 e 18 settembre 2007). Il suo intervento ha il titolo:”Early Language Acquisition and Early Learning: how do we take advantage of the opportunities?”.
A parte il mio dispiacere personale di non essere potuto andare a Saarbruecken in quei giorni, visto il programma e la qualità dei relatori, di questo intervento e del documento finale approvato dai congressisti ha dato breve notizia a Bolzano il quotidiano Alto Adige. Trovo il gli articoli proprio sul sito dell’università di Bolzano.

Il commentatore del quotidiano così si esprime:

Lub (=Libera Università di Bolzano (ndr)) protagonista del convegno sul bilinguismo di Saarbrücken, che si è concluso con la bocciatura dei corsi di intensivi di lingua per i bambini immigrati, e con la conferma che nel cervello infantile c’è posto per più lingue e che questo aiuta e non ostacola le capacità comunicative. Esattamente il contrario di quello che la Svp predica. E infatti abbiamo i centri linguistici per i bimbi immigrati e il bilinguismo precoce è il diavolo. Forse perchè appena varcata la soglia di casa la Lub tace. Abbiamo chiesto a Rita Franceschini un’intervista su questi temi, ha detto no. Forse però la rettrice potrà rispondere ad alcuni semplici quesiti. Dove corre il confine tra prudenza dottrinale e codardia civile? E quello tra rispetto dei ruoli e servilismo? Perchè, se la signora Franceschini tace, la politica della scuola la fa l’onorevole Zeller. (m.f.)

Sembra di capire che mentre in giro per l’Europa si condivide l’idea di favorire uno sviluppo plurilingue della personalità, chi lavora a Bolzano deve astenersi dal dirlo, per paura.

Agosto 3rd, 2007

Rassegna stampa

Quotidiano: Alto Adige del 3 agosto 2007
Data di inserimento: 13/09/2017

Il disagio linguistico

Luglio 14th, 2007

Il tema del disagio dei cittadini di lingua italiana in Alto Adige, viene riproposto ciclicamente.
Una delle manifestazioni di questo disagio è una scarsa capacità o propensione ad usare la lingua tedesca nelle comunicazioni interpersonali. Io credo che a Bolzano una scarsa conoscenza della lingua tedesca da parte dei cittadini di lingua italiana non vada vista semplicemente come uno dei fattori che producono il disagio, probabilmente ne è anche espressione.

Dalla Conferenza di Bruxelles riparte eTwinning 2007

Marzo 28th, 2007

Partecipanti italiani alla conferenza etwinning2007 (foto dal sito www.bdp.it)

A chi gli chiedeva, che cosa ne pensasse della sorte della Comunità europea, Jean Monnet nei lontani anni ’50, rispondeva “Non sono ne’ ottimista, ne’ pessimista. Sono determinato”. Ecco, proprio la determinazione è la caratteristica fondamentale per impegnarsi in qualsiasi progetto europeo, ed anche in eTwinning è un ingrediente fondamentale per la buona riuscita del proprio parternariato.

Determinati sono stati i 23 insegnanti italiani che hanno partecipato alla Conferenza eTwinning europea che si è tenuta a Bruxelles dal 23 al 25 febbraio, e la perseveranza premia: Paola Lico con il progetto “I giovani cercano la propria identità” -partner polacca- ha vinto il primo premio per la categoria età 16-19 anni; Loredana Vertuani ha ricevuto il secondo premio con “Noi i giovani di oggi” -partner finlandese.

Il 2007 per eTwinning è un anno speciale: l’azione entrerà a far parte di LLP. Nel suo discorso di apertura il Commissario Figel ha sottolineato che “eTwinning si configura come ulteriore opportunità per i partenariati scolastici Comenius di continuare il proprio lavoro sui progetti e come punto di partenza per le scuole che ancora non partecipano a progetti basati sulle TIC”. Ancora, nel suo discorso, collegando eTwinning all’Agenda di Lisbona ed alla Dichiarazione di Bologna, ha sottolineato come gli insegnanti eTwinning stiano spianando la strada verso la collaborazione scolastica.

La conferenza annuale, è stata, come di consueto, il momento per trarre i bilanci dell’Azione, ma non solo… Lo sguardo dei partecipanti non era rivolto al passato, cui si è fatto riferimento come fonte di insegnamento per il futuro dell’Azione.

dal video promo

Data l’accelerazione che hanno subito i tempi nella nostra società, ormai occuparsi del futuro, significa spesso concentrarsi sul presente: i tempi dell’insegnamento però, nella gran parte dei casi, vanno nel senso contrario rispetto a questa regola. La presentazione di Marc Durando, il Direttore Esecutivo di EUN, ha inquadrato il problema: un insegnante di 50 anni trasmette ai suoi studenti delle conoscenze che lui stesso ha acquisito 25/30 anni prima, e che gli studenti stessi utilizzeranno nell’arco di 10-15 anni. Da qui, il periodo di comunicazione del sapere è quindi di 40 anni, questo significa che esso è due volte più lungo del periodo che misura le trasformazioni della società. eTwinning, con il suo patrimonio tecnologico, ha come obiettivo accorciare il tempo di trasmissione del sapere, non solo adeguandosi, ma anche interpretando una nuova e-education pensata ed adattata alle necessità dei cosiddetti “Digital Natives”. Secondo i dati dell’ultimo rapporto OECD “Education at a glance” un “digital native”, entro i 21 anni, sarà stato impegnato 15.000 ore in istruzione formale, avrà trascorso 20.000 ore davanti al computer e si sarà dedicato 50.000 ore al computer: va da sé che dovrebbero essere le nuove tecnologie il focus dell’istruzione nel 2000. E’ da tre anni che eTwinning si occupa di questi temi, e proprio durante la Conferenza questi concetti sono stati ribaditi, attualizzati e “preparati” per il nuovo anno che si è aperto di fronte a noi. Nello specifico i workshop che si sono susseguiti hanno preso in considerazione i diversi aspetti dell’Azione: il Desktop eTwinning ed il Twinspace, Collaborazione e Pubblicazione, Xplora per eTwinners e “Modelli per la collaborazione scolastica”, un workshop dedicato all’ animazione con la plastilina, analizzata fase per fase, ed infine un workshop animato dal PAG (Pedagogical Advisory Group) sullo sviluppo professionale, teso a scoprire che tipo di discenti siamo, se dreamers, doers, thinkers…e molto altro ancora.

