Convivenza tra popoli   L'Appello dei cinquanta
 

Chi sono i cinquanta

Nicoletta Arena pubblicista
Paolo Attanasio funzionario provinciale
Elisabeth Atz Sindacalista UIL/SGK
Hermann Barbieri OEW Bressanone
Mimma Battisti Assessora Comune BZ
Christine Baumgartner OEW
Siegfried Baur Univ.Klagenfurt
Ubaldo Bacchiega Ass. Nelson Mandela
Carlo Bertorelle Insegnante
Stefano Bizotto giornalista
Sandra Bortolin giornalista
Tiziano Botteselle insegnante
Zeno Braitenberg giornalista
Isabella Cherubini giornalista
Giorgio Dal Fiume presidente Ctm
Alfred Dalmonego Sindacalista UIL/SGK
Verena De Biasi Cons. com. lista civica Vipit.
Paolo De Gasperi Assessore Egna
Riccardo Dello Sbarba giornalista
Matteo Faifer Funzionario Comune BZ
Alberto Filippi Pres. ass. „Asterisco"
Sandro Forcato operatore culturale
Oreste Galletti Cons. comunale BZ
Giovanni Giacopuzzi assistente port.di handicap
Luisa Gnecchi Assessora provinciale
Irmi von Guggenberg Insegnante
Enrico Hell Pres. „Genitori bilinguismo"
Cristina Herz consulente consumatori
Rosa Infelise Fronza Preside scuola media
Francesco Imbesi consulente consumatori
Cristina Kury Consigliera provinciale
Guido Laconi Sindacalista UIL/SGK
Peter Langer Farmacista
Marina Manganaro centro doc. della donna
Luisella Marchetto Insegnante
Lidia Menapace Cons. pari opp. nazionale
Fiorella Menini bibliotecaria
Renate Mumelter giornalista
Stefan Nicolini operatore culturale
Heini Oberrauch Legacoop
Stefano Pagani Sindacalista UIL/SGK
Guenther Pallaver Giornalista
Paolo Pasi giornalista
Maria Th. Peintner Presidentessa OEW
Claudia Pergher OEW Bressanone
Hans-Karl Peterlini giornalista-direttore FF
Michaela Ralser Docente UNI Innsbruck
Karl Reiterer Avvocato
Krista Romen giornalista
Adil Sabic La Bosnia nel cuore
Benedikt Sauer giornalista
Don Hugo Senoner Presidente GfbV/APM
Alberto Stenico Presidente Legacoop
Leopold Steurer Insegnante - storico
Arno Teutsch Sindacalista UIL/SGK
Patrizia Trincanato Funzionaria Comune BZ
Christian Troger Segretario UIL/SGK

 

 

Contro la guerra nei Balcani

Stop alle bombe, stop ai massacri!


Gli avvenimenti di questi ultimi giorni dimostrano che l'attacco Nato contro le citta' jugoslave e la repressione delle truppe serbe in Kosovo vanno a braccetto, sostenendosi l'un l'altro.

Questa guerra, caldeggiata dagli Stati Uniti senza consultazioni con le Nazioni Unite e scatenata dalla Nato, e' la prova dell'impotenza dell'Occidente (Europa in testa) a far prevalere la via del dialogo. L'opinione pubblica occidentale, oggi come otto anni fa in Irak, e' costretta ad assistere impotente ad una nuova passerella delle ultime novita' della tecnologia occidentale in fatto di armamenti. Da quando gli attacchi missilistici sono iniziati, i massacri dell'esercito serbo e delle bande paramilitari sono diventati piu' cruenti, si sono fatti vera e propria rappresaglia di guerra. In attesa di una tregua, che come in tutte le guerre prima o poi arrivera', Milosevic sta conquistando a colpi di pulizia etnica parti del Kosovo a cui non intende rinunciare; al momento dell'inevitabile negoziato ci troveremo tutti di fronte ad un Kosovo irriconoscibile sia dal punto di vista della composizione della popolazione che da quello della geografia economica.

La violenza e la forza non sono e non possono essere gli unici modi rimasti a disposizione del cosiddetto mondo civile per risolvere i problemi dell'umana convivenza; nell'arco dei secoli popoli vicini spazialmente ma lontani per cultura hanno trovato, pur fra mille innegabili difficolta', modalita' di rispetto e di incontro, dal Canada anglofono e francofono agli scozzesi del Regno Unito alla Catalogna e, senza andare tanto lontano, naturalmente a noi.

Noi cittadini e cittadine del Sudtirolo, constatando la diffusa preoccupazione dell'opinione pubblica locale, esprimiamo la ferma opposizione a questa logica che sa solo aggiungere morte a morte, odio ad odio.

