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Dalla Stampa:
Così faremo la scuola europea trilingue
Il Mattino 18 /5/2002

Un programma di immersione linguistica per l'Alto Adige.
(di Rosa Infelise Fronza)


Di nuovo le luci del palcoscenico provinciale si sono accese sul tema del bilinguismo ed anch'io rompo il silenzio che mi ero imposta, per avanzare una proposta che ritengo concreta e praticabile. Il dibattito purtroppo si svolge in uno scenario, pressocché identico a quello di sempre: persone del mondo della scuola e dell'Università, associazioni culturali, intellettuali, genitori, che chiedono e propongono nuove vie per l´educazione bilingue, e dall'altra parte i rappresentanti del mondo politico, che non sono disposti a fermarsi sugli elementi di problematicità, per tentare di trovare luoghi di dialogo per soluzioni adeguate, e che sembrano soprattutto interessati a rendere visibile il loro schieramento. 
Fu così per il bilinguismo precoce trent'anni fa e per l´immersione, dieci anni fa.
Tutti noi, che abbiamo a cuore l'educazione bilingue e multiculturale, abbiamo impegnato in questi anni, la nostra professionalità, abbiamo valorizzato ogni minimo spiraglio che si è aperto dopo ogni estenuante lotta, sfruttando nuove competenze per dare qualità all'apprendimento delle lingue.

Le Linee guida per l'insegnamento della seconda lingua in Alto Adige, i nuovi programmi, la riforma dell
'esame di patentino, l´introduzione dell'inglese, costituiscono risultati concreti che hanno abbassato l'ansia dei ragazzi e delle famiglie, rafforzando le motivazioni più autentiche che costituiscono il substrato di base per ogni successo in questo campo. Emerge chiaro dalle dichiarazioni dei giovani, dei genitori, che all'ansia rispetto all'insuccesso (destinata a rinforzare atteggiamenti irrazionali ed arroganti di rifiuto) si è finalmente sostituito il desiderio di una formazione plurilingue, fatta di curiosità, di impegno a capire e a comunicare; un desiderio che va tenuto vivo perché non si spenga nel groviglio dei veti o delle difficoltà 
Le istituzioni pubbliche, le scuole, le associazioni culturali e ricreative, offrono una miriade di possibilità: approcci ludici allo studio delle lingue, incontri teatrali, gemellaggi, scambio-vacanze, soggiorni studio: un terreno fecondo non solo per gli utenti, ma anche per gli esperti che hanno acquisito man mano quella professionalità complessa che si chiede a chi vuole operare per far crescere una società interculturale e plurilingue.
A fronte di questa offerta si ripropone la domanda: quanto è diffuso il plurilinguismo vero, efficace ai fini della condivisione culturale?
In realtà constatiamo che gli spazi di socializzazione si sono assottigliati , che la periferia diventa sempre più monolingue, che le lingue materne si sono impoverite, e temiamo che ci si possa attestare ad un bilinguismo standard minimale che non ha alcun significato strategico né per la qualità della nostra vita in comune, né tanto meno per lo sviluppo di quelle capacità di relazione e professionali che la società attuale esige.
Quali novità ci sono ora sulla scena? 
L´Europa è una realtà ormai non solo ideale, e potremmo finalmente anche noi avere una parte nel processo di formazione di una cittadinanza europea, sviluppando un´identità complessa che tiene ferma l´appartenenza originaria , ma che si apre e si struttura anche nelle culture degli altri paesi europei, attraverso le lingue.