Silvia Dell’Acqua

Imparare le lingue ascoltando

Marzo 2nd, 2007

Tra il 5 ed il 12 marzo i centri linguistici dell’Ufficio bilinguismo e lingue straniere della Provincia organizzano l’iniziativa “Suoni-Stimmen-Sounds”, riservata agli studenti della terza media e delle scuole superiori tedesche ed italiane di Bolzano e Merano, per sensibilizzarli verso l’apprendimento linguistico attraverso la comprensione orale. Numerose le adesioni.

Il palazzo Plaza, sede dell'Ufficio Bilinguismo a Bolzano

Nella società moderna improntata all’espressione visiva quello dell’ascolto risulta essere un canale comunicativo svantaggiato rispetto a quello dell’immagine. Nell’apprendimento linguistico il canale audio riveste, però, una certa rilevanza; infatti, ascoltare non significa solamente cogliere suoni, ritmi e melodia di una lingua, ma percepirne la struttura ed il lessico.
Inoltre, è sempre più necessario essere dotati di flessibilità nell’ascolto (codes-switching) per cogliere i suoni delle molteplici lingue che connotano sempre più la realtà moderna.
Per sensibilizzare all’ascolto i giovani nell’apprendimento linguistico l’Ufficio bilinguismo e lingue straniere della Provincia organizza le giornate informative “Suoni-Stimmen-Sounds” presso i suoi centri linguistici: dal 5 al 8 marzo al Centro Multilingue in via Cappuccini 28 a Bolzano e dall’8 al 12 marzo alla Mediateca Multilingue in piazza della Rena 10 a Merano.
Le classi di madrelingua italiana potranno esercitare la comprensione orale dell’inglese e della seconda lingua tedesco, mentre le classi di madrelingua tedesca, oltre all’inglese, potranno esercitare la comprensione orale della seconda lingua italiano. Ogni gruppo avrà a disposizione un’ora e mezza circa.
L’iniziativa è anche un’occasione per far conoscere in nuovi materiali linguistici acquisiti di recente per rendere più accattivante lo studio delle lingue; tra questi vi è una serie di nuovi “audiobooks” con audio-drammi, poesie, ed anche thriller in varie lingue.
L’iniziativa pubblicizzata tra le terze classi della scuola media ed alle scuole superiori italiane e tedesche di Bolzano e Merano, alle quali è riservata, ha riscosso molto interesse e numerose sono le classi che, sotto la guida dei propri insegnanti, seguiranno la proposta formativa.

Fonte:
Ufficio stampa della Provincia di Bolzano.
http://www.provincia.bz.it/usp/news/news_i.asp?art=159348

21 febbraio 2007 - Giornata Internazionale della lingua madre

Febbraio 22nd, 2007

In occasione della Giornata Internazionale della Lingua Madre, il 21 febbraio 2007 Koichiro Matsuura, Direttore Generale dell’Unesco lancia un appello affinché siano promosse strategie linguistiche nazionali e regionali per costruire un ambiente armonioso per tutte le lingue del mondo.

In un mondo in cui l’universale ed il locale si incrociano e devono interagire in modo armonioso, i concetti di “madre lingua” e “multilinguismo” diventano strutturalmente complementari, ha affermato Koichiro Matsuura.
L’UNESCO si sforza di promuovere il multilinguismo, soprattutto in ambito scolastico, incoraggiando il riconoscimento e l’acquisizione di almeno tre livelli di competenza linguistica per tutti: una lingua madre o primaria, una lingua nazionale ed una veicolare.
La promozione della diversità linguistica e culturale si accompagna ad un impegno in favore del dialogo tra i popoli, le culture e le civiltà. Diversità e dialogo, identità ed alterità sono in effetti i poli di una complementarietà funzionale che conviene assumere nella sua totalità.

Koichiro Matsuura - Photo © UNESCO/Michel Ravassard

Malgrado esistano esempi di buone pratiche in varie parti del mondo, continua Matsuura, il multilinguismo appare più come un ideale che come una realtà tangibile. Più del 50% delle 6000 lingue parlate nel mondo rischiano di scomparire ed il 96% delle stesse sono parlate dal 4% della popolazione mondiale.
Meno di un quarto di tutte le lingue esistenti sul nostro pianeta è utilizzato a scuola e nel ciberspazio e solo sporadicamente. Sono poco più di un centinaio le lingue a cui è stato dato un posto di onore nel sistema educativo ed in quello pubblico e meno di cento sono presenti nel mondo digitale.
Koichiro Matsuura conclude ricordando la situazione linguistica del continente africano, in cui si parla un terzo delle lingue del mondo. Nonostante siano perfettamente dominate dai gruppi di popolazioni che le usano quotidianamente nel loro modo di esprimersi, la maggior parte di esse non sono per niente utilizzate nel settore educativo, amministrativo, giudiziario ed in quello della stampa.