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Scuola bilingue e manovre elettorali
Nei giorni scorsi l´Assessore Di Puppo è
intervenuto sulla stampa per perorare la causa della Sovrintendente Rauzi per
l´immersione linguistica nelle scuole. In realtà è intervenuto una prima volta per
affermare all´indirizzo di Durnwalder «Non torneremo indietro» usando la forma plurale
per auto iscriversi al partito dei sostenitori dell´immersione linguistica.
Fino a quel momento, cioè fino a quando la scuola non costituiva un tema da cavalcare,
per cercare di strumentalizzarlo a fini politici, da parte dell´Assessore Di Tutto non
s´era udito alcun proclama. Eppure il problema giaceva, irrisolto da anni, sulle
scrivanie di tutti i componenti della Giunta e della Sovrintendente scolastica (che un
po´ disinvoltamente accosta alla sua funzione istituzionale l´appartenenza politica alla
Margherita di Di Puppo). Dunque, perché il problema è esploso all´improvviso?
La risposta, a mio parere, si cela sotto l´ambizione di ottenere facilmente del consenso
elettorale da poter riscuotere alle prossime elezioni del 2003 per risollevare le sorti di
una Margherita incalzata nei suoi esponenti di maggior spicco, dalle indagini giudiziarie.
Alleanza Nazionale è stata quindi falsamente accusata di posizioni «conservatrici»
sulla questione della scuola, per il solo fatto d´aver dichiarato la sua contrarietà
alla scuola mista, non certo all´immersione linguistica.
«Alleanza Nazionale la pensa come la Volkspartei», ha tuonato la sinistra. Non mi
risulta che la proposta di scuola mista sia stata formalmente avanzata da qualche forza
politica. Dopo l´iniziale euforia tutti si sono affrettati a ripararsi dietro l´art.19
dello Statuto che prevede l´obbligo d´insegnamento nella lingua materna.
Diversa è invece la questione che attiene all´insegnamento della lingua tedesca nelle
scuole italiane. Fin da tempi non sospetti, mi riferisco al 1989, Alleanza Nazionale
propose in Consiglio Provinciale l´insegnamento ludico della lingua tedesca nelle scuole
materne rimanendo pressoché isolata dall´indifferenza di quelle forze che oggi, come
allora, avendo posizioni di governo hanno la coda di paglia e responsabilità gravissime,
in quest´ambito, rispetto ad intere generazioni di scolari. Senza andare troppo indietro
nel tempo basterebbe fare riferimento al programma elettorale di Alleanza Nazionale delle
ultime elezioni provinciali, per ritrovare tutte le proposte che sono state formulate in
tema d´insegnamento della seconda lingua a partire dalla scuola materna per arrivare alla
maturità.
Tra l´altro abbiamo sempre sostenuto la contestualità nel rilascio dell´attestato di
bilinguismo con il superamento dell´esame di maturità. Siamo sempre stati favorevoli
alle sperimentazioni ed al miglioramento dell´offerta formativa. Non siamo però convinti
che la scuola possa risolvere, da sola, i problemi giustamente lamentati.
Una lingua non deve essere solo studiata, ma anche parlata. Bisogna fare di più in questa
direzione. Borse di studio per soggiorni estivi all´estero, occasioni d´incontro tra i
ragazzi anche al di fuori della scuola. Scambi di ragazzi tra le famiglie. Per inciso, una
mozione di Alleanza Nazionale in Consiglio Provinciale con la quale si auspicava lo
svolgimento del festival studentesco in comune tra studenti delle due lingue, venne
respinta anche con i voti del centro sinistra. Molto altro si può fare.
Ciò che però mi lascia molto sorpreso è un altro aspetto della vicenda. Circa la metà
dei ragazzi che escono dalla scuola media inferiore, si iscrive alle scuole di formazione
professionale. Evidentemente questi studenti, considerati dalle forze politiche di serie
B, non hanno alcuna necessità di parlare la seconda lingua, infatti nessuno se ne cura.
Mi piacerebbe proprio scoprire la causa di questa forma di discriminazione nei confronti
d´un numero consistente di ragazzi che, a mio parere, hanno tutto il diritto d´essere
considerati al pari degli studenti delle scuole medie superiori.
Un altro problema è quello dell´identità. Abbiamo sempre sostenuto che la presenza di
tre gruppi linguistici costituisce una enorme ricchezza per l´Alto Adige. Se vogliamo
preservare queste identità, senza frullarle insieme per ottenere un insieme diverso senza
altri riferimenti, dobbiamo pensare che non si può rinunciare all´insegnamento della
lingua, della letteratura e della storia di ciascun gruppo.
