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Alto
Adige, aiuti ai profughi
e un appello per il dialogo
e la pace nell'ex Jugoslavia
BOLZANO. Un folto gruppo di altoatesini ha firmato un appello per la pace nell'ex
Jugoslavia. «Gli avvenimenti di questi ultimi giorni - dice l'appello - dimostrano che
l'attacco Nato contro le città jugoslave e la repressione delle truppe serbe in Kosovo
vanno a braccetto, sostenendosi l'un l'altro. Questa guerra, caldeggiata dagli Stati Uniti
senza consultazioni con le Nazioni Unite e scatenata dalla Nato, è la prova
dell'impotenza dell'Occidente (Europa in testa) a far prevalere la via del dialogo». «Da
quando gli attacchi missilistici - afferma tra l'altro l'appello - sono iniziati, i
massacri dell'esercito serbo e delle bande paramilitari sono diventati più cruenti, si
sono fatti vera e propria rappresaglia di guerra. In attesa di una tregua, che come in
tutte le guerre prima e poi arriverà, Milosevic sta conquistanto a colpi di pulizia
etnica parti del Kosovo a cui non intende rinunciare; al momento dell'inevitabile
negoziato ci troveremo tutti di fronte ad un Kosovo irriconoscibile sia dal punto di vista
della composizione della popolazione che da quello della geografia economica». Secondo il
documento - firmato da giornalisti, sindacalisti ed esponenti politici - «la violenza e
la forza non sono e non possono essere gli unici modi rimasti a disposizione del
cosiddetto mondo civile per risolvere i problemi dell'umana convivenza». «Nell'arco dei
secoli - sostiene ancora l'appello - popoli vicini spazialmente ma lontani per cultura
hanno trovato, pur fra mille innegabili difficoltà, modalità di rispetto e di incontro,
dal Canada anglofono e francofono agli scozzesi del Regno Unito alla Catalogna e, senza
andare tanto lontano, naturalmente a noi». Quindi si esprime «la ferma opposizione a
questa logica che sa solo aggiungere morte a morte, odio a odio. Anche in questa terra,
dove ci si è più volte trovati al bivio fra violenza e dialogo, si è infine riusciti ad
imboccare la strada giusta del negoziato, che ci ha portato a dimostrare - pur con tutti i
limiti che non ci nascondiamo - che la convivenza è possibile e che ad essa non vi sono
alternative praticabili. Dobbiamo però constatare con crescente preoccupazione la quasi
totale mancanza di segnali e prese di posizione contro la guerra».
E intanto la Giunta regionale ha stanziato 200 milioni in favore dei profughi del Kosovo.
L'intervento della Regione, proposto dal vicepresidente ed assessore per gli aiuti
umanitari, Roland Atz, sarà gestito dalla Croce Rossa internazionale di Ginevra che
assiste i profughi soprattutto in campo sanitario in Albania e Macedonia. «Operando in
tale modo - ha sottolineato Atz - si ritiene che i fondi messi a disposizione possano
essere adeguatamente gestiti nell'interesse delle persone colpite». Nel condannare le
atrocità contro la minoranza albanese nel Kosovo, la Giunta ha espresso la «speranza che
le parti in causa aprano quanto prima una trattativa per alleviare le sofferenze delle
popolazioni che senza colpa sono coinvolte nel conflitto». Al di là del primo
intervento, la Giunta si attiverà per favorire un'ulteriore partecipazione della società
civile nell'azione umanitaria riservandosi nuovi stanziamenti successivi.
In Alto Adige, poi, dalla Caritas sono stati raccolti sinora per i profughi del Kosovo 610
milioni di lire. Lo ha reso noto l'organizzazione ricordando che la cifra sarà utilizzata
dalla Caritas italiana e austriaca per l'acquisto di quanto necessario per i profughi che
si trovano in Albania e Macedonia.
Dal Quotidiano ALTO ADIGE, Bolzano, 10
aprile 1999
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