Friedrich Schmidl
Vicepresidente delegato
del consiglio istitutivo della libera università degli studi di Bolzano
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Libera Università , Accademia e bilinguismo
L'Accademia Europea negli ultimi tempi è
sotto tiro: dapprima lo scandalo dei lavori in nero nella nuova sede dell'Istituto all' ex
cinema Druso, da ultimo, la denuncia dei corsi non qualificati per manager della pubblica
amministrazione. Il caso lo ha sollevato Alessandro Urzì, che ha svelato lo scontento di
alcuni aspiranti funzionari provinciali, giovani laureati, costretti , a loro dire, a
subire corsi tenuti da persone nemmeno alla loro altezza accademica, da ingegneri
diplomati, come usa dire in Austria per indicare i periti tecnico-industriali.
Ma cosa è l'Accademia Europea?
Istituto privato sotto il pieno controllo politico e finanziario della Giunta
Provinciale di Bolzano, l'Accademia Europea contende alla Libera Università di Bolzano il
ruolo di Ente di Ricerca. Invero i confini fra Università e Accademia Europea li ha
stabiliti la Provincia: A Bolzano la ricerca spetta la Accademia, mentre l'Universitá si
deve occupare di produrre laureati e diplomati.
Si comprende così perche' Friedrich
Schmidl, ex caporipartizione della Giunta provinciale in pensione, oggi ai vertici della
libera Università di Bolzano possa affermare: non serve una facoltà di lingue:
costerebbe troppo e Bolzano non ha bisogno di laureati in lingue. Sappiamo che, a
prescindere dai laureati che sforna, una facoltá di lingue servirebbe, eccome,
soprattutto per la ricerca: linguistica applicata in primo luogo, con ricadute evidenti
sulla futura scuola ad immersione del Trentino Alto Adige.
A Bolzano servono modelli didattici, monitoraggi, studi comparativi, ma la libera
Università non se ne fa carico. Naturalmente di queste esigenze non si fa carico nemmeno
la concorrente Accademia Europea.
L'Accademia ha preferito assumere un ruolo politico e oggi funge da sponsor al modello
sudtirolese di soluzione dei conflitti etnici. In quest'ottica ha attivato al suo interno
una specifica area di ricerca.
La Bosnia, il Kosovo e Timor-Est sono i casi più recenti di conflitti etnici, dicono alla
Accademia Europea e nella ricerca di modelli istituzionali che garantiscano la pace,
l'Alto Adige puo' fornire un esempio di successo.
Due direttori di area, tredici ricercatori ed una segretaria, questo l'organico che
l'Accademia Europea ha messo in campo per dimostrare che il modello Alto Adige è
esportabile a tutte le attuali situazioni di conflitto.
Ma la valutazione del modello socio-politico dell'Alto Adige non può essere condotta,
come l'Accademia Europea vorrebbe, secondo la prospettiva dell'utilitarismo. Quello
dell'utilitarismo è il punto di vista di Durnwalder che puo' essere riassunto così: se
sommiamo costi e benefici l'Alto Adige è il migliore dei mondi possibili. Invece, una
valutazione seria del modello Alto Adige deve necessariamente partire da una verifica
delle libertá garantite dal sistema stesso. In termini di libertá il modello Alto Adige
è semplicemente disastroso:
Un esempio è sotto gli occhi di tutti: in Alto Adige è negata la libertà di utilizzare
le diverse lingue del territorio (italiano e tedesco) nell'insegnamento scolastico. Il
sistema scolastico dell'Alto Adige è rigorosamente monolingue e come conseguenza non
garantisce il bilinguismo.
Questo sistema crea fasce di cittadini che non possono avere accesso al lavoro al proprio
livello, per mancato bilinguismo. Questo risultato è disastroso perfino dal punto di
vista dell'utilitarismo del pragmatico Durnwalder.
Dunque la prospettiva di esportabilità del modello Alto Adige, tanto cara alla politica
della Accademia Europea di Bolzano, è effimera. Visto in termini di libertà, il modello
Alto Adige non è un modello per nessuno.
Bisogna riconoscere allora che due grandi Istituzioni dell'Alto Adige,Università e
Accademia Europea, sia per non configgere tra loro che per assecondare le direttive della
politica locale, lavorano largamente a vuoto, entrambe sottraendosi al compito principale
di cui dovrebbero farsi carico e cioè di promuovere, in concreto, una scuola della
convivenza, una scuola necessariamente plurilingue.
Bolzano 24/4/2001 |