Anche in questa terra, dove ci si e' piu'  volte trovati al bivio fra violenza e dialogo, si e' infine riusciti ad imboccare la strada giusta del negoziato, che ci ha portato a dimostrare - pur con tutti i limiti che non ci nascondiamo - che la convivenza e'  possibile e che ad essa non vi sono alternative praticabili. Dobbiamo pero'  constatare con crescente preoccupazione la quasi totale mancanza di segnali e prese di posizione contro la guerra e a favore del negoziato, che valorizzerebbero la nostra esperienza, forse unica in Europa.

Tutta l'Europa, ricchissima di minoranze linguistiche e religiose, potrebbe diventare un solo grande Kosovo se dimentichiamo che la ricerca e la costruzione ad oltranza di mini-stati etnicamente omogenei e' perdente politicamente ed economicamente. I popoli d'Europa, all'ovest come all'est, possono solo trarre benefici da una pratica di convivenza, costruita sull'autonomia politica e culturale e sull'arricchimento reciproco.


 

Gegen den Krieg auf dem Balkan

Stop den Bomben und Stop dem Massaker!


Die Ereignisse dieser Tage zeigen, daß die Angriffe der Nato gegen die jugoslawischen Städte und die Repression der serbischen Truppen im Kosovo Hand in Hand gehen und sich gegenseitig hochschaukeln.

Dieser Krieg, der von den USA befürwortet und von der Nato eingeleitet wurde ohne die Vereinten Nationen zu konsultieren, ist ein beredtes Zeugnis für die Unfähigkeit des Westens, allen voran Europas, anstatt Waffen sprechen zu lassen den Weg des Dialogs zu beschreiten. Die öffentliche Meinung des Westens ist heute wie vor acht Jahren im Irak gezwungen, ohnmächtig dem Aufmarsch der neuesten technolgischen Waffen des Westens beizuwohnen. Seitdem die Raketenangriffe begonnen haben, sind die Massaker des serbischen Heeres und der paramilitärischen Banden grausamer geworden, hat es eindeutige kriegerische Repressalien gegeben. Während man überall auf einen baldigen Waffenstillstand wartet, der wie in allen Kriegen früher oder spaeter wird kommen müssen, ist Milosevic dabei, mit der Methode der ethnischen Säuberung Teile des Kosovo zu erobern, auf die er nicht verzichten will. Im Augenblick der unausweichlich einsetzenden Verhandlungen werden wir alle mit einem Kosovo konfrontiert sein, das wir weder auf Grund der Zusammensetzung der Bevoelkerung noch auf Grund der wirtschaftlichen Geographie wiedererkennen werden.

Die Gewalt ist und kann nicht das einzige Mittel sein, das der sogenannten zivilisierten Welt zur Verfügung übriggeblieben ist, um die Probleme des menschlichen Zusamenlebens zu lösen. Im Laufe der Jahrhunderte haben Voelker, die geographisch in Nachbarschaft gelebt haben, aber sich kulturell fern standen, trotz aller Schwierigkeiten Formen des gegenseitigen Respekts und der Begegnung gefunden, vom anglophonen und francophonen Canada zu den Schotten im Vereinigten Koenigreich bis hin zu den Katalanen. Oder, um vor Ort zu bleiben, wie bei uns in Suedtirol.

Wenn wir die allgemein verbreitete Besorgnis der Öffentlichkeit in unserem Lande betrachten, so drücken wir unsere unzweideutige Gegnerschaft gegenueber dieser herrschenden Logik der Gewalt aus, die nur die Sequenz von Tod und Haß zu kennen scheint.

Auch in unserem Lande, wo man mehrere Male vor dem Scheideweg zwischen Gewalt und Dialog stand, ist es schlußendlich gelungen, den einzig richtigen Weg der Verhandlungen einzuschlagen, der trotz aller Schwachpunkte, die wir nicht verbergen wollen, gezeigt hat, daß ein Zusammenleben moeglich ist und dass es dazu keine praktikable Alternative gibt. Wir muessen aber mit wachsender Besorgnis die fast voellige Abwesenheit von Signalen und Stellungnahmen gegen den Krieg und für Verhandlungen in unserem Lande feststellen, zu der uns unsere vielleicht einzigartige Erfahrung in Europa verpflichtet.
Ganz Europa, das ein Mosaik von sprachlichen und religioesen Minderheiten ist, könnte ein einziges grosses Kosovo werden, wenn wir uns nicht vor Augen halten, dass der bis in die kleinsten Einheiten eingeforderte Aufbau von ethnisch homogenen Staaten politisch und wirtschaftlich ein einziges Verlustgeschäft ist. Die Voelker Europas, im Westen genauso wie im Osten, können nur aus einer Praxis des Zusammenlebens Nutzen ziehen, ein Zusammenleben, das auf politischer und kultureller Autonomie und auf dem Grundsatz gegenseitiger Bereicherung aufgebaut ist.

 

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