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Trento batte Bolzano due
a zero
di Enrico Hell
In
un articolo sull’Alto Adige di lunedì 12 marzo 2001, Serena Cenni,
presidentessa del corso di laurea in Lingue della facoltà di Lettere
dell'università di Trento, ha illustrato le nuove offerte dell’Universitá
di Trento nel settore linguistico.
Il
corso di laurea in lingue, già oggi funzionante a Trento, verrà
articolato in due nuovi percorsi, uno “tradizionale”, rivolto
all’insegnamento e alle attività di tipo culturale e un altro
“professionalizzante”, con sbocchi sul mercato del lavoro locale. Si
tratta in questo secondo caso di una nuova laurea in “mediazione
linguistica per le imprese e il turismo”.
A
Bolzano, intanto, di facoltà di lingue non si parla. Già prevista nel
primo statuto allegato all’atto costitutivo della libera Università di
Bolzano, la facoltà di lingue è stata rapidamente cancellata dai
programmi dell’università stessa. Eppure la vicina Trento sta
dimostrando che i corsi di laurea in lingue, ancorché attivati nella
facoltà di lettere, possono essere di beneficio soprattutto alle imprese.
Serena
Cenni si rivolge, consapevolmente, alle possibili matricole di Bolzano,
che a Trento potrebbero rivolgere la loro attenzione. Ma il sospetto è
che a Bolzano la scelta di non attivare una facoltà di lingue sia tutta
politica. In Sudtirolo non si vuole che una facoltà di lingue possa
essere l’indotto per una scuola di base e secondaria ad immersione
linguistica. Non lo vuole soprattutto la Südtiroler Volkspartei.
L’avversione
politica contro le scuole plurilingue a Bolzano tocca dunque anche
l’Università. A fronte di una facoltà di economia con insegnamenti in
tre lingue e a fronte di futuri sviluppi nel settore dell’informatica
con predominanza dell’inglese come lingua di insegnamento, la facoltà
di scienze della formazione, quella che abilita gli insegnanti della
scuola di base e della scuola secondaria, propone corsi rigorosamente
divisi per lingua, corsi solo in italiano, corsi solo in tedesco, e corsi
in due lingue solo per gli insegnanti ladini. Per di più in nessuno dei
corsi di laurea, a tutt’oggi, è attivato un qualche insegnamento di
didattica della seconda lingua.
I
maestri elementari di Bolzano, evidentemente, non abbisognano di una
preparazione specifica per imparare ad insegnare l’italiano o il tedesco
come seconda lingua. La loro abilitazione ad insegnare in prima lingua,
vale anche per la seconda, queste sono le regole. Questo almeno risulta
dai piani di studio della facoltà di scienze della formazione della
libera Università di Bolzano.
Franco
Frabboni, in un suo simultaneo intervento sul quotidiano Alto Adige dello
stesso giorno, in particolare gli interventi edilizi della Università
sudtirolese.
Nessun progetto bilingue, comunque, in una Università, come quella di
Bolzano, che, evidentemente, ritiene di essere prestigiosa investendo nei
palazzi, ma che si guarda bene dal porsi il problema di un corretto
rapporto con il territorio bilingue e con la esigenza conseguente di
puntare su una facoltà di lingue.
Sulle
lingue, Trento batte Bolzano due a zero, dunque.
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