Allo stesso tempo non possiamo pensare d´insegnare materie fondamentali, come quelle
tipiche degli istituti tecnici, in una lingua diversa da quella materna. Il rischio
sarebbe una netta diminuzione delle conoscenze fondamentali in cambio d´un modesto
miglioramento nella seconda e terza lingua. La immersione resta certamente una strada
interessante da percorrere, ma con cautela.
Non condivido quindi i toni trionfalistici con i quali questo tipo di soluzione viene
sostenuta. Si tratta di una possibilità ulteriore, certamente valida sul piano didattico,
frutto di esperienze condotte anche in altri Stati che la hanno introdotta da molti anni,
ma non facciamoci illusioni: il bilinguismo vero lo si raggiunge parlando.
Anche l´atteggiamento della Volkspartei è cambiato gradualmente in questi anni e dopo
aver sostenuto posizioni rigidamente contrarie si è convertita all´idea che per
migliorare il livello di bilinguismo fosse necessario fare qualche sforzo in più.
Dobbiamo però pensare in avanti e guardare in faccia la realtà con pragmatismo ma anche
con la consapevolezza dei limiti della scuola. Pensiamo ad esempio al fatto che molti
insegnanti di tedesco nelle scuole in lingua italiana, non sono di madrelingua. I
supplenti che spesso insegnano nelle scuole superiori per periodi piuttosto lunghi, spesso
non sono laureati.
E´ evidente che in questa situazione diventa difficile pensare che la scuola possa,
all´improvviso, attrezzarsi adeguatamente per risolvere le grosse carenze
nell´insegnamento della seconda lingua. Ciò non significa che non si debba compiere ogni
sforzo per migliorare la situazione. Peccato però che il trionfalismo che ha accompagnato
le proposte, peraltro non molto innovative in considerazione di quanto già avviene in
alcune scuole della nostra provincia, abbia creato l´illusione che presto tutto
cambierà. In realtà, da quanto mi pare di capire, l´immersione linguistica potrà
essere fatta soltanto da un limitato numero di studenti.
Vi sono anche altri problemi che riguardano la scuola in lingua italiana, altrettanto
importanti, di cui ci si cura poco o nulla. La chiusura delle scuole nella provincia, ad
esempio. Quando si chiude la scuola la comunità linguistica non ha futuro ed è destinata
a scomparire. Poiché questo è un problema che riguarda soltanto le località dove il
gruppo linguistico italiano è ridotto a poche centinaia di persone, non ci si preoccupa.
I solerti Assessori, mi sembra, non si curano dei problemi anche gravi della scuola,
quando non ci sono pagine di giornali da riempire. Eppure la chiusura di una scuola
dovrebbe essere un dramma per la Sovrintendente. Quale attività di sensibilizzazione
viene fatta nei confronti di quelle famiglie che preferiscono iscrivere i propri figli
alla scuola in lingua tedesca? Nessuna! Cosa si è fatto per costituire dei poli
scolastici, perlomeno per le scuole medie superiori, al fine d´offrire una pluralità
d´indirizzi di studio, con le necessarie infrastrutture quali: convitti e semiconvitti,
mense, impianti sportivi. Nulla!
Intanto però le fila degli studenti si assottigliano ed i genitori preferiscono ricorrere
alla scuola in lingua tedesca, spesso senza rendersi conto che così facendo i loro figli
corrono il rischio d´essere culturalmente assimilati dal gruppo tedesco, determinando la
fine del gruppo linguistico italiano in Alto Adige.
Non credo che gli Assessori e la Sovrintendente abbiano molte ragioni per essere fieri dei
risultati che hanno ottenuto. Quando la forze politiche di governo invece di cercare di
risolvere i problemi, irrisolti da decenni, dopo aver respinto le proposte che provenivano
dalle forze di opposizione che sollecitavano un generale cambiamento, preferiscono cercare
di cavalcare la legittima protesta degli studenti e della società civile, dimostrano di
essere rimaste ancora molto indietro nell´elaborazione di una proposta qualificata.
Tant´è che si è creata una sovrapposizione di ruoli tra la Sovrintendente e la Giunta
con gli Assessori di lingua italiana tutti protesi a sostenere la libertà della Dott.
Rauzi di andare avanti per la propria strada.
Alla Sovrintendente spetta il compito, tutt´altro che secondario, di avanzare proposte
sulla base delle indicazioni che provengono dal mondo della scuola che è formato da
docenti, studenti e genitori (quest´ultima componente completamente ignorata), alla
Giunta compete la responsabilità politica di prendere le decisioni.
Invece il centro sinistra, pur d´intercettare facili consensi, ha ceduto ai tecnocrati ed
è così miope da essere felice d´essere stata scavalcata e di aver perso la propria
funzione.
Bolzano, 1 giugno 2002 - (Il Mattino) |