Sezioni trilingui, a settembre il via
Annuncio della sovrintendente Rauzi: tutte le richieste sono state accolte
rassegna stampa / Alto Adige / Gabriele Di Luca - 18/06/2003
 


BOLZANO. Ora è ufficiale: da settembre partiranno le sezioni trilingui in nove istituzioni scolastiche (otto istituti comprensivi e il liceo classico Carducci). Lo annuncia la sovrintendente Bruna Rauzi, che in questa intervista traccia un bilancio dell'anno scolastico appena concluso, tra successi (il tedesco negli asili, il laboratorio disciplinare, lo sviluppo dell'autonomia delle scuole) e progetti non ancora portati a termine, tra i quali ad esempio il Comitato di valutazione.
Sovrintendente, quest'anno è stato caratterizzato dal dibattito sull'apprendimento delle lingue, specie il tedesco. Partiranno le sezioni trilingui?
Sì, a a settembre. Tutti quelli che hanno chiesto di partecipare al progetto sono stati accolti: otto istituti comprensivi e una scuola superiore. Ci avvarremo delle certificazioni rilasciate dalle associazioni che hanno finalmente ricevuto l'accreditamento. Di fatto queste associazioni misureranno e valuteranno - con criteri riconosciuti a livello europeo - le competenze linguistiche raggiunte dagli alunni. Sulla base di queste osservazioni potremo perfezionare l'insegnamento. Questo, però, è anche l'anno in cui abbiamo esteso a tutti i bambini delle materne l'insegnamento ludico del tedesco.
Come vi organizzerete per le sezioni trilingui?
Non ci sarà nessuna rivoluzione, sotto il profilo logistico. Gli organici degli insegnanti nelle scuole dove si avvierà il progetto resteranno immutati. Le scuole gestiranno il tutto senza traumi.
Quest'anno si è discusso molto anche di autonomia degli istituti...
Si sono superate alcune difficoltà emerse l'anno scorso. Penso al piano organizzativo, dove i direttori scolastici degli istituti comprensivi sono riusciti - dopo un grosso sforzo: i presidi ora sono molto stanchi, alcuni andranno in pensione - ad armonizzare la gestione delle elementari e delle medie. Stanno aumentando anche i rapporti tra la scuola dell'autonomia e gli enti locali, gli amministratori, le associazioni, sia in periferia (che per noi era vitale) che nei centri principali. E poi c'è l'autonomia didattica, quella più importante. Anche qui mi sembra si siano fatti passi avanti, come mostrano i singoli Pof.
Però, soprattutto alle superiori, dall'esterno si ha l'impressione che l'autonomia stia portando a un eccesso di sperimentazioni, progetti pilota... Tutti fanno tutto, o così sembra. Non c'è il rischio di una perdita di specificità?
Il rischio c'è perché manca un organo di valutazione, e l'autonomia senza valutazione è come disegnare sull'acqua. Però mi sembra giusto che dopo decenni di «ingessamento», le superiori si sbizzarriscano un po'. E in ogni caso credo grazie a queste sperimentazioni, a questa varietà di apprendimenti, si possano scoprire tra gli alunni talenti e capacità che altrimenti resterebbero nascosti.
Come mai manca ancora il Comitato di valutazione?
In effetti era uno degli obiettivi per l'anno appena trascorso, ma abbiamo avuto qualche difficoltà. La delibera è stata approvata dalla giunta a gennaio: dal prossimo anno avremo il Comitato. Anzi ne avremo tre, uno per ogni gruppo linguistico. Ne avrei preferito uno unico.
Come sarà composto?
Avrà nove membri nominati dalla giunta. Cinque esterni al mondo della scuola locale o all'amministrazione provinciale, quattro interni. Il ruolo del Comitato sarà fondamentale, abbiamo bisogno di un organo che osservi da vicino - e, perché no, controlli - tutti i soggetti del mondo scolastico altoatesino: scuole, istituti pedagogici, sovrintendenza. Senza valutazione non c'è miglioramento e mi sembra significativo che in diverse scuole si sia partiti con l'autovalutazione.
Problemi per la possibilità - prevista dalla riforma Moratti - di anticipare l'iscrizione alle elementari e agli asili?
No, nessun problema. Alcuni bambini si sono iscritti in questo modo ma non abbiamo dovuto rifare le classi.
L'assessora Kasslatter Mur ha fatto estendere l'insegnamento dell'italiano anche in prima elementare. Lei cosa ne pensa?
La decisione dell'assessora è stata assolutamente giusta. Immagino che abbia dovuto incontrare resistenze interne ed è stata molto brava a superarle. D'altronde ormai si sa che le lingue non si imparano con un procedimento circolare (oggi la Hochsprache, domani la lingua due, poi l'inglese...) ma con processi circolari e sincronici. L'apprendimento di più lingue rafforza il proprio codice linguistico.
Oggi inizia l'esame di Stato. Cosa ne è del progetto di abbinare la maturità al patentino?
Sospeso, per ora. Bisogna anche dire che oggi è più importante una certificazione internazionale, tipo il Goethe Institut, che non il patentino.
Conferma le sue perplessità sulle commissioni di maturità composte solo da membri interni?
Sì. Non favoriamo la crescita dei nostri ragazzi togliendo loro gli ostacoli dalla strada. E anche ai docenti fa piacere confrontarsi con colleghi provenienti da fuori.
Altre esperienze di quest'anno che meritano di essere citate?
Ce ne sarebbero molte. Il laboratorio di storia locale, l'integrazione degli alunni diversamente abili, l'educazione alla salute, lo sportello «Parliamone». E soprattutto il laboratorio disciplinare, nel quale i docenti di una stessa disciplina si riuniscono sotto un referente e si confrontano sulla didattica e sullo specifico disciplinare. L'obiettivo è spingere il docente a trasformare il lavoro d'aula in laboratorio, la lezione in ricerca. Bisogna essere in grado di costruire delle conoscenze insieme agli alunni.
Diversi docenti si lamentano di un eccessivo «lassismo», se ci passa il termine. Non si boccia più nessuno, non si possono dare voti bassi...
La scuola non deve mortificare. Se lo fa va chiusa, come diceva Illich. La scuola deve scoprire le intelligenze e i talenti dei ragazzi, trasmettere loro valori etici e civili. Ecco, il lassismo sta semmai nella mancanza di trasmissione dei valori. Come si vede, credo molto nei giovani...



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