Il nodo profondo da sciogliere riguarda l´identità. 
La scommessa non solo della minoranza di lingua tedesca, ma di ogni cultura, è di mantenere la propria vitalità, pur non restando chiusa ed arroccata.
È una sfida difficile, ma l´Europa stessa intende perseguire questo disegno: mantenere le nazioni e le culture originarie, rispettare e proteggere le identità strutturate ed insieme promuovere la ricerca di un disegno comune per il futuro. Ciò non è possibile se non si sa comunicare, se la dialettica delle posizioni assume toni liquidatori, che mirano a togliere autorevolezza non solo alle opinioni, ma anche alle persone che trovano il coraggio di esprimerle pubblicamente. È il caso oggi del dott. Rispoli. 
L´Università di Bolzano ha colto il messaggio della nuova realtà europea, ora è il momento di accoglierlo nella formazione primaria e secondaria. Occorre togliere dal freezer le sperimentazioni, sbloccare l´impasse in cui ci troviamo, ridare ossigeno ed energia al nostro lavoro.
Ed ecco la mia proposta, che non è di oggi.
Si potrebbe dare, già dal prossimo anno scolastico, alle scuole della provincia, dei tre gruppi linguistici, l´opportunità di istituire delle sezioni «europee», plurilingui, in cui le discipline vengano insegnate pariteticamente in tre lingue.
Non vorrei che nascesse «una» scuola trilingue in provincia, ma che la scuola dell'Alto-Adige-Südtirol promuovesse l´apertura di sezioni plurilingui.
Si potrebbero istituire almeno in alcuni centri (Bolzano, Bressanone, Brunico, Merano, Laives) sezioni sperimentali in tandem tra le scuole dei due gruppi linguistici con percorsi immersivi in tre lingue, incominciando dalla scuola materna (ma avviando da subito anche sezioni delle scuole superiori).Ovviamente in ogni centro, le sezioni, dovrebbero essere aggregate ad una sola scuola od istituto, senza creare doppioni, divisi per gruppo linguistico.
L´iscrizione sarebbe ovviamente libera da parte delle famiglie e per quanto riguarda 
la sede e l´amministrazione del personale, basterebbe stilare delle intese tra gli Intendenti. 
Queste sezioni aprirebbero l´opportunità di un´esperienza realmente innovativa di cooperazione tra le componenti scolastiche dei diversi gruppi linguistici, permetterebbero l´attraversamento di territori finora rigorosamente separati e non toccherebbero affatto l´ordinamento scolastico della provincia che garantisce ad ogni gruppo linguistico la sua scuola (il famoso art. 19).
Se si apre la porta, l´offerta deve valere per un numero consistente di utenti, perché soltanto in questo modo si potrebbe sviluppare continuità di formazione tra scuola e Università trilingue provinciale ed operare una vera svolta nella mentalità collettiva che vada verso la cittadinanza europea. 
Sul come, si valorizzino i tecnici, gli esperti, che in questa provincia ci sono, e di qualità.

Le idee ed i modelli da imitare non mancano davvero (il Lussemburgo, la Scuola bilingue di Vienna, di Berlino, etc..) e ci i sono infiniti saggi di glottodidattica immersiva che indirizzano sulla modalità di azione didattica, capace di calibrare le proposte a seconda della situazione territoriale, in modo da non mettere a rischio la madre lingua e l´identità culturale degli utenti.
Queste sezioni trilingui, (a parte la formazione, che dovrebbe essere davvero intensiva e pluriennale), avrebbero costi zero perché coprirebbero le normali spese degli organici. 
Le Assessore alla Scuola ed i tre Intendenti potrebbero istituire, in tempi brevissimi, un tavolo tecnico, coinvolgendo i dirigenti scolastici, in modo da verificare la praticabilità dell´innovazione, che deve tenere conto dell´Autonomia scolastica degli Istituti.
Vorrei insomma che si cambiasse lo scenario fatto di veti, di tabù, di pregiudizi, di paure, e che si aprissero spazi sereni di dialogo e di ricerca. Una sperimentazione si sottopone a valutazione, e se i risultati sono catastrofici, si chiude. Altrimenti, si può estendere. E allora, soltanto allora, si dovrebbe discutere della modifica dell'
art. 19 dello Statuto d´Autonomia.

(Rosa Infelise Fronza è presidente del Laboratorio Didattico per l'Immersione Linguistica di Bolzano

Bolzano, 15 maggio 2002