Convivenza tra popoli | L'Appello dei cinquanta | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Chi sono i cinquanta
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Contro la
guerra nei Balcani Questa guerra, caldeggiata dagli Stati Uniti senza consultazioni con le Nazioni Unite e scatenata dalla Nato, e' la prova dell'impotenza dell'Occidente (Europa in testa) a far prevalere la via del dialogo. L'opinione pubblica occidentale, oggi come otto anni fa in Irak, e' costretta ad assistere impotente ad una nuova passerella delle ultime novita' della tecnologia occidentale in fatto di armamenti. Da quando gli attacchi missilistici sono iniziati, i massacri dell'esercito serbo e delle bande paramilitari sono diventati piu' cruenti, si sono fatti vera e propria rappresaglia di guerra. In attesa di una tregua, che come in tutte le guerre prima o poi arrivera', Milosevic sta conquistando a colpi di pulizia etnica parti del Kosovo a cui non intende rinunciare; al momento dell'inevitabile negoziato ci troveremo tutti di fronte ad un Kosovo irriconoscibile sia dal punto di vista della composizione della popolazione che da quello della geografia economica. La violenza e la forza non sono e non possono essere gli unici modi rimasti a disposizione del cosiddetto mondo civile per risolvere i problemi dell'umana convivenza; nell'arco dei secoli popoli vicini spazialmente ma lontani per cultura hanno trovato, pur fra mille innegabili difficolta', modalita' di rispetto e di incontro, dal Canada anglofono e francofono agli scozzesi del Regno Unito alla Catalogna e, senza andare tanto lontano, naturalmente a noi. Noi cittadini e cittadine del Sudtirolo, constatando la diffusa preoccupazione dell'opinione pubblica locale, esprimiamo la ferma opposizione a questa logica che sa solo aggiungere morte a morte, odio ad odio. Anche in questa terra, dove ci si e' piu' volte trovati al bivio fra violenza e dialogo, si e' infine riusciti ad imboccare la strada giusta del negoziato, che ci ha portato a dimostrare - pur con tutti i limiti che non ci nascondiamo - che la convivenza e' possibile e che ad essa non vi sono alternative praticabili. Dobbiamo pero' constatare con crescente preoccupazione la quasi totale mancanza di segnali e prese di posizione contro la guerra e a favore del negoziato, che valorizzerebbero la nostra esperienza, forse unica in Europa. Tutta l'Europa, ricchissima di minoranze linguistiche e religiose,
potrebbe diventare un solo grande Kosovo se dimentichiamo che la ricerca e la costruzione
ad oltranza di mini-stati etnicamente omogenei e' perdente politicamente ed
economicamente. I popoli d'Europa, all'ovest come all'est, possono solo trarre benefici da
una pratica di convivenza, costruita sull'autonomia politica e culturale e
sull'arricchimento reciproco.
Gegen den Krieg auf dem Balkan Dieser Krieg, der von den USA befürwortet und von der Nato eingeleitet wurde ohne die Vereinten Nationen zu konsultieren, ist ein beredtes Zeugnis für die Unfähigkeit des Westens, allen voran Europas, anstatt Waffen sprechen zu lassen den Weg des Dialogs zu beschreiten. Die öffentliche Meinung des Westens ist heute wie vor acht Jahren im Irak gezwungen, ohnmächtig dem Aufmarsch der neuesten technolgischen Waffen des Westens beizuwohnen. Seitdem die Raketenangriffe begonnen haben, sind die Massaker des serbischen Heeres und der paramilitärischen Banden grausamer geworden, hat es eindeutige kriegerische Repressalien gegeben. Während man überall auf einen baldigen Waffenstillstand wartet, der wie in allen Kriegen früher oder spaeter wird kommen müssen, ist Milosevic dabei, mit der Methode der ethnischen Säuberung Teile des Kosovo zu erobern, auf die er nicht verzichten will. Im Augenblick der unausweichlich einsetzenden Verhandlungen werden wir alle mit einem Kosovo konfrontiert sein, das wir weder auf Grund der Zusammensetzung der Bevoelkerung noch auf Grund der wirtschaftlichen Geographie wiedererkennen werden. Die Gewalt ist und kann nicht das einzige Mittel sein, das der sogenannten zivilisierten Welt zur Verfügung übriggeblieben ist, um die Probleme des menschlichen Zusamenlebens zu lösen. Im Laufe der Jahrhunderte haben Voelker, die geographisch in Nachbarschaft gelebt haben, aber sich kulturell fern standen, trotz aller Schwierigkeiten Formen des gegenseitigen Respekts und der Begegnung gefunden, vom anglophonen und francophonen Canada zu den Schotten im Vereinigten Koenigreich bis hin zu den Katalanen. Oder, um vor Ort zu bleiben, wie bei uns in Suedtirol. Wenn wir die allgemein verbreitete Besorgnis der Öffentlichkeit in unserem Lande betrachten, so drücken wir unsere unzweideutige Gegnerschaft gegenueber dieser herrschenden Logik der Gewalt aus, die nur die Sequenz von Tod und Haß zu kennen scheint. Auch in unserem Lande, wo man mehrere Male vor dem Scheideweg
zwischen Gewalt und Dialog stand, ist es schlußendlich gelungen, den einzig richtigen Weg
der Verhandlungen einzuschlagen, der trotz aller Schwachpunkte, die wir nicht verbergen
wollen, gezeigt hat, daß ein Zusammenleben moeglich ist und dass es dazu keine
praktikable Alternative gibt. Wir muessen aber mit wachsender Besorgnis die fast voellige
Abwesenheit von Signalen und Stellungnahmen gegen den Krieg und für Verhandlungen in
unserem Lande feststellen, zu der uns unsere vielleicht einzigartige Erfahrung in Europa
verpflichtet.
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