Istituto Europeo
per l'immersione linguistica |
Scuola
europea: come realizzarla
(di Antonello Maggipinto)
Il 26 marzo del 1999, l´Istituto Europeo
per l´Immersione Linguistica, consegnò ufficialmente al dott. Gian Pietro Fontana-Rava,
direttore della Rappresentanza a Milano della Commissione Europea, una proposta per
l´istituzione di Scuole Europee Regionali (S.E.R.). Tale proposta è, a mio parere ancora
valida, viste le recenti prese di posizione sulla "scuola europea" apparse sulla
stampa locale.
Con questa importante istanza si chiedeva alle apposite Istituzioni della UE, di
considerare la difficoltà per il comune cittadino europeo, ad immaginare una comunità
internazionale e multilingue di cittadini senza una istituzione educativa di riferimento
che, insieme ad un approccio di carattere locale e nazionale, desse anche la giusta idea
della "Dimensione Europea", sia nel senso dei contenuti che delle lingue
apprese.
Come tutti sanno diverse tematiche delle politiche dell´Unione Europea sono lasciate alla
esclusiva pertinenza dei singoli stati membri, essendo soggette al cosiddetto principio
della sussidiarietà. Una di queste materie è proprio la scuola. Un´eccezione è
costituita dalle 11 Scuole Europee esistenti nei diversi paesi, direttamente finanziate
dalla UE, che svolgono le discipline direttamente in diverse lingue veicolari, ed
istituite principalmente per permettere la frequenza ai figli dei numerosi funzionari
della comunità operanti nei diversi paesi dell´Unione.
Con la proposta denominata "Una scuola europea in ogni regione d´Europa", si
sollecita l´Unione a prendere in considerazione un nuovo tipo di scuole, sostanzialmente
diverse da quelle europee esistenti. Si auspica l´istituzione di Scuole Regionali Europee
(SER), una per ogni regione, sganciate dal principio della sussidiarietà, parzialmente
finanziate dall´Unione e con discipline svolte in lingue veicolari. Rispetto alle poche
scuole europee esistenti, queste ultime avrebbero il vantaggio di una maggiore diffusione,
di essere più vicine ai diversi contesti di riferimento e rispettose delle diversità,
anche linguistiche, esistenti sul territorio.
Tali scuole, oltre ad essere necessarie per la promozione dell´idea europea a livello
regionale, potrebbero essere utili come Centri Europei di Riferimento Regionale (CERR) per
gli stessi progetti educativi europei, e fornire inoltre elementi interessanti per la
ricerca e la sperimentazione nella didattica in lingue veicolari. Rivestirebbero poi
particolare importanza per i programmi internazionali di scambio tra docenti di varie
discipline, e contribuirebbero grandemente alla diffusione dell´Idea Europea, che grazie
a questa tipologie di scuole riceverebbe un rinnovato impulso tra i cittadini.
Relativamente alla situazione locale è doveroso sottolineare però che una scuola simile
sarebbe unica, e probabilmente a numero chiuso, perché non riuscirebbe ad accogliere
tutte le domande di iscrizione: non si presterebbe insomma a risolvere appieno la diffusa
domanda di plurilinguismo. Ben altro sarebbe invece lo sviluppo, nelle scuole italiane
della provincia di Bolzano, di sezioni diffuse ad immersione linguistica in almeno due
lingue. Per fare questo ogni scuola interessata dovrebbe stendere una proposta per
insegnare alcune materie, direttamente in tedesco o in inglese per far fronte alle
esigenze sempre maggiori dell´utenza.
Il problema maggiore nello sviluppo di tali progetti è quello del reperimento delle
risorse umane: quali insegnanti infatti insegnerebbero direttamente le discipline in L2 o
in L3?. Nonostante le richieste che da molti anni sono state fatte in tal senso, non è
stata invero approntata nessuna soluzione al problema. Uno dei modi col quale la scuola
pubblica, potrebbe realisticamente aggirare l´ostacolo è lo scambio paritetico di
insegnanti. Per realizzare il proprio progetto educativo ogni singola scuola interessata
si potrebbe gemellare con una scuola di altra lingua, stipulando un contratto di scambio
insegnanti della stessa disciplina. Questi ultimi continuerebbero ad insegnare, nella
rispettiva madrelingua, le proprie discipline agli studenti dell´istituzione parallela.
Per lo sviluppo di un simile progetto sarebbe molto utile il coinvolgimento di un ufficio
dell´Amministrazione scolastica e/o dell´Istituto Pedagogico che funga da
"facilitatore", gestendo la parte relativa al "counseling" e
all´organizzazione individuando: 1) un repertorio di scuole di madrelingua diversa
disponibili allo scambio, 2) le risorse per l´ospitalità dei diversi docenti in scambio
(principalmente vitto e alloggio), 3) i percorsi di formazione per gli insegnanti
coinvolti. In virtù della delibera provinciale del 1997 contente le "Linee guida per
l´insegnamento/apprendimento del tedesco nelle scuole di lingua italiana", con
piccoli accorgimenti, sarebbe del resto possibile sviluppare un progetto del genere senza
trasgredire alcun articolo statutario.
Bolzano, 25 maggio 2002 |