Genitori Info Eltern 2002

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Periodico in rete: Direttore  Enrico Hell

Verso una scuola plurilingue
(di Antonello Maggipinto)

Sin dagli anni ottanta molti cittadini si sono impegnati per una scuola che, rispettando le diversità linguistiche esistenti sul territorio, permettesse ad ognuno di apprendere la lingua e la cultura dell'altro.

Può una «scuola bilingue» garantire le diversità e permettere nel contempo l´acquisizione di altre lingue? Basterebbe una scuola bilingue a soddisfare la domanda dei cittadini per una reale acquisizione plurilingue degli studenti? Ha senso parlare oggi di scuola bilingue quando gli obbiettivi, a livello europeo, sono quelli dell'acquisizione di almeno due lingue oltre a quella materna?
La risposta dei diversi sistemi educativi europei, fondati spesso su nuclei dotati di larga autonomia, sembra andare verso esperienze in lingua veicolare sempre più diffuse e differenziate a seconda del contesto. Una scuola plurilingue per un contesto di studenti sostanzialmente monolingue, con una percentuale di diversità linguistica che non superi diciamo il 10 % degli stessi, avrebbe l´obiettivo principale di permettere l´apprendimento di una o più lingue (diverse da quella materna della maggioranza degli studenti) attraverso l´uso diretto della/e lingue non materne per l´apprendimento di un numero variabile di discipline.
Al contrario una scuola plurilingue per un contesto di studenti sostanzialmente multilingue non avrebbe il solo obiettivo principale di agevolare l´apprendimento di una lingua: dovrebbe permettere la tutela delle minoranze e delle diversità linguistiche esistenti nel territorio. Questo è un diritto imprescindibile dei popoli: ed è proprio da questo concetto fondamentale di rispetto e diversità che si sono sviluppati i progetti di immersione linguistica.
Non sempre una scuola bi/plurilingue tutela le minoranze o le diverse culture presenti nel territorio; non sempre permette l´immersione in un´altra lingua e cultura. Talvolta in diversi modelli di scuole bilingui, è stato osservato proprio il contrario, e cioè la sommersione linguistica e culturale dei soggetti con uno status più debole. Sicuramente un modello generico (50/50) di scuola bi/plurilingue è molto adatta per studenti mistilingui: garantisce la loro cultura e l´acquisizione delle lingue target. Può sicuramente esistere un modello di questo tipo anche in Sudtirolo, per far fronte alle esigenze dei molti studenti mistilingui.
Credo sia chiaro a tutti però che non esistono modelli assoluti: che ciò che va bene qui può non andare bene lì; che ciò che va bene oggi può non andare bene domani! Affinché non si corra il rischio di creare una scuola di élite sarebbe bene inoltre che ogni realtà scolastica possa poter proporre il proprio percorso.
Ogni scuola dovrebbe:
1) Poter proporre liberamente il proprio modello educativo creando una o più sezioni per coloro che desiderino studiare le discipline direttamente in altre lingue.
2) Poter attingere, per lo sviluppo dei propri piani educativi, ad un apposito nucleo di insegnanti (da individuarsi a cura delle diverse amministrazioni scolastiche) appositamente formati per insegnare direttamente discipline in altre lingue. Questo nel caso che la scuola non abbia al suo interno le risorse umane che garantiscano lo sviluppo di un progetto di immersione linguistica o non sia riuscita ad approntare scambi di insegnanti della stessa disciplina con scuole di lingua diversa.
I dati della ricerca sul campo non mancano: gli studi nell'ambito dell'immersione linguistica hanno prodotto negli ultimi trent'anni una delle più poderose moli di dati mai raccolte nel settore delle lingue veicolari. Del resto un approccio di questo tipo in Alto Adige/Südtirol sarebbe l´unica garanzia affinché tutti gli studenti, e non solo una piccola parte di essi, possano affrontare la locale università che propone più del 50 % delle materie in una seconda od in una terza lingua.

Bolzano, 11 maggio 2002