BOLZANO. Si trovano ogni martedì e giovedì, come piccoli carbonari. Peccato che, non fosse altro per l'età (3, 4, 5 anni al massimo), non cospirano chissà quale sovversione dell'ordine costituito: frequentano semplicemente un corso di italiano. Un corso però "proibito" dalle istituzioni scolastiche. Accade a Meltina, paese dell'altopiano di Monzoccolo, abitato al 90% da famiglie di lingua tedesche: i bambini della scuola materna due volte la settimana lasciano l'asilo e s'infilano in una casa di riposo, che ha messo a disposizione un salone, per imparare la "lingua di Dante" attraverso il gioco e strumenti pedagogici innovativi. Il caso è stato sollevato nell'ultimo numero della rivista FF.
L'idea è nata dal basso, dai genitori che, consci del muro impenetrabile dell'articolo 19 dello statuto di autonomia, hanno pensato bene di auto-organizzarsi al di fuori della scuola. Le "lezioni", come detto, si tengono in una casa di riposo: una struttura gestita da un ente privato e quindi considerata una specie di porto franco perfetto per questa specie di «Katakombenschule anni 2000».
A differenze delle materne italiane, in quelle tedesche non esiste il primo approccio con la seconda lingua. Anzi, è severamente vietato, come hanno avuto modo di sottolineare più volte l'assessora Kasslatter-Mur e il sovrintendente Peter Höllrigl.
I genitori di Meltina, pragmaticamente, hanno allora deciso di far da soli: «Se aspettiamo che le cose cambino - è stato il ragionamento -, i nostri figli diventeranno adulti. E allora addio italiano».
Insomma, nelle famiglie tedesche che vivono in contesti monolingui, si sta ponendo il problema che il gruppo italiano ha affrontato già anni fa: l'apprendimento precoce della seconda lingua è l'unica strada per garantire un futuro bilingue ai propri figli.
I genitori di Meltina si sono tassati di 120 euro per ogni bambino. Le "lezioni", che si svolgono rigorosamente al di fuori degli orari ufficiali della scuola, sono tenute da un insegnante che sale in paese due volte in settimana. E sembra che la cosa funzioni benissimo: i bimbi sono entusiasti.
Sull'iniziativa è però caduto l'anatema dell'assessore Kasslatter-Mur. «All'interno della scuola - ha detto chiaro e tondo - non se ne parla. Violerebbe lo spirito dell'articolo 19. Per il gruppo linguistico tedesco, il contatto con la seconda lingua è previsto avvenga solo alle elementari». L'asilo, per l'assessora, "non è una scuola di lingue". «Solo quando hanno consolidato la madrelingua, i nostri bimbi possono dedicarsi anche all'italiano, ma prima no». Meno formale Durnwalder: «Non vedo problemi, mi sembra una cosa buona». Sulle lezioni "nascoste" è lapidario: «E' assurdo che le facciano al di fuori dell'asilo».
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