BOLZANO. «Col cuore ho già deciso di accettare l'incarico, ma ci sono ancora trattative economiche da fare». Nella sua prima apparizione pubblica a Bolzano, Rita Franceschini non si è sbilanciata. E' la professoressa designata dall'università come nuovo rettore ma, visto che la firma sul contratto ancora non c'è, non ha voluto far conoscere i progetti e le idee che segneranno la sua (probabile) conduzione. Unico accenno all'attualità altoatesina, una battuta sull'insegnamento precoce dell'italiano nelle scuole tedesche: «Si fa in tutta Europa ma non si sa quanto sia efficace».
Che per l'università sia un grande acquisto è fuori di dubbio. Intanto perché è un acquisto, ossia un cervello che arriva invece di fuggire. Poi perché Rita Franceschini è una docente di fama internazionale, con settori di ricerca innovativi e quasi ideali per l'università di Bolzano: dal contatto linguistico all'acquisizione delle seconde lingue fino alla neurobiologia.
Il punto è vedere se l'acquisto ci sarà. Allo stato attuale l'università ha designato la professoressa e questa ha dato il suo assenso di massima, ma resta ancora da affrontare l'aspetto economico del contratto: lo stipendio, scoglio non irrilevante, ma soprattutto la pensione, visto che il trasferimento dalla Germania comporta una notevole perdita di contributi. «Non sono ancora il rettore - ha spiegato ieri la professoressa -, col cuore ho deciso di accettare ma ora bisogna lasciare spazio al raziocinio e vedere se ci sono anche le condizioni esterne. Le trattative sono in corso, spero finiscano bene e spero di non essere l'unica a volerlo, ma sono in corso». Oggi un ordinario della Libera Università guadagna circa 80 mila euro lordi l'anno (ma le cifre sono variabili), l'indennità da rettore è di circa 1500 euro lordi al mese.
E così, nella sua prima uscita pubblica il non ancora nuovo rettore ha limitato al massimo le prese di posizione. «Ho incontrato tutti i presidi e i vicepresidi delle facoltà - ha esordito - e ho avuto un'eco positiva. C'è una forte volontà di proseguire in questo progetto innovativo; c'è molta voglia di fare e molta disponibilità a collaborare».
Sui progetti specifici per il suo possibile futuro rettorato, insomma per l'indirizzo che vorrà dare all'ateneo, Franceschini è impenetrabile: «Sono cresciuta in Svizzera - spiega - e quindi sono molto "basisdemoktratisch": non voglio certo venire qui e imporre i miei progetti ai colleghi. Non arrivo a Bolzano per cercare fama ma per lavorare insieme agli altri. Posso però dire che vengo dal mondo della ricerca e quindi vorrei far sviluppare il profilo scientifico della ricerca, visto che sul piano della didattica la qualità dell'università è risconosciuta. Inoltre, altro mio interesse, mi concentrerò sulla comunicazione».
Se le trattative andranno in porto, Franceschini entrerà in servizio nel prossimo anno accademico. Perché ha scelto proprio Bolzano? «Non mi sono candidata io - racconta -, sono stata pescata dalla mia cattedra in Germania... All'inizio ero scettica, non capivo quali prospettive potesse avere un'università tra Trento e Innsbruck. Poi mi sono informata, sono venuta qui e un po' alla volta tutti i miei scetticismi sono scomparsi. Lo stimolo principale è stato l'insegnamento trilingue: atenei bilingui in Europa ce ne sono, trilingui no». Unica, piccola concessione all'attualità altoatesina: un commento sull'insegnamento precoce dell'italiano nelle scuole tedesche. «Si fa in tutta Europa come "sensibilizzazione" alla seconda lingua, ma a tutt'oggi non esistono studi scientifici che mostrino se e quanto l'operazione sia efficace. Non è vero che tanto prima, tanto meglio: anche da adulti si possono imparare bene le lingue straniere». Ma: «Il sistema scolastico è delicato come una piantina, per questo nei prossimi due o tre anni ascolterò con attenzione ma non dirò nulla sull'argomento».
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